Articoli filtrati per data: Ottobre 2021

Venerdì, 29 Ottobre 2021 09:53

Bonus prima casa under 36: ecco come ottenerlo

Pronte le istruzioni per ottenere il bonus “Prima casa under 36” previsto dal Dl Sostegni bis (Dl n. 73/2021). Possono beneficiarne i giovani con meno di 36 anni e un ISEE non superiore 40mila euro che acquistano un’abitazione entro il 30 giugno 2022 (ai fini del calcolo ISEE è possibile rivolgersi ai consulenti CAF ACLI tramite le  sedi CAF ACLI 

 Chi ne ha diritto?

Il bonus prima casa under trentasei spetta a chi non ha ancora compiuto 36 anni nell’anno in cui viene fatto il rogito e ha un Isee massimo di 40.000 euro. Pertanto, se si stipula il rogito a gennaio 2022 e a giugno dello stesso anno si compie 36 anni non si ha il diritto al bonus. Inoltre, l’Isee da utilizzare dovrà essere in corso di validità all’atto del rogito, quindi va richiesto necessariamente prima, infatti i suoi estremi andranno indicati anche nell’atto redatto dal notaio incaricato della compravendita. 

Se uno solo degli acquirenti ha meno di 36 anni, solo lui può usare il bonus under 36 per la quota di sua spettanza, l’altro acquirente o gli altri acquirenti utilizzano i benefici prima casa se ne hanno i requisiti; in caso contrario devono versare le imposte dovute in misura piena.

Il bonus “Prima casa under 36”, che vale per gli atti stipulati tra il 26 maggio 2021 e il 30 giugno 2022, prevede inoltre l’esenzione dall’imposta sostitutiva per i mutui erogati per l’acquisto, la costruzione e la ristrutturazione di immobili a uso abitativo. L’agevolazione non è invece applicabile ai contratti preliminari di compravendita, essendo prevista per i soli atti traslativi o costitutivi a titolo oneroso

Vantaggi?

L’agevolazione prevede diversi vantaggi, che si estendono anche all’acquisto delle pertinenze dell’abitazione principale. In primo luogo, è prevista l’esenzione dal pagamento dell’imposta di registro, ipotecaria e catastale e, in caso di acquisto soggetto a Iva, è riconosciuto anche un credito d’imposta pari all’imposta pagata per l’acquisto, che potrà essere utilizzato a sottrazione delle imposte dovute su atti, denunce e dichiarazioni dei redditi successivi alla data di acquisto o usato in compensazione tramite F24.

Agevolazioni anche per i finanziamenti collegati all’acquisto, alla costruzione e alla ristrutturazione dell’immobile: con il bonus prima casa under 36, infatti, non è dovuta l’imposta sostitutiva delle imposte di registro, di bollo, ipotecarie e catastali e delle tasse sulle concessioni governative. Per godere dell’esenzione il beneficiario dovrà dichiarare la sussistenza dei requisiti nel contratto o in un documento allegato.

La circolare pone l’attenzione anche sui contratti preliminari di compravendita, che non possono godere delle nuove agevolazioni in quanto la norma fa riferimento ai soli atti traslativi o costitutivi a titolo oneroso. Resta fermo che, in presenza delle condizioni di legge, successivamente alla stipula del contratto definitivo di compravendita, è possibile presentare formale istanza di rimborso per il recupero dell’imposta proporzionale versata per acconti e caparra in forza dell’articolo 77 del TUR. Semaforo verde, infine, per gli immobili acquistati tramite asta giudiziaria, che possono accedere comunque al beneficio.

(Fonte: Agenzia delle Entrate)

     

 

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La vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio devi muoverti. È stato così anche per il mio lavoro.

Sono andato in pensione circa un anno fa, ma per rimanere in equilibrio tra le mie entrate e le mie spese, ho dovuto riprendere a lavorare, perché la pensione che percepivo non mi bastava più.

 Ho scoperto, grazie a una consulenza del Patronato Acli, che i contributi che verso con questa nuova attività lavorativa possono essere aggiunti alla pensione che già percepisco.

 Si chiama “supplemento di pensione” e un operatore del Patronato mi ha aiutato a presentare la domanda per ottenerlo.

Ora che mantenere l’equilibrio è più semplice, sono pronto per una nuova volata!

Gli operatori del Patronato Acli sono a tua per richiedere il supplemento di pensionePrenota il tuo appuntamento oppure trova la sede a te più vicina, ti aspettiamo!

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Il periodo della pandemia, con l’utilizzo massiccio e diffuso delle tecnologie digitali, dalla didattica a distanza alle riunioni di lavoro on line, ha comportato una grande accelerazione di innovazione: in sei mesi – dicono gli esperti – si è sviluppata una dinamica di processi che “normalmente” avrebbe richiesto 7 anni

Nell’aprile scorso si è tenuta on line una “tornata” accademica  dell’Accademia Olimpica sul tema “Tecnologie Digitali e Sviluppo Umano dopo la Pandemia”, evento che si è incentrato sulla lectio del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, neo accademico.

Al convegno, oltre al Ministro, sono intervenuti, Fabrizio Dughiero, prorettore al trasferimento tecnologico dell’Università di Padova, Federico Visentin, presidente CUOA Business School, il presidente dell’Accademia, Gaetano Thiene, e della Classe accademica di Diritto economia e amministrazione, Giacomo Cavalieri. Ha introdotto e coordinato i lavori Giancarlo Corò, accademico olimpico e professore di Economia applicata all'Università Cà Foscari di Venezia. 

Ritenendo il tema particolarmente interessante, abbiamo chiesto e ottenuto dall’Accademia il permesso di diffondere i contenuti di tale incontro. Grazie quindi all’Accademia Olimpica, con la quale si confermano i rapporti di reciproca attenzione, anche in considerazione del fatto che sia il prestigioso Istituto culturale che le Acli vicentine hanno avuto come Presidente Mariano Rumor.

Proponiamo nel video  che segue  l’intervento del Ministro Bianchi e degli altri partecipanti alla tornata accademica.. 

Gli interventi sono stati inseriti anche nella Piattaforma di formazione di FAP Acli Vicenza.

 

 

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Lunedì, 25 Ottobre 2021 12:07

Premiazione concorso “Terra SOStenibile”

Il concorso “Terra SOStenibile”, realizzato dall’associazione Culturale Life In Progress APS con il patrocinio della Regione del Veneto, della Provincia di Vicenza ed il patrocinio ed il contributo dei Comuni di Bolzano Vicentino, Monticello Conte Otto, Quinto Vicentino, Camisano Vicentino e delle ACLI Sede provinciale di Vicenza aps, ARRIVA AL TRAGUARDO!

Giovedì 28 ottobre alle 20.30 la SERATA PREMIAZIONI a CAMISANO VICENTINO, nella Sala Consiliare del Municipio in piazza Umberto I. 

Saranno presenti i finalisti e verranno premiati i tre progetti scelti dalle giurie.

Posti limitati - Necessaria la prenotazione

➤ Email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

➤ Messaggio WhatsApp o SMS al 3287359080

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Lunedì, 18 Ottobre 2021 09:18

Sconto in fattura e cessione del credito

Differenza tra cessione del credito e sconto in fattura

La differenza che corre tra la cessione del credito e lo sconto in fattura possiamo sintetizzarla così:

  • lo “sconto in fattura” permette di vedersi abbattuto il costo dei lavori direttamente dalla ditta fino a un importo non superiore al costo stesso dei lavori (nella sostanza sino all’importo massimo corrispondente alla percentuale del bonus fiscale di riferimento);
  • la “cessione del credito” presuppone la cessione vera e propria della detrazione fiscale da parte del contribuente all’indirizzo di un ente terzo (fornitori di beni, esercenti di attività autonome, banche, società, ecc.) in cambio del rimborso fino a un importo massimo corrispondente alla somma altrimenti detratta in dichiarazione.

Come funziona lo sconto in fattura e come funziona la cessione del credito?

È necessaria una premessa: ovviamente, sia in caso di cessione che in caso di sconto, la volontà del contribuente deve pur sempre trovare la disponibilità della ditta (per lo sconto) o di un ente terzo (per la cessione) a portare a termine l’opzione. Detto questo:

  • lo sconto in fatturacomporta un vero e proprio sconto sul costo dei lavori corrispondente alla percentuale della detrazione altrimenti applicata in dichiarazione. Se ad esempio il contribuente opta per lo sconto su dei lavori detraibili col Bonus Ristrutturazioni al 50%, ecco che lo sconto corrispettivo in fattura sarebbe appunto del 50%. Resta fermo che l’unica detrazione per cui, per ovvie ragioni, lo sconto in fattura non potrebbe mai equiparare la percentuale di detrazione fiscale è proprio il Superbonus 110%, per il quale lo sconto in fattura può al massimo pareggiare il totale dei costi (quindi in sostanza optando per lo sconto in fattura su lavori detraibili col Superbonus si può avere al massimo l’abbattimento totale della fattura, ma si perderebbe quel 10% in più recuperabile invece tramite dichiarazione);
  • la cessione del creditocomporta invece in primis il pagamento effettivo dei lavori, regolarmente fatturati e bonificati, e quindi la stipula di un accordo finanziario tra il contribuente che cede la detrazione e l’ente cessionario. Infine, l’ente cessionario, in cambio del beneficio fiscale ceduto, avvierà un piano di rimborso per “restituire” al contribuente fino alla quota corrispondete alla detrazione fiscale.

Cosa scegliere fra cessione del credito e sconto in fattura?

Entrambe le soluzioni sono vantaggiose per il contribuente che può beneficiare della detrazione sulle spese. Rimane una scelta libera, ma la prerogativa è che la controparte acconsenta all’operazione e che la scelta sia comunicata in via telematica all’Agenzia delle Entrate.

Per quali lavori è possibile applicare la cessione del credito o lo sconto in fattura?

A introdurre la chance alternativa della cessione del credito o dello sconto in fattura in relazione alla “galassia” dei bonus casa è stato l’articolo 121 del Dl 34/2020 (cosiddetto “Decreto Rilancio”). La norma è rivolta a coloro che sostengono - negli anni 2020 e 2021 - le seguenti tipologie di lavori:

  • trainanti e trainati che beneficiano del Superbonus;
  • recupero del patrimonio edilizio che beneficiano del Bonus Ristrutturazioni(in particolare gli interventi di manutenzione straordinaria, di restauro e risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia effettuati sulle singole unità immobiliari nonché dei precedenti interventi e di quelli di manutenzione ordinaria effettuati sulle parti comuni degli edifici);
  • riqualificazione energetica rientranti nell’Ecobonus;
  • adozione di misure antisismiche rientranti nel Sismabonus;
  • recupero o restauro della facciata degli edifici esistenti rientranti nel Bonus Facciate;
  • installazione di impianti fotovoltaici;
  • installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici.

Chi può usufruire della cessione del credito e dello sconto in fattura?

La scelta della cessione del credito o dello sconto in fattura al posto della fruizione diretta del bonus nel Modello 730 o nel Modello REDDITI, è in pratica sempre percorribile per il contribuente, che dunque può prenderla in considerazione:

  • quando sussiste la cosiddetta incapienza fiscale, cioè quando la sua imposta, per via del reddito basso, non potrebbe mai permettergli di godere pienamente del bonus per tutta la sua durata pluriennale;
  • oppure semplicemente per sua volontà, laddove preferisse adottare la cessione o lo sconto invece della detrazione.

Cessione del credito e sconto in fattura: come fare?

L’opzione della cessione o dello sconto va esercitata per forza tramite i canali telematici dell’Agenzia delle Entrate. Occorre trasmettere all’Agenzia delle Entrate, entro il 16 marzo dell’anno successivo a quello in cui sono state sostenute le spese, un’apposita comunicazione con cui verrà notificata la rinuncia al bonus fiscale in luogo della sua cessione o dello sconto applicato in fattura. Per semplificare l’operazione, il contribuente può avvalersi degli intermediari abilitati alla trasmissione delle dichiarazioni fiscali. Ciò significa che le sedi CAF ACLI sono disponibili ad assistervi nel disbrigo di tale procedura, senza la quale non sarebbe infatti possibile portare a termine l’opzione.

Superbonus e cessione del credito o sconto in fattura

Nel caso in cui la rinuncia riguardi il Superbonus, l’opzione cessione/sconto richiederà anche l’apposizione del visto di conformità da parte dell’intermediario abilitato, cioè in pratica l’acquisizione dei documenti che dimostrano la spettanza della detrazione ceduta, servizio anch’esso per cui le  sedi CAF ACLI sono disponibili a darvi assistenza.

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L’Assegno sociale è una prestazione assistenziale che non dipende dal versamento dei contributi ed è erogata in favore di soggetti che si trovano in condizione economiche disagiate al raggiungimento di una determinata età anagrafica.

Importo 

L’importo dell’assegno per il 2021 è di 460,28 euro per 13 mensilità. La cifra è determinata dal reddito personale o coniugale del richiedente.

Requisiti  

Nel 2021 è riconosciuto ai cittadini italiani residenti in Italia e ai cittadini comunitari o extra comunitari in possesso della carta di soggiorno, purché residenti in Italia, che abbiano compiuto almeno 67 anni di età. È necessario però dimostrare di avere soggiornato legalmente in Italia in via continuativa da almeno 10 anni. 

Chi non possiede nessun reddito riceve l’intero assegno. Qualora invece si fosse in possesso di un reddito che comunque non superi una determinata soglia  (per una persona sola 5.983,64€, per una persona coniugata 11.967,28€), l’assegno sociale verrà erogato per una somma ridotta pari alla differenza tra l’importo intero annuale dell’assegno e l’ammontare del reddito annuale percepito.

Ai fini del calcolo dell’importo dell’assegno concorrono tutti i redditi al netto dell’imposizione fiscale. Vanno esclusi i trattamenti di fine rapporto, le competenze arretrate soggette a tassazione separata, il valore dello stesso assegno sociale nonché il reddito della casa di abitazione principale, l’indennità di accompagnamento e i trattamenti di famiglia.
Il superamento del limite di reddito previsto comporta la sospensione dell’assegno. 

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Katia Marazzina

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LA QUESTIONE AMBIENTALE NON E’ UNA “MODA” GIOVANILE, PER UN FUTURO NON MEGLIO DEFINITO.

E’UNA EMERGENZA DA AFFRONTARE SUBITO, CON L’IMPEGNO DI TUTTI

I cambiamenti climatici che causano disastri interesseranno sempre più larghe fasce della popolazione mondiale, mettendo a rischio gli equilibri politici a livello planetario

Da quasi trent’anni l’ONU riunisce periodicamente i Paesi della terra  che hanno ratificato la Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici  per un vertice  sul clima – chiamato COP – ovvero ” Conferenza delle Parti”. Da allora il cambiamento climatico è passato dall’essere una questione marginale a diventare una priorità globale. Quest’anno si terrà il 26eismo vertice annuale, da cui il nome COP26. La COP26 sarà presieduta dal Regno Unito che la ospiterà a Glasgow.

Nei giorni scorsi si è svolta a Milano la “settimana italiana dedicata alla lotta ai cambiamenti climatici” che ha visto in successione due incontri di alto profilo internazionale.  Dal 28 al 30 settembre si è svolto l'evento Youth4Climate con la partecipazione di quattrocento giovani dai 197 Paesi membri dell’UNFCCC (la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) Con loro c'era anche Greta Thunberg. Dal 28 settembre al 2 ottobre si è svolta la Pre-COP26, l’Incontro delle Nazioni Unite preparatorio della Conferenza  sul clima la COP26, che rappresenta per molti studiosi e ricercatori l'ultimo appello per operare scelte  urgenti  e concrete per salvare il nostro pianeta dai disastri ambientali.

Ancora una volta le poche ma incisive parole della quindicenne svedese Greta Thunberg, hanno avuto una risonanza mondiale con la loro accusa all'inconcludente bla..bla..bla degli adulti e dei politici: “ ...Nel 2078 festeggerò il mio settantacinquesimo compleanno. Se avrò dei bambini probabilmente un giorno mi faranno domande su di voi. Forse mi chiederanno come mai non avete fatto niente quando era ancora il tempo di agire... Voi dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, ma state rubando loro il futuro davanti agli occhi...” 

Per la prima volta nel 2015 a Parigi, sede della COP 21, era successo qualcosa di epocale: tutti i Paesi avevano accettato di collaborare per limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi, puntando a limitarlo a 1,5 gradi. Inoltre i Paesi si erano impegnati a mobilitare i fondi necessari per raggiungere questi obiettivi. Ma alla prova dei fatti, gli impegni presi a Parigi non sono stati neanche lontanamente sufficienti per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, e la finestra utile per il raggiungimento di questo obiettivo si sta chiudendo. Il decennio fino al 2030 sarà cruciale e i Paesi dovranno spingersi ben oltre quanto fatto in quello storico vertice per mantenere viva la speranza di contenere l’aumento della temperatura a 1,5. La COP26 sarà dunque decisiva. Questo spiega le dure parole dei giovani, per bocca della Thunberg, che richiamano gli adulti alle proprie responsabilità dimostrando in questo caso una saggezza sicuramente superiore a quella di chi, gli anziani, per definizione, dovrebbero esercitarla con particolare forza.

Finora, il movimento globale per contrastare il cambiamento climatico ha coinvolto soprattutto (ma non solo) la popolazione giovane e, prima dell’avvento del covid-19, ovunque nel mondo si sono viste proteste guidate da studenti che hanno ampliato il dibattito pubblico e dato maggiore visibilità ai giovani nei forum internazionali più importanti.

Se da un lato questi eventi sono importanti passi avanti, dall’altro purtroppo il 2020 è stato l'anno più caldo mai registrato e per evitare una catastrofe sarebbe necessaria una riduzione delle emissioni che invece sono in aumento costante. Si rende perciò necessaria una rapida reazione della società intera.

La stampa e i media ci hanno fatto conoscere Greta Thunberg commentando “con simpatia” il suo visetto, innocente e trasognato che è diventato l’icona delle proteste. Ci ha  raccontato dei suoi scioperi per il clima, che centinaia di studenti hanno imitato, dal Canada all’Australia, dalla Germania agli Usa e delle sue presenze  alla conferenza di Katowice, all’Eliseo, al forum di Davos, alla Commissione Europea .    

Ma il modo “confidenziale” in cui la stampa italiana racconta spesso di Greta e della sua lotta, rischia di non comunicarci la drammaticità del messaggio che i giovani vogliono trasmetterci. Il racconto della “sedicenne che ha ridato ai giovani una causa per cui impegnarsi portandoli in piazza per un futuro mondo più verde”, rischia di far passare anche un messaggio distorto: che i problemi non riguardino tutti e adesso.

 

Il primo passo per evitare questo rischio è innanzitutto quello di smetterla di considerare che l'ambientalismo sia un problema che riguarda solo il futuro dei giovani ed essere consapevoli che interessa da vicino e adesso noi genitori e  nonni dei giovani: le estati sopra i 40°, che fanno e faranno sempre più strage di anziani, arriveranno molto prima del 2050.  Già ora molti italiani vivono nella precarietà di una casa spazzata via dalla furia delle acque di un nubifragio estivo o dalle fiamme di incendi talora attivati da mani sconsiderate ma alimentati da venti torridi che soffiano su boschi e coltivazioni arsi e aridi. Nel 2050 gran parte del Mezzogiorno sarà desertificata, ma già oggi interi raccolti vanno in fumo ogni anno. Già adesso gran parte dei migranti arriva dai luoghi della terra più colpiti dalla siccità: Africa occidentale, Corno d’Africa, Pakistan e Bangladesh. E l’esodo aumenterà. Finché si continua a dare l’idea che gli ambientalisti si occupino di “problemi del futuro” e di persone che noi manco conosciamo e alle quali non diamo un volto e un nome a noi noti, si mistifica la realtà. E si procura, di nuovo, alla gente una scusa per non occuparsene e per evitare di non convincersi dell'urgenza e attualità dei problemi ambientali.

 Ma Greta, nel suo urlare ai politici di assumersi le loro responsabilità coglie nel cuore del problema: senza uno sbocco politico, la lotta per l’ambiente andrà sprecata. Spesso i media dipingono Greta e i giovani che con lei si mobilitano, come un’alternativa alla politica quasi in contrapposizione ad essa. E molte associazioni ambientaliste tengono a proclamarsi apartitiche e apolitiche ribadendo le connotazioni “civiche” del loro impegno.

La lotta per l’ambiente non può avere un futuro sganciata dalla realtà della politica, perché necessita di  scelte di governo impegnative e spesso impopolari, che andranno ad incidere su  abitudini di vita e consumi consolidati delle persone ma anche su nuovi costi e spese per beni essenziali a partire da quelli legati all'approvvigionamento energetico. Queste scelte difficilmente si possono assumere senza un ampio consenso e solide maggioranze. La società civile, i movimenti, le associazioni sono fondamentali per contribuire a costruire consenso attorno a decisioni che necessariamente devono diventare politiche.  Quanto più le scelte politiche saranno condivise, tanto più riusciranno a  coniugare i temi ambientali e la transizione ecologica con l’economia, le nostre tradizioni e uno sviluppo sostenibile.

E, paradossalmente l'ambientalismo può rappresentare per le liquefatte ideologie, che hanno segnato la storia del secolo scorso, l'ultima occasione di recuperare credibilità e insieme dimostrare capacità di evolversi e fornire soluzioni efficaci all’attuale grave crisi ambientale.   

Può esserlo per le democrazie liberali, perché in un mondo inaridito e assetato non ci sarà più posto per le libertà fondamentali, individuali o collettive. Può esserlo per quelle socialiste, che si propongono di eliminare lo sfruttamento non solo nei processi e nei mezzi di produzione ma anche nell’utilizzo delle risorse della natura.

 

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Quando la situazione economica di un nucleo familiare peggiora in maniera significativa, è possibile aggiornare il valore dell’ISEE ordinario con l’ISEE corrente, per poi avere maggiori possibilità di accedere alle agevolazioni collegate. Se l’ISEE ordinario, infatti, prende in considerazione i redditi e i patrimoni percepiti nel secondo anno solare precedente alla richiesta, il valore dell’ISEE corrente viene calcolato sulla base della situazione economica degli ultimi 12 mesi.

Novità del 2021: la richiesta dell’ISEE corrente può essere fatta anche in caso di variazioni patrimoniali, e non solo lavorativi e reddituali, dal primo aprile di ogni anno.

Per richiedere l’aggiornamento del valore ISEE ordinario attraverso l’ISEE corrente devono verificarsi alcune condizioni:

  • una variazione dell’attività lavorativa di uno o più membri del nucleo familiare(perdita del lavoro o riduzione delle ore) o un’interruzione di un trattamento assistenziale o previdenziale;
  • una variazione della situazione reddituale complessiva del nucleo familiare superiore del 25%;
  • una variazione della situazione patrimoniale complessiva del nucleo familiare superiore del 20%.

L’ISEE corrente ha una validità di sei mesi se cambiano solo i redditi. Nel caso in cui subentrino variazioni – ad esempio, se un componente trova un’occupazione o fruisce di nuovi trattamenti previdenziali – l’ISEE corrente va aggiornato entro due mesi dalla variazione. Se cambiano solo i patrimoni o i patrimoni e i redditi la validità dell’ISEE corrente è fissata al 31 dicembre dell’anno di presentazione della DSU.

Per richiedere l’ISEE corrente bisogna essere in possesso dell’ISEE ordinario. L’ISEE corrente deve essere elaborato dallo stesso CAF che ha elaborato l’ISEE ordinario.

Come prendere appuntamento per elaborare il modello isee?

Clicca qui per verificare i 4 modi per prendere appuntamento e scarica da qui i documenti che occorrono per l'ISEE 2021

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Quali sono le prestazioni di invalidità civile? A cosa si ha diritto in base alle percentuali del proprio stato invalidante accertate con la visita medica della Commissione medico-legale dell’Asl? Il Patronato Acli è il migliore navigatore per guidarti ed aiutarti nelle cose da fare.

Invalidità civile, come richiederla

Per essere riconosciuti invalidi civili bisogna innanzitutto presentare una domanda all’Inps (non all’Asl). Ti consigliamo di presentarla, gratuitamente, tramite la sede del Patronato Acli più vicina a casa tua.

Per fare la domanda è necessario chiedere al proprio medico di base di redigere e trasmettere all’Inps il certificato medico telematico (documento che il medico rilascia su pagamento della parcella) e farsene dare copia.

Attenzione: l’invio del certificato all’Inps da parte del medico non è la domanda di invalidità civile: la domanda dell’invalidità civile deve essere presentata successivamente ed entro massimo 60 giorni dalla data del certificato medico, altrimenti sarà necessario chiedere un nuovo certificato (ricordati che è a pagamento!).

Presentata la domanda, verrai convocato presso la Commissione Medico Legale per l’accertamento dell’invalidità civile della tua Asl: la convocazione ha tempistiche diverse a seconda dell’Asl e, spesso, i tempi sono molto lunghi.

Invalidità civile, il verbale di accertamento

Il verbale che riceverai dopo la visita è un documento importantissimo e, sulla base dei dati presenti, potrai capire quali sono le prestazioni alle quali hai diritto… anche per questa “lettura” non sempre facile, ti consigliamo di rivolgerti agli operatori del Patronato Acli.

Le informazioni più importanti, oltre naturalmente alla diagnosi della propria situazione, sono:

  • La valutazione della Commissione Medico Legale: “non invalido”, “invalido parziale”, “invalido totale” e l’indicazione della percentuale dello stato invalidante. Sulla base della percentuale riconosciuta si ha accesso a diverse prestazioni;
  • La data di decorrenza del riconoscimento dello stato di invalido;
  • L’indicazione dell’eventuale revisione del proprio stato con il mese e l’anno nel quale verrai sottoposto ad un nuovo accertamento sanitario.

Percentuale invalidità civile e prestazioni assistenziali

Sulla base della percentuale accertata dalla Commissione Medico Legale dell’Asl, l’invalido civile ha accesso a diversi benefici e/o prestazioni. Fino al 33 % non è previsto nessun beneficio.

  • Dal 34%, diritto alla fornitura gratuita di protesi ed ausili coerenti con le patologie esposte nel verbale al campo “diagnosi”;
  • Dal 46%, accesso all’iscrizione alla lista per il collocamento obbligatorio dalla quale devono attingere i datori di lavoro, pubblici e privati, con più di 15 dipendenti, per adempiere all’obbligo di assunzione degli invalidi;
  • Dal 51%, i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, possono richiedere annualmente un congedo straordinario retribuito per cure per trenta giorni, anche non consecutivi, su richiesta del medico curante ed autorizzazione dell’Asl;
  • Dal 67%, esenzione dal pagamento del ticket sanitario per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, di diagnostica strumentale e di laboratorio; agevolazioni per tessera trasporto pubblico locale; priorità nelle graduatorie per le case popolari; riduzione canone telefonico ed esenzione della reperibilità per le visite fiscali;
  • Dal 74%, diritto all’assegno erogato dall’Inps di 287,09 euro mensili in presenza di redditi personali inferiori a 4.931,29 euro (valori 2021) per disoccupati. A 67 anni l’assegno si trasforma in assegno sociale. Solo fino al 31/12/2021, possibilità di richiedere l’APE Sociale, sussidio che accompagna fino al pensionamento anticipato o di vecchiaia. È necessario far valere almeno 30 anni di contributi e 63 anni di età;
  • Dal 75%, per i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, maggiorazione dell’anzianità pari a due mesi per ogni anno, fino ad un massimo di 60 mesi, durante il quale si è nella condizione di invalido civile al 75 %;
  • 100%, diritto alla pensione di inabilità erogato dall’Inps di 287,09 euro mensili in presenza di redditi personali inferiori a 16.982,49 euro (valori 2021). A 67 anni la pensione si trasforma in assegno sociale. La pensione di inabilità viene aumentata a massimo 652,02 euro mensili In presenza di redditi personali inferiori a 8.476,26 euro o cumulati con quelli del coniuge inferiori a 14.459,90;
  • 100%, con il riconoscimento dell’impossibilità a deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore o a compiere autonomamente gli atti quotidiani della vita propri dell’età, diritto all’indennità di accompagnamento pari a 522,10 euro senza alcun limite di reddito, a condizione di non essere ricoverato in istituto con pagamento della retta a totale carico dello Stato (o di Ente pubblico).

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Raffaele Di Leo

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Lunedì, 04 Ottobre 2021 07:05

Caregiver

IN ITALIA OLTRE 7 MILIONI DI PERSONE SONO IMPEGNATE A PRENDERSI CURA DI UN FAMILIARE FRAGILE O NON AUTOSUFFICIENTE

Mancano riconoscimento giuridico e tutele adeguate, ma ci sono provvedimenti legislativi e previdenziali da utilizzare

 

“Io assisto da oltre un anno, 24 ore al giorno 7 giorni su 7, mia mamma, malata di tumore con metastasi al cervello e al midollo; queste ultime l’hanno resa non autosufficiente.  Ho 45 anni, sono nubile e ho dovuto lasciare il lavoro perché non ho nessun familiare disposto ad aiutarmi, con la scusa della lontananza e degli impegni di lavoro dei 2 miei fratelli… Ciò che mi pesa di più non è però lo stravolgimento della mia vita personale ma la mia incapacità di gestire in modo adeguato e da sola i momenti in cui i suoi dolori diventano insopportabili...”

 

“Sono una donna di mezza età che dal 2010 ha preso in mano la vita di un‘ altra persona, la propria madre …la storia di mia madre è quella di una donna con molte sofferenze, solitudine e con la vecchiaia un deficit cognitivo, psichico … che l'ha resa non più autosufficiente...  Mi pesa molto questa scelta, anche emotivamente, ma non me la sono sentita di affidarla ad un istituto, almeno finché ce la farò...”  

 

“Mio marito ha la Sla da oltre 10 anni e da 2 è immobilizzato a letto, alimentato artificialmente, respira attraverso una cannula tracheostomica collegata con un respiratore. Per poterlo assistere meglio, il nostro salotto è diventato una stanza di ospedale con i respiratori, i farmaci, le garze per le medicazioni... L'infermiera del Distretto che ci fa visita una volta la settimana mi dice che sono molto brava ad assisterlo e a destreggiarmi con tutte queste apparecchiature. Ma forse lo fa solo per incoraggiarmi perché io mi sento sempre molto incerta e insufficiente...”

 

Sono tre piccole ma significative testimonianze di tre “caregiver” familiari. Il termine anglosassone “caregiver” è entrato ormai stabilmente nell’uso comune; indica “colui che si prende cura” e si riferisce naturalmente a tutti i familiari che assistono un loro congiunto ammalato o disabile. Uomini e soprattutto donne di età, istruzione ed estrazione sociali differenti che si fanno carico del lavoro e della responsabilità di cura e assistenza del proprio caro.

 E’una responsabilità inconciliabile, nella maggior parte dei casi, con una qualsiasi attività lavorativa e spesso anche con una normale vita familiare che anzi viene quasi sempre stravolta. Si tratta di figure che gratuitamente e al di fuori del proprio ambito professionale si occupano di assistere i propri figli, i genitori, o altri familiari; spesso sono persone anziane e fragili, che presentano delle disabilità oppure che non sono autosufficienti. Solitamente le ore dedicate variano dalle 15 alle 25 settimanali. Ma talora l'impegno è quotidiano, 24 ore su 24.

 Queste persone si occupano dell’assistenza delle persone malate fornendo loro i farmaci e sovraintendendo a terapie talora complesse come l'uso di apparecchi elettromedicali; si occupano dell’approvvigionamento dei medicinali e della gestione degli appuntamenti delle visite mediche specialistiche. E sono anche tenuti ad occuparsi dell’igiene personale dei malati che assistono, dell'alimentazione nel caso in cui non siano autosufficienti.  Si tratta quindi di un lavoro davvero molto faticoso, a livello anche psicologico oltre che fisico.

 

Secondo dati ISTAT pubblicati nel 2018, sono più di 7 milioni gli italiani impegnati nel caregiving non professionale, a favore cioè di propri familiari.

La maggior parte dei “caregiver” si occupa di pazienti con demenza e sono in genere donne (74%), di cui il 31% di età inferiore a 45 anni, il 38% di età compresa tra 46 e 60, il 18% tra 61 e 70 e ben il 13% oltre i 70 anni.

 

Queste figure sono fondamentali per la società, soprattutto in un paese come l’Italia, nella quale vi è un generale invecchiamento della popolazione dovuto anche ai progressi della medicina e alla cronicizzazione di molte malattie. Nonostante ciò, nel nostro Paese la figura del caregiver non viene riconosciuta e valutata adeguatamente e solo negli ultimi anni si sta lavorando ad una legge che possa aiutare concretamente chi svolge questa attività di assistenza. Molti caregiver famigliari si ritrovano in questa situazione per necessità improvvisa e sono spesso impreparati di fronte alle competenze necessarie per svolgere questo ruolo e alle conseguenze che questa attività avrà sulla vita quotidiana e familiare. Difatti il caregiver familiare è una persona comune, quasi sempre sprovvista di qualsiasi preparazione per una assistenza alla persona e ancor meno per una assistenza sanitaria spesso complessa, che, per scelta o necessità, si trova ad assistere un suo caro e affrontare le problematiche del caso.

In mancanza di questo volontario disponibile ad assistere il proprio familiare, le soluzioni possibili per assistere la persona non autosufficiente sono due: l'istituzionalizzazione con il ricovero presso una casa di riposo con rette sempre più costose e una qualità della assistenza sicuramente alta per alcune case ma più spesso bassa e insufficiente; oppure l’assunzione di un caregiver professionale. In ogni caso con la perdita per l'assistito di quelle relazioni familiari, umane e affettive che solo un caregiver familiare può apportare in questa fase critica della sua esistenza.  

 

Nell’ambito del lavoro di cura, in Italia, a differenza di molti altri Paesi europei, questa figura non ha una adeguato riconoscimento giuridico né sufficienti tutele.

Chi riesce a continuare a lavorare, può usufruire della legge 104/92 che consente, quando possibile, una sede di lavoro più vicina al domicilio della persona da assistere; inoltre, tre giornate di permessi retribuiti al mese per tutti coloro che devono assistere i familiari malati. Nei casi più gravi si ottengono dei congedi straordinari fino a due anni. Ciò però non può essere considerato sufficiente per permettere al caregiver di avere una vita privata che possa andare al di là dell’assistenza del malato.

A livello pensionistico, come stabilito dalla legge 205/2017, prorogata fino a fine 2021 dalla Legge di Bilancio, i lavoratori che assistono un parente convivente disabile possono beneficiare, a determinate condizioni, dell'Ape Sociale o della pensione anticipata. Inoltre, a livello assistenziale l'INPS eroga una “indennità di accompagnamento”, una prestazione economica a favore dei mutilati o invalidi totali, per i quali sia stata accertata l’impossibilità di deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore ovvero l’incapacità a compiere gli atti quotidiani della vita. Ci sono inoltre alcune agevolazioni IRPEF o IVA a beneficio dei caregiver che hanno fiscalmente a carico il familiare.

A fine 2020, la Legge di Bilancio 2021 (Legge 178/2020) ha istituito un nuovo Fondo per il riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale svolta dal caregiver familiare, noto come “Bonus caregiver 2021”, con una dotazione di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021-2023.  Le risorse sono destinate alle Regioni, che le utilizzano per interventi di sollievo e sostegno destinati al caregiver familiare e, al Veneto, sono stati assegnati quasi 5 milioni e mezzo di euro i cui criteri di distribuzione sono stati approvati dalla Giunta regionale con una specifica delibera pubblicata sul Bur n. 46 del 6 aprile 2021.

Gli uffici di assistenza sociale dei Comuni possono dare indicazioni e consigli più dettagliati a chi fosse interessato accedere a tali interventi.

 

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