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La nostra storia

Durante l’episcopato di Ferdinando Rodolfi (1911-1943), abbiamo avuto una Chiesa vicentina che si è andata riformando ed organizzando dal versante religioso e catechistico, decisa nell’opposizione all’ingerenza fascista, soprattutto nella pretesa di monopolizzare l’educazione della gioventù (basti pensare agli assalti contro le sedi dell’Azione cattolica presente nel 1938 con 7- 2.558 affiliati e l’assalto alla canonica di Sandrigo del 1924).

Il Vescovo si era impegnato nell’azione sociale: c’erano numerosi sacerdoti formati alla scuola della “Rerum Novarum”, che avevano una gran voglia di impegnarsi nel sociale e di combattere il “pericolo socialista”.

Istituì una cattedra di sociologia cristiana affidata a don Giuseppe Arena, l’antica guida del Movimento sociale vicentino, al quale il Vescovo già sul letto di morte (1942) affiderà la direzione del seminario, quasi a saldare la generazione dei preti e dei laici cresciuti nella Chiesa vicentina alla luce della “Rerum Novarum” e nella scuola democratica e civile di don Luigi Sturzo.

Il 7 settembre 1943 entra a Vicenza mons. Carlo Zinato, in condizioni drammatiche per l’Italia e per la Diocesi: Vicenza fu una delle province con più alto tributo di vittime e di distruzioni. Nell’agosto del 1944, muore il Card. Maglione e Pio XII non volle più nominare segretari di Stato: è una scelta precisa del Papa, lavoratore instancabile, ma grande accentratore.

Al posto del segretario di Stato lavorano in sott’ordine due forti personalità, molto diverse per ambiente originario, cultura e temperamento: mons. Montini (sino al 1953 sostituto della Segreteria di Stato) e mons. Tardini (Segretario della Congregazione degli Affari straordinari).

Pio XII rischiava, dopo l’invio di Montini a Milano, di rimanere il grande isolato e si spingeva ad un certo immobilismo, giudicato da alcuni storici sconcertante. A Vicenza, dopo la guerra riprendono gli scout (soppressi nel 1928), il Csi, il Cif, la Federazione attività ricreative; sorgono le diverse unioni professionali: l’Uciim, l’Aimc (maestri), i Medici cattolici, i Farmacisti, i Dirigenti industriali, i Tecnici, gli Artisti, gli Artigiani, i Giornalisti, i Coltivatori diretti, il Ctg, l’Associazione cattolica esercenti cinema, Lonarmo (Assistenza religiosa e morale degli operai), L’Opera diocesana assistenza, (case alpine, al mare, pensionati studenteschi, strutture sportive ricreative, filodrammatiche), con funzioni di supplenza alle carenze del potere politico delle Amministrazioni locali.

Strumento di informazione per la Diocesi era il settimanale uscito il 15 agosto 1945 con il titolo “La Verità”, mutato con il primo numero del 1947 in “La Voce dei Berici”. In questo quadro dobbiamo vedere il sorgere e l’origine delle Acli vicentine. Dobbiamo tornare alla domenica in Albis del 1945 (l’8 aprile), quando ospiti clandestini delle suore della Casa della Provvidenza in Santa Domenica a Vicenza, ancora sotto l’occupazione tedesca, una trentina di giovani si trovò a sentire Ferdinando Storti, dirigente nazionale delle Acli a Roma, su come trasformare “i raggi operai di Azione cattolica” ed il Segretariato per le attività sociali in un’associazione di lavoratori cristiani, con ampia base popolare ed impegno sociale: ciò che a Roma e nel Sud Italia liberato erano appunto le Acli. C’era anche mons. Giuseppe Arena, rettore del Seminario e c’era Mariano Rumor, che per le Acli vicentine sarà figura significativa. Nel frattempo, se a Vicenza si lavorava per la costituzione delle Acli, altrettanto si faceva a Valdagno, grazie all’opera di don Francesco Regretti. Il vescovo Carlo Zinato pubblicò nel numero di settembre del Bollettino della Diocesi un documento in cui raccomandava con calore la nuova Associazione: “le Acli sono composte di lavoratori di ambo i sessi... che sentono l’attraenza del pensiero cristiano e gli riconoscano la capacità di risolvere in modo più equo i problemi del lavoro e di promuovere le più audaci riforme sociali”.