Un sì senza mezze misure, che spiana la strada, almeno sulla carta, ad una serie di riforme tanto auspicate, prima di tutte l’autonomia regionale del Veneto.
Il governatore uscente Luca Zaia, infatti, si riconferma allo scranno di Palazzo Balbi con una percentuale plebiscitaria: 77,44% nella provincia di Vicenza, indubbiamente per effetto di un buon governo e dell’attenta gestione Covid, ed il 43,31% di voti attribuito alla sua lista, distaccando gli avversari in modo significativo.
Analogamente, il risultato del referendum non lascia spazio a dubbi. I vicentini, infatti, hanno votato a favore delle modifiche costituzionali nella misura del 62,7%.
“Un risultato che rende forte il confermato presidente del Veneto Zaia – commenta il presidente provinciale delle Acli di Vicenza aps, Carlo Cavedon – e che dovrebbe portare ad una stagione di riforme a strada sostanzialmente in discesa, evidenziando come valga di più una leadership di governo rispetto all'appartenenza ad un partito, come dimostrano le vittorie di Toti, Emiliano, De Luca”.
Una stagione di riforme, dunque, a partire nuovo sistema elettorale, il superamento del bicameralismo perfetto ed una legge sulla democraticità e la trasparenza dei partiti.
“Le attese riforme – aggiunge Cavedon – dovranno trovare una quadra, non potranno restare mere enunciazioni politiche. Sul risultato del referendum costituzionale, invece, il timore di una democrazia “tagliata” si scongiura con l'apertura di un cantiere di riforme, che dichiari e recuperi i grandi valori repubblicani e rinnovi il rapporto tra eletto ed elettore”.
I rappresentanti del popolo devono riappropriarsi del legame naturale con la propria terra, con la gente. “Occorre che i politici – conclude Cavedon – tornino a svolgere il proprio ruolo tra la gente e per la gente. I veneti hanno chiaramente dimostrato di volere questo”.