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Articoli filtrati per data: Ottobre 2022

l Bonus Trasporti è replicabile mese dopo mese. La precisazione, secondo quanto riportato sul Sole 24 Ore, è stata rilasciata dallo stesso ministero del Lavoro, il quale ha puntualizzato che il bonus – questo il virgolettato riferito dal Sole – “può essere chiesto ogni mese per il valore di euro 60,00”. Il chiarimento ha quindi un peso che cambia decisamente l’errata percezione che in molti si erano fatti, in primis coloro che già col mese di settembre pensavano di aver dato fondo al loro bonus individuale, senza la possibilità di poterlo rinnovare. In realtà non è così, ed ecco il perché.

Cominciamo anzitutto col dire che il Bonus, valido per i contribuenti che nel 2021 abbiano totalizzato un reddito imponibile non superiore a 35.000 euro (per la domanda tramite il sito del Lavoro è sufficiente un’autodichiarazione), conta su una dotazione finanziaria complessiva di 190 milioni di euro (cioè i 79 mln stanziati in origine dal primo Decreto “Aiuti”, più gli ulteriori 180 aggiunti successivamente col recente Dl “Aiuti-ter”). In pratica, ciascuno che nel 2021 abbia avuto un reddito fino a 35.000 euro potrà beneficiare dell’agevolazione sull’acquisto di abbonamenti mensili/annuali al trasporto pubblico, fin quando la dotazione finanziaria di 190 mln non si sia esaurita.

Detto questo, veniamo alla precisazione del ministero sulla quantità di volte in cui è possibile ripetere la domanda. L’equivoco nasce infatti da come il Bonus era stato “presentato” nel decreto operativo di fine luglio emanato da Lavoro, Finanze e Infrastrutture. Il testo diceva che “il buono è pari al 100 per cento della spesa da sostenere ed è riconosciuto nel limite massimo di valore in misura pari a 60 euro per ciascun beneficiario per l’acquisto, effettuato entro il 31 dicembre 2022, di un solo abbonamento, annuale, mensile, o relativo a più mensilità, per i servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale”.

Le parole, quindi, che avevano indotto molti, praticamente tutti, a pensare che il bonus potesse essere richiesto individualmente “one shot” fino a un importo massimo di 60 euro, erano appunto le seguenti: “per l’acquisto di un solo abbonamento, annuale, mensile, ecc”. In buona sostanza si era pensato che ogni persona avrebbe potuto giocarsi la propria carta una sola volta e per un solo abbonamento, a prescindere dalla durata.

A dissipare i dubbi non è servita nemmeno una faq pubblicata a settembre sul sito del Lavoro, secondo la quale “è possibile effettuare una richiesta al mese, e pertanto, nei mesi successivi, qualora ci sia ancora dotazione finanziaria, effettuare ulteriori richieste per l'importo massimo di euro 60”. Anche in questo caso infatti la soglia di 60 euro è stata intrepretata in senso limitativo, cioè si è pensato che 60 euro fosse il massimo che ciascuno potesse spendere, dopodiché il bonus non sarebbe stato replicabile.

In base a tale principio, quindi, volendo fare l’esempio pratico di Roma, dove un abbonamento mensile costa 35 euro, un cittadino che già a settembre avesse goduto del Bonus Trasporti pagandoci un abbonamento mensile, a ottobre avrebbe al massimo potuto contare su un bonus residuo di 25 euro, ovvero la quota restante dei 60 totali, al netto dei 35 già spesi il mese precedente. In realtà no, perché il meccanismo è ben più permissivo, ovvero i 60 euro sono sì la soglia massima che ciascuno può spendere, ma è riferita appunto al singolo mese, quindi replicabile fino a tutto dicembre.

Di qui la precisazione del ministero del Lavoro riportata dal Sole sulla possibilità di richiedere “ogni mese” un bonus “per il valore massimo di euro 60,00”. È chiaro che questo avvantaggia coloro che da settembre a dicembre hanno acquistato, e acquisteranno, solo abbonamenti di durata mensile, perché chi invece a settembre – pensando appunto che il bonus sarebbe stato spendibile in un’unica soluzione – ha optato per l’abbonamento annuale, risparmiando da un lato 60 euro ma pagando comunque la quota eccedente (ad esempio a Roma l’abbonamento annuo costa in tutto 250 euro), adesso è coperto fino a settembre 2023 senza poter approfittare del maggiore risparmio che avrebbe avuto usufruendo del bonus con cadenza mensile da settembre e dicembre. Viceversa chi, per assurdo, a settembre avesse goduto di un bonus pari a 60 euro per acquistare un abbonamento mensile, potrà nuovamente usufruire di altri 60 + 60 + 60 euro, per altrettanti abbonamenti mensili rispettivamente nei mesi di ottobre, novembre e dicembre.

 

 

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Il nuovo “Decreto Aiuti Ter” ha previsto una nuova indennità di 150 euro “una tantum”. Anche questo Bonus è esente dall’Irpef, come le precedenti indennità. A chi spetta questo nuovo Bonus automaticamente, senza dover fare la domanda all’INPS? 

Lavoratori dipendenti pubblici e privati 

Il nuovo Bonus di 150 euro sarà erogato dal datore di lavoro con la busta paga di novembre 2022 solo se la retribuzione del mese non supera i 1.538 euro. Per ricevere il Bonus i lavoratori dovranno dichiarare al proprio datore di lavoro, di non aver diritto all’indennità per altre prestazioni (come le pensioni) o ad altro titolo. Il Bonus verrà liquidato anche nel caso in cui la busta paga sia azzerata in caso di sospensione del lavoro per congedi o crisi aziendale. 

Lavoratori domestici 

Il bonus di 150 euro verrà liquidato dall’INPS a tutti coloro che hanno già percepito la precedente indennità di 200 euro e che abbiano un rapporto di lavoro in essere al 24 settembre 2022. A differenza delle altre categorie di beneficiari, non è ancora stata fissato il periodo nel quale verrà liquidato il nuovo Bonus. 

Lavoratori del settore turismo e spettacolo precari, stagionali, venditori a domicilio, autonomi occasionali senza partita IVA 

Per questi soggetti, solo nel caso che abbiano beneficiato dell’indennità Covid nel corso del 2021, i 150 euro verranno erogati in una delle prossime mensilità, non ancora definita dalla normativa. 

Titolari di indennità di disoccupazione 

Tutti i soggetti che, per il mese di novembre, sono destinatari delle indennità di disoccupazione, compresi gli agricoli, riceveranno i 150 euro, ma non è ancora stato definito il periodo di pagamento. 

Nuclei familiari con Reddito di Cittadinanza 

Il bonus di 150 euro verrà “caricato” sulla carta RDC nel mese di novembre a condizione che nessun altro componente del nucleo abbia percepito questo nuovo Bonus a qualsiasi titolo.  

Pensionati 

Tutti coloro che risultano pensionati al 1° ottobre 2022 (comprese le persone che percepiscono l’assegno sociale, le prestazioni legate all’invalidità civile, l’APE, gli assegni di accompagnamento alla pensione, ecc…) riceveranno automaticamente i 150 euro con la mensilità di novembre 2022 a condizione che  

  • siano residenti in Italia  
  • abbiano avuto un reddito imponibile IRPEF nel 2021 inferiore a 20.000 euro. 

Fonte - www.patronato.acli.it

 

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Una corretta alimentazione, una oculata gestione delle proprie risorse finanziarie, conservare la salute non solo del corpo ma anche della mente: queste le piste lungo le quali si articola il cosiddetto “invecchiamento attivo", con le associazioni di volontariato (in collaborazione con i Comuni e l’Amministrazione regionale) impegnate a promuovere incontri su tematiche specifiche.

 Perché se è vero che gli anziani si scoprono sempre più come risorsa per le famiglie in questi tempi di crisi, è anche opportuno pensare concretamente ed attivamente a salvaguardare la loro condizione in una società che per molti versi può risultare difficile se non ostile agli stessi.

Ci sono incontri si occupano di prevenzione delle truffe di cui spesso gli anziani sono vittime (dai conti correnti bancari alle bollette delle utenze con contratti capestro); altri che mettono a tema la questione del cibo; altri ancora che si propongono di spezzare i vari cerchi di solitudine entro i quali l’anziano progressivamente cade.

Altro fronte è quello dell’educazione al digitale: in molte realtà locali (in particolare presso le biblioteche comunali) si svolgono corsi specifici adatti a quanti sono alle prime armi, soprattutto per l’utilizzo degli strumenti ormai indispensabili come quello della Identità Digitale.

Opportunità da cogliere quindi, ma anche da inquadrare in un contesto che riscopra sempre più e rilanci la dimensione dell’anziano, nella dignità della persona, nella sua interezza, nella sua complessità, nella sua capacità di essere sintesi di tradizione e di apertura al futuro.

L’associazionismo cattolico, come le ACLI, ha questa specificità che fa veramente la differenza: oltre le statistiche, e piani di intervento sociale, con un occhio di riguardo agli invisibili della terza età: quelli che non “riescono” a farsi vedere, ascoltare e … aiutare.

Un numero crescente, dicono gli operatori sociali, che testimonia un disagio diffuso nelle nostre comunità e che, a ben pensare, ci impoverisce tutti.

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Morto un 730 se ne fa – forse – un altro. Potrebbe essere necessario laddove ci si accorga che qualcosa è andato storto nell’elaborazione del modello originario. Ecco che allora subentrerebbe il cosiddetto 730 integrativo, la cui fase di presentazione tramite CAF, o direttamente (ove possibile) col programma dell’Agenzia, scade come di consueto il 25 ottobre.

Attenzione però, perché il 730 integrativo è possibile farlo solo in alcuni casi, vale a dire in presenza di errori che non abbiano alterato l’esito fiscale della dichiarazione, quindi errori che non abbiano influito sui valori finali dell’imposta o dell’eventuale credito, oppure di errori che abbiano sì alterato l’esito del 730, ma pur sempre a sfavore del contribuente, cioè in pratica quando l’errore è andato non a vantaggio bensì a discapito del contribuente, che dunque con l’integrativo potrà recuperare in tempi rapidi.

Domanda classica: è possibile trasmettere un integrativo autonomamente, come se fosse un normale 730 precompilato, oppure devo per forza affidarmi a un CAF/commercialista? In linea di massima la presentazione autonoma non è possibile come per i precompilati che si trasmettono entro settembre, quindi con ogni probabilità sarà necessario affidarsi a un intermediario come CAF ACLI.

Distinguiamo però le diverse casistiche in modo da fare chiarezza. Il 730 integrativo presuppone infatti tre diverse tipologie di modello che variano a seconda dell’errore commesso nella dichiarazione originaria. Abbiamo allora il modello di tipo:

  • “01” (cioè il codice numerico da inserire sul frontespizio per distinguere appunto la tipologia di integrativo), qualora la correzione fosse effettuata solo per modificare determinati redditi dichiarati in misura superiore rispetto a quelli effettivamente percepiti, oppure per inserire oneri detraibili/deducibili dimenticati in precedenza;
  • “02”, se invece si dovessero rettificare soltanto i riferimenti del sostituto d’imposta;
  • “03”, se le rettifiche riguardassero sia i dati del sostituto che i redditi computati in eccesso o le voci detraibili/deducibili.


Quindi, per rispondere con esattezza alla domanda “come lo trasmetto?”, va detto che l’unica casistica nella quale il contribuente potrebbe fare a meno di rivolgersi all’intermediario (CAF o commercialista che sia) è il modello di tipo “02”, quindi per correggere unicamente il quadro del sostituto d’imposta, e solo – attenzione – se il 730 originario fosse già stato trasmesso in via autonoma tramite il sito dell’Agenzia. In tutti gli altri casi – modelli “01” e “03” – la trasmissione autonoma non è fattibile, quindi servirà un intermediario. Trattandosi oltretutto di errori che hanno inciso sull’esito contabile della dichiarazione, occorrerà tutta la documentazione che dimostri la necessità di mettere mano al modello.

Ma quali sono gli errori che vengono commessi con maggiore frequenza? Senza dubbio a farla da padrone è la correzione del rigo E1, quello delle spese sanitarie tanto per intenderci. L’esempio più classico è quello della ricevuta medica o degli scontrini farmaceutici che “riemergono” improvvisamente dalla tasca del cappotto o dal cassetto del comodino quando ormai il 730 è già bello che trasmesso.

Ma in molti altri casi l'incremento della detrazione deriva dalla correzione dei carichi fiscali spettanti, soprattutto quando ci sono i figli di mezzo. In effetti, quando ci si accorge che conviene attribuire a un genitore piuttosto che all’altro il 100% della detrazione relativa a un figlio a carico, conseguentemente anche le eventuali detrazioni sulle spese mediche del figlio andranno riproporzionate; oppure vi sono altre situazioni in cui può capitare di scoprire che un familiare ritenuto fiscalmente “autonomo” avrebbe in realtà potuto essere messo a carico, perché detentore di un reddito non superiore alla soglia di 4.000 o 2.840,51 euro annui.

Tutto questo, insomma, per dire che l’errore è più probabile di quanto sembri, e che una distrazione o una dimenticanza possono capitare con facilità. Se allora non foste pronti a mettere la mano sul fuoco per quanto dichiarato sul 730/2022, un ripasso veloce sulla documentazione e sulle fatture potrebbe non essere una cattiva idea. Anzi.

fonte - www.caf.acli.it - Luca Napolitano

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Andare in pensione e continuare a lavorare è una situazione che riguarda molti cittadini; i contributi versati non vanno persi, possono dare origine ad un aumento della pensione. Il supplemento di pensione si può ottenere solo a domanda, nei tempi e modi previsti dalla norma. 

I contributi versati dopo il pensionamento non sono stati utilizzati per il calcolo della pensione: in altre parole sono contributi versati che potranno essere utilizzati per aumentare l’ammontare della pensione in pagamento. 

Il supplemento di pensione altro non è che un incremento della pensione già percepita a suo tempo, dovuto agli accrediti di contribuzione previdenziale. In buona sostanza si tratta di una somma aggiuntiva di pensione che viene erogata solo su domanda in via telematica all’INPS. 

Quando fare la domanda 

Il pensionato può richiedere tale prestazione trascorsi soltanto due anni dalla decorrenza di pensione o dal precedente supplemento, a condizione che sia già stata compiuta l’età prevista per la pensione di vecchiaia nella gestione in cui si chiede il supplemento. 

È invece diverso per il supplemento richiesto per le pensioni dei lavoratori iscritti alla gestione separata. In questa gestione infatti il supplemento deve essere richiesto per la prima volta dopo due anni dalla decorrenza di pensione e poi ogni cinque anni indipendentemente dal compimento dell’età della pensione di vecchiaia.

Il calcolo 

Per la determinazione dell’importo del supplemento, vengono seguiti i criteri generali delle pensioni: per gli importi successivi al 31/12/1995 viene utilizzato il sistema retributivo se il titolare ha già maturato i 18 anni di contributi a tale data. Fermo restando che invece i contributi versati a partire dal 01/01/2012 saranno conteggiati con il sistema contributivo. 

La validità della domanda 

La decorrenza di tale prestazione è fissata dal primo giorno del mese successivo alla data di presentazione della domanda. Tale prestazione non prevede il calcolo degli arretrati anche se il diritto era stato maturato prima dell’invio della domanda.  

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fonte - www.patronato.acli.it 

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Benessere integrale per la terza e quarta età, questa è la nuova frontiera

 Un anziano in salute è una risorsa per la società. Corpo e mente sani,  per avere maggiore fiducia in se stessi e continuare a sostenere la famiglia e continuare ad essere parte attiva nella propria comunità.

Il benessere integrale degli anziani deve essere dunque al centro di una strategia sociale che riconosce a queste fasce d’età un ruolo sempre più essenziale.

Il mese di ottobre si apre con la festa dei nonni, allargata a tutti gli ultra sessantacinquenni: una popolazione in costante aumento nei prossimi anni e che si scopre sempre più in grado di dare un apporto di esperienza, nelle famiglie e nel lavoro, con la capacità di ascoltare, consigliare, elaborare cultura, tramandare tradizioni che costituiscono l’identità personale e collettiva.

La pandemia è stata una esperienza dura, per tutta la società ma soprattutto per loro, gli anziani che (lo ricordiamo) all’inizio erano visti con sospetto, come un peso e un pericolo … e poi l’isolamento, senza vedere i figli, i nipoti gli amici: ora c'è tanta voglia di ripartire, di ritornare attivi, in salute.

 É interesse di tutta la società favorire il mantenimento dall'autosufficienza della persona anziana, per una buona e dignitosa qualità di vita.

Le rilevazioni statistiche dicono di una forte ripresa di domanda e di partecipazione ad incontri culturali, viaggi, iniziative sociali...

 Di rapporti da recuperare e "cose da fare; anche se con la crisi energetica in a causa della guerra in Ucraina si profilano mesi decisamente difficili.

Ma le sfide del lockdown hanno stimolato negli anziani nuovi interessi, in particolare verso gli strumenti digitali; e così si è avvertita la necessità usare i social e il computer, di tenersi in contatto con WhatsApp, di usare lo Spid (identità elettronica) per accedere alla documentazione sanitaria, di partecipare a video-conferenze, superando resistenze psicologiche e pregiudizi dovuti al proprio percorso di lavoro e di formazione.

Prioritaria resta comunque la salute che può essere garantita solo con una attenta prevenzione delle malattie non solo geriatriche, tenendo presente che chi è in buona salute, autonomo e capace di organizzarsi, può avere degli acciacchi dovuti all'età.

Ma, a parte i casi di invecchiamento precoce, oggi un 70enne in forma non può dirsi anziano nell'accezione comune, per cui si parla di terza e di quarta età', anche perché crescono statisticamente i bisnonni con figli ultra sessantenni che li accudiscono.

Come fare allora per assicurare la buona salute alle terze e quarte età?

Le strutture sanitarie, sia a livello nazionale che territoriale, devono porsi questo interrogativo e attuare politiche concrete, in particolare per assicurare l’accessibilità ai servizi, snellendo le procedure burocratiche che rendono ancora più fragili le persone in difficoltà, soprattutto sole.

E se talvolta si rileva la carenza di medici di base (in avvicendamento di quelli che vanno in pensione) a livello nazionale le associazioni di categoria fanno notare che in Italia mancano circa 30mila specialisti, da distribuire sui territori in base alla popolazione delle singole regioni.

Si dovrebbe pensare anche alla creazione blocchi residenziali inseriti nei contesti urbani, adatti alle terze e quarte età, con aree specifiche per favorire la socialità e il benessere “integrale” dell’anziano.

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