Dall’annuale rapporto ISTAT sulla condizione degli anziani e il bisogno di assistenza
LA TERZA ETA’ SI PROLUNGA E COSTITUISCE UNA RISORSA PREZIOSA PER LE FAMIGLIE
Sette su dieci “giovani anziani” (65-74 anni) sono completamente autonomi nelle attività di cura personale o della vita domestica
Nell’ultimo Congresso Provinciale della FAP Acli, e un particolare nella mozione finale, si è tracciata una mappa della condizione e delle necessità emergenti della condizione anziana, che trova ora una conferma di dati e di prospettive nel rapporto Istat che parte con una interessante constatazione: “…di anno in anno stanno entrando nella fase anziana generazioni che hanno via via sperimentato un avanzamento in termini di istruzione, partecipazione al mercato del lavoro e condizioni economiche. Il livello di istruzione è, in particolare, una determinante fondamentale di tutti i comportamenti socio-demografici e delle condizioni economiche e di salute degli individui, soprattutto in età anziana. Un titolo di studio elevato può Un titolo di studio elevato può garantire, durante la vita attiva, una maggiore protezione in termini occupazionali e un vantaggio retributivo più alto che si riflettono, anche durante la vita da anziano/a, in migliori condizioni economiche…” In particolare “… nel 2004 tre anziani su quattro raggiungevano appena la licenza elementare, nel 2020 sono diventati meno di uno su due. Sono invece raddoppiati, sebbene restino su livelli più bassi, quelli sia con licenza media sia con diploma superiore, e più che raddoppiati quelli con almeno una laurea, anche se sono ancora oggi meno di uno su dieci…”.
In sintesi, questa la situazione “fotografata” dall’Istat.
- Nel 2019 circa 7 milioni di anziani (52,1%) sono autosufficienti nelle attività quotidiane di cura personale e della vita domestica: due su tre sono 65-74enni, il 54% uomini. Oltre 1,6 milioni vivono da soli e i restanti 5,3 milioni in famiglia, rappresentando una potenziale risorsa a sostegno di altri familiari.
- dopo gli 85 anni gli autonomi crollano al 13% mentre salgono a sette su dieci quelli con gravi riduzioni nell’autonomia (56,7% tra gli uomini e 77,9% tra le donne).
- Le persone anziane che vivono nel Sud e nelle Isole sono le più svantaggiate, anche a parità di età. Il gap si amplia per le donne: tra le ultra-ottantacinquenni quelle con gravi difficoltà sono il 74,4% al Nord e al Centro e l’85,5% nel Mezzogiorno.
- Dei 6,4 milioni di anziani con limitazioni gravi o moderate il 33,7% dichiara di non sentirsi adeguatamente aiutato mentre l’aiuto è sufficiente per il 39% e non necessario per il 27,4%. In totale sono circa 4,6 milioni gli anziani con moderate o gravi limitazioni nella cura della persona o della vita domestica che dichiarano di aver bisogno di aiuto per svolgere tali attività.
- In Italia è la famiglia la principale rete di aiuti informali nell’assistenza agli anziani: il 43,2% degli anziani con ridotta autonomia si avvale in modo esclusivo del supporto dei propri familiari (sia conviventi che non conviventi), il 12,3% insieme ad altre persone che li aiutano, sia che si tratti di personale a pagamento (9,2% dei casi), sia di amici o volontari, comunque, a titolo gratuito (3%).
- Solo il 9,4% degli anziani con riduzione dell’autonomia è aiutato esclusivamente da persone esterne alla famiglia, di cui il 7,5% solo a pagamento. Il 5,3% dichiara di non ricevere alcun aiuto anche quando vive con altri familiari.
- In Italia sono circa 7 milioni le persone che si prendono cura, con frequenza almeno settimanale, dei familiari con problemi di salute dovuti all’invecchiamento o a patologie croniche. Quasi 1 milione si dedica invece all’assistenza di persone esterne alla famiglia.
- I caregiver hanno per lo più tra i 45 e i 64 anni; in questa classe di età sono circa una donna su quattro e circa un uomo su cinque. Anche gli anziani svolgono un ruolo attivo nelle reti informali: sono caregiver il 16,2% dei 65-74enni e il 10% circa degli ultrasettantacinquenni. Non di rado il supporto dei caregiver anziani (1,5 milioni, l’11% degli anziani) è rivolto a un familiare non autonomo, sia in casa (900mila) che fuori (600mila).
In questo contesto emerge chiaramente la necessità di difendere il potere d’acquisto delle pensioni non solo come risposta alle legittime aspettative degli anziani, ma anche come potenziamento delle risorse economiche delle famiglie in un momento di crisi economica.
Da favorire inoltre i percorsi di cambiamento nei servizi sociosanitari che includano i caregiver e i familiari quali attori attivi di tutti i processi di cura
È forse necessario uno sguardo nuovo, aggiornato adeguato ai tempi che cambiano per capire pienamente la storia personale e comunitaria di una popolazione anziana, sempre meno “classe” anagrafica e sempre più area di “competenza, abilità”, sia pur in maniera diversificata.
Le risorse economiche sono importanti, ma contano di più le relazioni sociali: e chi ha tempo da dedicare agli altri fa del bene anche a sé stessi. Per questo vanno promosse nuove forme di partecipazione, compatibili con le numerose variabili personali e ambientali.
…E qualche volta una maggiore attenzione (e rispetto) non guasterebbe da parte del sistema socio sanitario locale, che programma l’orario delle vaccinazioni in pieno pomeriggio 14-19 per una fascia d’età che in quelle ore non dovrebbe uscire di casa.