“Spesso siete emarginati dalla vita pubblica ordinaria, vi trovate a mendicare occupazioni che non vi garantiscono un domani”. L’affermazione, forte, è di Papa Francesco, che ha denunciato come la mancanza di lavoro sia un peccato sociale. “Siamo responsabili tutti di questa situazione – spiega il presidente provinciale delle Acli di Vicenza, Carlo Cavedon – in quanto ai giovani va dato spazio vero, opportunità, non semplici concessioni o ritagli di spazio che nessun altro occuperebbe, perché infruttiferi. Il lavoro con il contagocce non è lavoro, non crea i presupposti affinché i giovani possano sviluppare convivenze solide, quindi famiglie vere e proprie, come avveniva fino a qualche decennio fa”.
Precariato, lavoro nero, gerontocrazia del lavoro minano il mercato del lavoro, che va rifondato nei suoi valori. “Il lavoro esiste, ma occorre ripulire la società da situazioni consolidate e nefaste – sottolinea il presidente Cavedon – come il lavoro nero ed il precariato, ma anche l’incapacità di molti, ormai abbondantemente in età pensionabile, che si ripropongono al mercato del lavoro sfruttando forme contrattuali che paiono create ad arte per sottrarre posti di lavoro ai giovani. Al contempo si inibisce ai giovani la possibilità di una formazione in affiancamento, quella che avveniva un tempo”.
Il sapere non si tramanda più, dunque, ma si preferisce farlo morire. Il Santo Padre la definisce la “filosofia del trucco”: le persone crescono e cercano di truccarsi per sembrare più giovani, ma non si lascia crescere il giovane. Ed oltre a questo, con lo sviluppo imperante delle nuove tecnologie, “c’è il rischio forte – chiosa il presidente Cavedon – di una trasformazione talmente radicale della società da rendere rapidamente obsoleta una quota molto significativa di lavoratori”.
Concetti che le Acli hanno trattato anche nel corso di un recente incontro, a Zugliano, che ha visto protagonista il sociologo Daniele Marini sviscerare il tema: “L’impresa e il lavoro nell’epoca della quarta rivoluzione industriale”. “Vogliamo essere presenti in modo autorevole in questa società, civile e del lavoro – conclude il presidente Cavedon – ed intendiamo dare un contributo di riflessione equilibrato ed attento. Vogliamo un lavoro ed una società in cui ci sia più passione e più cuore, meno profitto e più prospettive per chi ha un futuro davanti e non gli può essere negato”.