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NASPI: DAL 2022 RITORNA LA DIMINUZIONE DEGLI IMPORTI CON QUALCHE NOVITÀ
La nuova Naspi 2022 cambia i parametri. Prima per l’accesso a tale prestazione erano previste 13 settimane di contribuzione nei 4 anni precedenti la cessazione e 30 giornate di effettivo lavoro nei 12 mesi precedenti la disoccupazione.
La nuova legge di Bilancio invece ha disposto che decada il requisito delle 30 giornate per tutti i lavoratori che hanno perso il lavoro in modo involontario. Inoltre ritorna la riduzione dell’importo del 3% per ogni mese a decorrere, però, non più dal quarto mese, ma dal primo giorno del sesto mese di fruizione. Per gli over 50 la riduzione slitta al primo giorno dell’ottavo mese.
NASPI: indennità mensile di disoccupazione
La Naspi è una prestazione economica mensile a sostegno di chi si trova disoccupato per motivi indipendenti dalla sua volontà.
Si tratta di un’indennità che non spetta ai lavoratori che si dimettono – esclusi i casi di dimissioni per giusta causa – o che hanno interrotto il rapporto di lavoro con una risoluzione consensuale (salvo alcuni casi specifici di cui tratteremo a breve).
Possono beneficiare della Naspi i lavoratori dipendenti, gli apprendisti, i soci lavoratori di cooperativa, i dipendenti a tempo determinato delle Pubbliche Amministrazioni e il personale artistico con rapporto di lavoro subordinato.
Non ne hanno diritto i dipendenti a tempo indeterminato delle Pubbliche Amministrazioni e gli operai agricoli a tempo determinato o indeterminato.
Quali sono i requisiti?
Chi rientra tra le categorie ammesse alla Naspi e ha perso involontariamente il lavoro, può richiedere l’indennità se possiede tutti i seguenti requisiti:
- È in stato di disoccupazione (cioè privo di lavoro e immediatamente disponibile allo svolgimento e alla ricerca di un’attività lavorativa);
- Può far valere almeno 13 settimane di contributi nei 4 anni precedenti all’inizio del periodo di disoccupazione;
- Può far valere almeno 30 giornate di lavoro effettivo, a prescindere dalla loro durata oraria, nei 12 mesi precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione. Dal 1 gennaio 2022, però, tale requisito cesserà di trovare applicazione a seguito delle disposizioni inserite nella nuova legge di Bilancio 2022.
La Naspi spetta anche alla lavoratrice che ha dato le dimissioni durante il periodo di maternità – entro il 1° anno di vita del bambino – o dimissioni per giusta causa: ad esempio in caso di mancato pagamento della retribuzione, molestie sessuali subite sul luogo di lavoro, modificazioni peggiorative delle mansioni lavorative, mobbing, ecc.
In caso di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, la Naspi spetta solo se riconosciuta nell’ambito della procedura di conciliazione presso la Direzione territoriale del Lavoro, nell’ipotesi di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, oppure a seguito di rifiuto del lavoratore al trasferimento ad altra sede della stessa azienda, distante più di 50 Km dalla propria residenza e/o raggiungibile in oltre 80 minuti con l’utilizzo dei mezzi pubblici.
Con la Naspi vengono riconosciuti i contributi?
Per i periodi in cui il disoccupato percepisce l’indennità Naspi, viene riconosciuta la contribuzione figurativa calcolata in proporzione alla retribuzione del lavoratore negli ultimi 4 anni, entro un limite di retribuzione pari a 1,4 volte l’importo massimo mensile della Naspi per l’anno in corso.
L’indennità è calcolata in base alla retribuzione media percepita dal lavoratore negli ultimi 4 anni e per un numero di settimane pari alla metà delle settimane di contribuzione versata negli ultimi 4 anni, per una durata massima di 24 mesi.
Se la retribuzione media mensile non supera i 1.227,55 euro, la Naspi è pari al 75% della retribuzione stessa. Se la retribuzione media mensile è superiore ai 1227,55 euro la Naspi è pari al 75% di tale importo, sommato al 25% della differenza tra la retribuzione mensile e tale cifra.
Dal 2022, l’importo si ridurrà del 3% ogni mese a partire dal 1° giorno del 6° mese di fruizione, tale riduzione andrà a decorrere invece dal 1° giorno dell’ottavo mese di fruizione per coloro i quali hanno compiuto il cinquantesimo anno di età alla data di presentazione della domanda. La Naspi non può superare, in ogni caso, un importo mensile massimo di 1.335,40 euro. L’indennità viene erogata entro il 16 di ogni mese.
Per il calcolo della durata non sono considerati i periodi contributivi per i quali sono già state riconosciute prestazioni di disoccupazione.
Quando si perde il diritto alla Naspi?
Possono verificarsi condizioni per cui il lavoratore perde il diritto all’indennità di disoccupazione.
Questi i casi:
- perdita dello stato di disoccupazione;
- mancata regolare partecipazione alle iniziative di attivazione lavorativa e ai percorsi di riqualificazione professionale proposti dai servizi competenti;
- mancata ricerca attiva di un’occupazione e rifiuto di un’offerta di lavoro congrua;
- inizio di un’attività lavorativa subordinata senza aver provveduto, entro 30 giorni, alla comunicazione del reddito annuo previsto;
- inizio di un’attività lavorativa autonoma senza aver provveduto, entro 30 giorni, alla comunicazione del reddito annuo previsto;
- raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata o di vecchiaia;
- accoglimento della domanda di assegno ordinario di invalidità(a meno che il lavoratore non scelga di continuare a percepire la Naspi, se risulta a lui più conveniente).
La domanda NASPI
Gli operatori del Patronato ACLI saranno a tua disposizione in tutte le fasi di presentazione della domanda NASPI. Trova la sede a te più vicina e prenota un appuntamento, ti aspettiamo!
Katia Marazzina
UN AUGURIO E UNA PROPOSTA CONCRETA
Per un anno 2022 nel segno della Pace
Formuliamo i nostri Auguri per un nuovo anno 2022 di salute, serenità e di pace, segnalando una iniziativa recente, un importante segno di speranza, soprattutto per i nostri figli e nipoti, per il positivo risultato globale cui potrebbe portare, ma che purtroppo non ha ancora attirato l’attenzione della politica e dei media a livello italiano e internazionale.
L’iniziativa è partita da Carlo Rovelli, fisico teorico, esperto di fisica quantistica, che attualmente dirige in Francia, all’Università di Aix-Marseille, un gruppo di ricerca sulla gravità quantistica. Ha ispirato e organizzato questo Appello, la cui proposta è stata subito condivisa dal Dalai Lama, premio Nobel per la Pace, e sottoscritta da altri 50 Premi Nobel e da una decina di Presidenti di Accademie scientifiche, rinomate a livello mondiale. Tra i Nobel gli italiani Rubbia e Parisi. L’appello è rivolto all’Umanità intera, e Rovelli auspica l’adesione anche di papa Francesco e delle istituzioni e associazioni cattoliche. L’iniziativa potrebbe aver successo, se sostenuta anche dal basso e diventasse, con l’aiuto dei media globali, argomento di attualità nell’agenda dei governi dei Paesi che aderiscono all’ONU.
APPELLO DI 50 PREMI NOBEL
Per Risolvere i Problemi del Mondo: Riduciamo le Spese Militari
La spesa militare, a livello globale, è raddoppiata dal 2000 ad oggi, arrivando a sfiorare i duemila miliardi di dollari statunitensi all’anno. Inoltre, è in aumento in tutte le aree del mondo. I singoli governi sono sotto pressione e incrementano la spesa militare per stare al passo con gli altri Paesi.
Il meccanismo della controreazione alimenta una corsa agli armamenti in crescita esponenziale, il che equivale a un colossale dispendio di risorse che potrebbero essere utilizzate a scopi migliori.
In passato, la corsa agli armamenti ha spesso condotto a un’unica conseguenza: lo scoppio di guerre sanguinose e devastanti.
Noi vogliamo presentare una semplice proposta per l’umanità: che i governi di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite si impegnino ad avviare trattative per una riduzione concordata della spesa militare del 2 per cento ogni anno, per cinque anni.
La nostra proposta si basa su una logica elementare:
- Le nazioni nemiche ridurranno la spesa militare, e così facendo rafforzeranno la sicurezza dei rispettivi Paesi, pur conservando l’equilibrio delle forze e dei deterrenti.
- L’accordo siglato servirà a contenere le ostilità, riducendo il rischio di futuri conflitti.
- Enormi risorse verranno liberate e rese disponibili, il cosiddetto «dividendo della pace», pari a mille miliardi di dollari statunitensi entro il 2030.
La metà delle risorse sbloccate da questo accordo verrà convogliata in un fondo globale, sotto la vigilanza delle Nazioni Unite, per far fronte alle istanze più pressanti dell’umanità: pandemie, cambiamenti climatici e povertà estrema. L’altra metà resterà a disposizione dei singoli governi. Così facendo, tutti i Paesi potranno attingere a nuove e ingenti risorse, che in parte si potranno utilizzare per reindirizzare le notevoli capacità di ricerca dell’industria militare verso scopi pacifici nei settori di massima urgenza.
La storia dimostra che è possibile siglare accordi per limitare la proliferazione degli armamenti: grazie ai trattati Salt e Start, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica hanno ridotto i loro arsenali nucleari del 90 per cento dagli anni Ottanta ad oggi.
I negoziati da noi proposti avranno una buona possibilità di successo, perché fondati su un ragionamento logico: ciascun attore sarà in grado di beneficiare dalla riduzione degli arsenali del nemico, e così pure l’intera umanità.
In questo momento, il genere umano si ritrova ad affrontare pericoli e minacce che sarà possibile scongiurare solo tramite la collaborazione.
Cerchiamo di collaborare tutti insieme, anziché combatterci.
- Hiroshi Amano (Nobel per la fisica)
- Peter Agre (Nobel per la chimica)
- David Baltimore (Nobel per la medicina)
- Barry C. Barish (Nobel per la fisica)
- Steven Chu (Nobel per la fisica)
- Robert F. Curl Jr. (Nobel per la chimica)
- Johann Deisenhofer (Nobel per la chimica)
- Jacques Dubochet (Nobel per la chimica)
- Gerhard Ertl (Nobel per la chimica)
- Joachim Frank (Nobel per la chimica)
- Sir Andre K. Geim (Nobel per la fisica)
- Sheldon L. Glashow (Nobel per la fisica)
- Carol Greider (Nobel per la medicina)
- Harald zur Hausen (Nobel per la medicina)
- Dudley R. Herschbach (Nobel per la chimica)
- Avram Hershko (Nobel per la chimica)
- Roald Hoffmann (Nobel per la chimica)
- Robert Huber (Nobel per la chimica)
- Louis J. Ignarro (Nobel per la medicina)
- Brian Josephson (Nobel per la fisica)
- Takaaki Kajita (Nobel per la fisica)
- Tawakkol Karman (Nobel per la pace)
- Brian K. Kobilka (Nobel per la chimica)
- Roger D. Kornberg (Nobel per la chimica)
- Yuan T. Lee (Nobel per la chimica)
- John C. Mather (Nobel per la fisica)
- Eric S. Maskin (Nobel per l’economia)
- May-Britt Moser (Nobel per la medicina)
- Edvard I. Moser (Nobel per la medicina)
- Erwin Neher (Nobel per la medicina)
- Sir Paul Nurse (Nobel per la medicina e presidente emerito della Royal Society)
- Giorgio Parisi (Nobel per la fisica)
- Jim Peebles (Nobel per la fisica)
- Sir Roger Penrose (Nobel per la fisica)
- Edmund S. Phelps (Nobel per l’economia)
- John C. Polanyi (Nobel per la chimica)
- David Politzer (Nobel per la fisica)
- Sir Venki Ramakrishnan (Nobel per la chimica e presidente emerito della Royal Society)
- Sir Peter Ratcliffe (Nobel per la medicina)
- Sir Richard J. Roberts (Nobel per la medicina)
- Michael Rosbash (Nobel per la medicina)
- Carlo Rubbia (Nobel per la fisica)
- Randy W. Schekman (Nobel per la medicina)
- Gregg Semenza (Nobel per la medicina)
- Robert J. Shiller (Nobel per l’economia)
- Stephen Smale (Medaglia Fields per la matematica)
- Sir Fraser Stoddart (Nobel per la chimica)
- Horst L. Störmer (Nobel per la fisica)
- Thomas C. Südhof (Nobel per la medicina)
- Jack W. Szostak (Nobel per la medicina)
- Olga Tokarczuk (Nobel per la letteratura)
- Srinivasa S. R. Varadhan (Premio Abel per la matematica)
- Sir John E. Walker (Nobel per la chimica)
- Torsten Wiesel (Nobel per la medicina)
- Roberto Antonelli (Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei)
- Patrick Flandrin (Presidente dell’Académie des Sciences, Francia)
- Mohamed H.A. Hassan (Presidente della World Academy of Sciences)
- Annibale Mottana (Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei)
- Anton Zeilinger (Presidente dell’Academy of Sciences, Austria)
60.Carlo Rovelli and Matteo Smerlak, organizzatori.
Chiusura natalizia degli uffici
Nel periodo natalizio gli uffici del Sistema Acli della provincia di Vicenza saranno chiusi per ferie dal 24 Dicembre 2021 al 31 Dicembre 2021.
E' attivo il risponditore automatico, attivo tutti i giorni 24 ore su 24, sabati, domeniche e festivi compresi telefonando allo 04441429933 per prendere appuntamento per il Modello Isee 2022.
Sarà possibile fissare il proprio appuntamento anche online attraverso la piattaforma MyCaf. Una volta registrati, è possibile accedere alla sezione “Prenota un appuntamento”.
Il Sistema Acli Di Vicenza vi augura che il Natale possa portare nella vostra casa armonia, pace e serenità!
L’ASSEGNO UNICO UNIVERSALE: UNA NOVITÀ PER LE FAMIGLIE CON FIGLI
L’assegno unico universale è la nuova misura di sostegno economico alle famiglie che dal 1 marzo 2022 prenderà il posto delle detrazioni per figli a carico, assegni familiari, assegno unico temporaneo, premio alla nascita e bonus bebè.
È previsto per ciascun figlio dal 7° mese di gravidanza fino a 21 anni di età un assegno pagato mensilmente dall’Inps con importi differenziati in base al modello Isee famigliare:
- da un minimo di 50 euro mensili per le famiglie con un Isee sopra i 40.000 euro
- ad un massimo di 175 euro al mese per le famiglie con un Isee sotto i 15.000 euro.
Casi particolari
Tale contributo è esente dall’Irpef ed è soggetto a maggiorazioni particolari in caso di:
- disabilità
- età della madre minore di 21 anni
- famiglie numerose (più di 2 figli)
- entrambi i genitori lavoratori
Assegno unico universale, i requisiti
L’assegno unico universale spetterà ai nuclei familiari che rispetteranno i seguenti requisiti:
- cittadini italiani o dell’Unione europea o cittadini extracomunitari titolari di permesso di soggiorno di lungo periodo o per motivi di ricerca
- soggetti a imposizione fiscale in Italia
- residenti in Italia da almeno due anni anche non continuativi o titolari di contratto di lavoro a tempo indeterminato o determinato per almeno 6 mesi
Spetta per i figli a carico minorenni facenti parte del nucleo familiare ai fini ISEE e per i maggiorenni fino a 21 anni purché in una delle seguenti condizioni:
- frequentante un corso di formazione scolastica o professionale o corso di laurea
- svolga un tirocinio o lavoro con reddito inferiore a 8000 euro annui
- sia disoccupato iscritto al centro per l’impiego
- svolga il servizio civile universale
- disabili senza limiti di età
Per ciascun figlio maggiorenne fino al compimento del ventunesimo anno è previsto un importo di:
- 85 euro mensili per famiglie con ISEE pari o inferiore a 15.000 euro
- 25 euro mensili per famiglie con ISEE oltre i 40.000 euro
Per ciascun figlio oltre al secondo è prevista una maggiorazione pari a:
- 85 euro con ISEE pari o inferiore a 15.000 euro
- 15 euro con ISEE superiore ai 40.000 euro
In caso di genitori separati o divorziati con affidamento condiviso, l’assegno andrà ripartito tra i genitori al 50%. Se invece è presente l’affidamento esclusivo, l’assegno spetta, in mancanza di diverso accordo, al genitore affidatario.
Inviare la domanda
La domanda potrà essere presentata in via telematica all’INPS dal mese di gennaio 2022, tutti gli uffici del Patronato Acli sono a tua disposizione, essenziale per l’invio sarà essere in possesso del modello ISEE in corso di validità.
Il nucleo familiare del richiedente, dunque, deve avere un’attestazione ISEE in corso di validità. Per richiedere l’Assegno Unico è indispensabile avere la Dichiarazione Sostitutiva Unica in corso di validità (DSU) ai fini ISEE, dichiarazione che può essere richiesta ai Caf.
Continuate a seguirci
Nel corso delle prossime settimane ci saranno aggiornamenti normativi. Nel sito forniremo tutte le indicazioni operative su come e quando fare la domanda dell’Assegno Unico Universale.
Katia Marazzina
Aperte le prenotazioni per il Modello Isee 2022
Da gennaio sarà infatti possibile richiedere la nuova attestazione, rivolgendosi gratuitamente in una delle nostre sedi.
Per ridurre i tempi d’attesa telefonica sarà a disposizione un risponditore automatico, attivo tutti i giorni 24 ore su 24, sabati, domeniche e festivi compresi telefonando allo 04441429933. Al momento della chiamata si attiverà il risponditore, che ti proporrà tre diverse date per l’appuntamento: seguendo le istruzioni, potrai confermare una delle tre proposte. Nel caso nessuna delle opzioni andasse bene, dovrai rimanere in attesa di essere messo in contatto con uno dei nostri operatori (o richiamare se sta telefonando fuori dagli orari d’ufficio).
Infine sarà possibile fissare il proprio appuntamento anche online attraverso la piattaforma MyCaf. Una volta registrati, è possibile accedere alla sezione “Prenota un appuntamento” e da lì scegliere sede, data e ora per la propria pratica ISEE. Sempre dalla piattaforma sarà poi possibile scaricare l’attestazione definitiva, senza dover recarsi nuovamente di persona presso i nostri uffici. Attenzione: per chi si registrasse per la prima volta non è necessario scegliere la sede di riferimento. Il passaggio può essere saltato e la procedura andrà comunque a buon fine.
Oltre a fissare l’appuntamento, fin da ora è possibile preparare anche tutti i documenti necessari da presentare agli operatori: l’ISEE 2022 si baserà infatti sulla situazione reddituale e patrimoniale della famiglia al 31 dicembre 2020. Tutte le informazioni (a partire ad esempio da saldi e giacenze medie dei conti correnti) possono essere quindi recuperate fin da subito. L’elenco completo dei documenti necessari è disponibile a questo link.
Essere anziani in Valle dell'Agno, i bisogni di cura e il futuro dell’offerta assistenziale
Le problematiche emerse sono comuni a tutti territori, mettendo in evidenza la necessità di un coordinamento tra le strutture sanitarie, i servizi sociali comunali e le famiglie. Anche in questo settore sarà importante utilizzare al meglio i fondi del PNRR. Centrale comunque il ruolo delle Case di Riposo e delle RSA.
L’associazione “AREA Gruppo Imprenditori e Professionisti Valle dell’Agno ha organizzato, il 3 dicembre scorso, l’incontro “Essere anziani in Valle dell’Agno, i bisogni di cura e il futuro dell’offerta assistenziale” presso l’ex chiesa di San Giovanni a Cornedo, splendida sede appena restaurata e a disposizione della comunità. Va sicuramente un plauso a questa associazione e al suo presidente Luca Romano per aver acceso i riflettori su un tema, molto complesso ma di estremo interesse ed attualità, riunendo i numerosi portatori di interesse che gravitano attorno, per analizzare problemi, e prospettive anche alla luce delle opportunità offerte dalle risorse provenienti dal PNRR.
Gli obiettivi del convegno sono stati ben rappresentati dal presidente dell'associazione Area: “La transizione demografica che stiamo vivendo si caratterizza per un aumento quantitativo della popolazione anziana. Il Covid con i suoi effetti ha reso ulteriormente complessa l'organizzazione dell'offerta per prevenire le patologie croniche invalidanti, assisterere gli anziani socialmente più fragili e curare le non autosufficienze più fragili. Con questo convegno il Gruppo Area intende promuovere alcune azioni che sono fondamentali per affrontare i prossimi anni, investendo in modo appropriato le grandi risorse che ci vengono dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Tra le autorità presenti ai lavori, il Ministro per la Disabilità, la vicentina Erika Stefani, l’on. Giuseppe Paolin, componente della XII° Commissione Affari Sociali della Camera, il Vice Presidente del Consiglio Regionale Nicola Finco e il Consigliere Giacomo Possamai,
numerosi Sindaci della vallata. Hanno inoltre partecipato attivamente ai lavori vari autorevoli rappresentanti di istituzioni sanitarie e socioassistenziali, e dell'associazionismo assistenziale laico e cattolico. Tutti hanno portato un proprio interessante contributo ai lavori del Convegno, ma meritano sicuramente particolare attenzione le relazioni di Luca Romano e di Roberto Volpe presidente URIPA (Unione Regionale Istituzioni e Iniziative Pubbliche e Private di Assistenza).
Luca Romano, dopo aver presentato alcuni dati statistici che evidenziano la rilevante presenza degli ultrasessantacinquenni anche nella Valle dell'Agno con tutti i problemi che ciò comporta nella assistenza agli anziani fragili e non autosufficienti, ha dimostrato che le prospettive per i prossimi anni vedono un ulteriore forte incremento dei bisogni assistenziali nei confronti di anziani pluripatologici sia a domicilio che negli istituti di ricovero e assistenza. Ha posto l'accento in particolare su due aspetti particolari.
Il primo è relativo alla assistenza domiciliare in merito alla quale il PNRR fa un salto di scala sulle politiche domiciliari e la medicina territoriale. Tuttavia sarà fondamentale una stretta collaborazione tra assistenza residenziale delle Case di riposo ed RSA e domiciliare, nell'ambito di una adeguata programmazione degli interventi e con una logica di rete che deve vedere come altri protagonisti le strutture sanitarie delle ASL e i Servizi sociali dei Comuni, per poter affrontare, con il Medico di famiglia, i casi più problematici di anziani non autosufficienti con plurupatologie, malati terminali, malati Alzheimer, che devono essere seguiti continuativamente e con elevati bisogni sanitari e assistenziali. Da questo deriva una seconda criticità che riguarda le difficoltà delle famiglie a far fronte ai problemi assistenziali sia per il mutare della loro composizione sempre più nucleare, con scarse risorse economiche, che deve affidarsi per la cura degli anziani sempre più spesso a badanti. Questo tema, come quello dei volontari e dei caregiver, meriterebbe un approfondimento speciale e la ricerca di soluzioni e supporti adeguati ai carichi di impegno che le famiglie spesso devono affrontare. Roberto Volpe ha innanzitutto fatto memoria del prezzo pagato con la vita da tanti anziani a causa della pandemia da Covid in particolare nelle RSA ed ha auspicato che il loro sacrificio non sia stato inutile. Ha ricordato poi che gli anziani più a rischio di non autosufficienza sono soprattutto gli ultraottantenni a causa della loro maggior fragilità sanitaria e talora anche sociale. Ha quindi denunciato una forte contraddizione presente nei progetti del PNRR: l’Italia, tra i Paesi europei, si trova agli ultimi gradini per posti letto per non autosufficienti e le risorse previste per le RSA nel PNRR sono destinate per trasformarle in appartamenti protetti. Bene l'impegno per la domiciliarità e la medicina territoriale, ma arriva il momento per molti anziani in cui la famiglia non riesce ad assicurare una assistenza adeguata e bisogna cercare un posto letto in una RSA.
Dove oltre alla carenza di letti in convenzione c'è il problema della carenza del personale infermieristico e degli operatori sociosanitari che appena possono se ne vanno a lavorare altrove perché i contratti li penalizzano molto economicamente con il rischio di creare le condizioni per una demotivazione e uno scadimento della qualità della assistenza. Ha quindi auspicato che finalmente si realizzi la riforma della non autosufficienza e che la Regione Veneto attui controlli costanti sulle case di riposo, soprattutto private e proceda con la riforma delle Case di Riposo e delle RSA.
Dove oltre alla carenza di letti in convenzione c'è il problema della carenza del personale infermieristico e degli operatori socio sanitari che appena possono se ne vanno a lavorare altrove perché i contratti li penalizzano molto economicamente, creando anche le ni per una demotivazione e uno scadimento della qualità della assistenza. Ha quindi auspicato che finalmente si realizzi la riforma della non autosufficienza e che la Regione Veneto attui controlli costanti sulle case di riposo, soprattutto private e proceda con la riforma delle Case di Riposo e delle RSA.
Le ACLI di Vicenza aps al fianco di Ipab di Vicenza per il Sociale con una donazione da 27mila euro
Essere dalla parte dei più deboli, sempre, nel territorio e per il territorio. È lo spirito con cui operano da sempre le ACLI di Vicenza aps ed è ciò che ha portato l’Associazione vicentina a donare all’Ipab di Vicenza, con cui indubbiamente condivide lo spirito di solidarietà ed il radicamento nel Vicentino, un’importante fornitura di ausili che saranno destinati alle strutture della città.
“Riconoscere i bisogni della comunità è fondamentale per poterne far parte con autorevolezza e sensibilità. Le Acli sono da sempre presenti nel Vicentino ed attente alle esigenze dei suoi cittadini – spiega il presidente provinciale delle ACLI di Vicenza aps, Carlo Cavedon – con la consapevolezza che soltanto in questo modo l’Associazione può crescere con e per la comunità di cui fa parte. Gli anziani sono l’anello debole, ma anche forte della società: quando sono attivi rappresentano una risorsa straordinaria per le famiglie e per i giovani, mentre nella fase della non autosufficienza hanno diritto di essere protetti con tutti i mezzi che la società stessa può mettere a disposizione. La nostra Associazione vuole esserci, perché crede nella famiglia e si spende ogni giorno per la sua tutela, in ogni forma possibile”.
È con questo spirito che le ACLI di Vicenza aps hanno consegnato all’Ipab di Vicenza otto carrozzine Ormesa (seduta cm 45) ed un sollevatore Viking M con bilancia apertura base elettrica con batteria di riserva. Fornitura a cui se ne aggiungeranno altre due. Una il 14 dicembre prossimo, consistente in altre due carrozzine Ormesa (seduca cm 45) ed un altro sollevatore Viking M con bilancia apertura base elettrica con batteria di riserva. Prima di Natale, infine, saranno consegnati altri due sollevatori Arjo Mistrel con bilancia, apertura base meccanica, batteria di riserva. Una fornitura per complessivi 27mila euro, resa possibile grazie ai fondi del 5 per mille dell’Irpef – annualità 2018.
Soddisfatto il presidente dell’Ipab di Vicenza, Ermanno Angonese: “In rappresentanza di tutto il Consiglio di amministrazione dell’Ipab di Vicenza e dei nostri collaboratori ed ospiti non posso che ringraziare di cuore il presidente provinciale delle ACLI di Vicenza aps, Carlo Cavedon, per aver voluto destinare una quota del 5 per mille da loro raccolto a nostro favore. Come ho avuto più volte occasione di dire, il Covid non ha lasciato il segno solo dal punto di vista sanitario, ma anche sul piano economico. Non solo come è ovvio pensare per l’acquisto di migliaia di dispositivi di protezione individuale e per le tante altre procedure che hanno finito per incidere sul bilancio, ma anche perché la chiusura decisa dal governo ai nuovi ingressi per molti mesi ci ha impedito di far quadrare i conti. Meno posti letto significano, infatti, meno rette e, dunque, un passivo che non era possibile preventivare. Ogni aiuto, come quello di oggi, è indubbiamente prezioso”.
“Questo intervento rappresenta una continuità di impegno per le ACLI di Vicenza aps – conclude il presidente Cavedon – e risponde ad un preciso impegno che l’Associazione ha assunto con i cittadini che hanno deciso di devolvere il 5 per mille dell’Irpef – annualità 2018 alle Acli, con la consapevolezza che quel denaro sarebbe stato opportunamente utilizzato per il territorio. E così abbiamo fatto e vogliamo renderne conto ai nostri più fedeli sostenitori”.
IMU, saldo entro 16 dicembre
Imu 2021 in scadenza. Il 16 dicembre è il termine ultimo per il pagamento dell'Imu
ACCONTO E SALDO 2021
ai sensi dell'articolo 1 della Legge n.160/2019, comma 762 (Legge di Bilancio 2020)
► il versamento della prima rata (acconto) dell'IMU era da effettuarsi entro il 16 giugno 2021.
Il versamento della prima rata è pari all'Imposta dovuta per il primo semestre, applicando l'aliquota e la detrazione stabilite per l'anno precedente.
► il versamento della seconda rata deve essere eseguito entro il 16 dicembre 2021 a saldo dell'imposta dovuta per l'intero anno sulla base delle aliquote che sono state stabilite dal Comune.
A causa del protrarsi dell’emergenza derivata dalla pandemia dovuta al virus Covid-19 è possibile che alcuni Comuni abbiano posticipato le scadenze IMU: ad esempio per il Comune di VICENZA è possibile pagare l’ammontare dell’intera imposta dovuta 2021 (anche quella dovuta in acconto) in unica soluzione entro il 16 dicembre 2021 (ad eccezione della quota da versare allo Stato per gli immobili di categoria “D”)
SU QUALI IMMOBILI SI PAGA L'IMU
L'IMU si applica sull'abitazione principale di lusso, classificata nelle categorie catastali A/1, A/8 o A/9 e relative pertinenze (box, cantina, deposito, ecc.) della stessa.
L'IMU è dovuta inoltre per gli altri immobili: altri appartamenti, altri box, altre cantine, ecc., negozi, uffici, capannoni, aree fabbricabili e terreni agricoli (ad eccezione dei terreni agricoli posseduti nei Comuni “montani” o, in parte, nei Comuni “parzialmente montani” ovvero se il terreno agricolo è posseduto da coltivatori diretti e/o imprenditori agricoli professionali)
Ai fini IMU per usufruire delle "agevolazioni per abitazione principale", è necessario avere la residenza e la dimora nell'appartamento acquistato. Fino a quando non si acquisisce la residenza, l'appartamento acquistato è considerato "seconda casa" ai fini IMU.
Invece ai fini delle imposte erariali (imposta di registro e ipotecarie-catastali) per usufruire delle "agevolazioni prima casa" (pagamento delle imposte in misura ridotta), è necessario acquisire la residenza entro 18 mesi dall'acquisto.
Dal 2016 le abitazioni concesse in comodato ai parenti, godono della riduzione del 50% della base imponibile, purché siano rispettate le seguenti prescrizioni:
- il comodato deve essere fra i parenti in linea retta di primo grado (genitori, figli);
- l'immobile oggetto di comodato non deve essere di lusso (quindi non deve appartenere alle categorie catastali A/1, A/8 e A/9);
- il contratto di comodato deve essere regolarmente registrato;
- il comodante deve risiedere nello stesso Comune del comodatario, quindi genitori e figli devono risiedere nello stesso Comune;
- per ottenere il beneficio è necessario che il comodante possieda, oltre all'abitazione principale, un solo altro immobile ad uso abitativo in tutta Italia e nel medesimo Comune;
Per gli immobili concessi in locazione a canone concordato (in qualsiasi Comune), i pagamenti dell'IMU sono dovuti con una riduzione del 25%. Si ricorda altresì che se il contratto concordato viene stipulato in un Comune capoluogo di Provincia o ad alta densità abitativa la riduzione dell’IMU è accompagnata anche da una riduzione delle imposte dirette sia che il contratto sia a tassazione ordinaria Irpef (riduzione del 30% della base imponibile), sia che il contratto sia soggetto alla c.d. cedolare secca (aliquota agevolata del 10% anziché del 21%). E’ soggetto altresì all’aliquota agevolata della cedolare secca al 10% il contratto di locazione concordato stipulato in uno dei Comuni per i quali è stato deliberato, nei cinque anni precedenti il 28 maggio 2014, lo stato di emergenza a seguito del verificarsi di eventi calamitosi.
Non è dovuta l’IMU 2021 (né l’acconto né il saldo) dalle persone fisiche che possiedono un immobile, concesso in locazione a uso abitativo, che abbiano ottenuto in proprio favore l’emissione di una convalida di sfratto entro o successivamente al 28/02/2020 la cui esecuzione sia stata sospesa. Tali soggetti passivi hanno diritto al rimborso della rata di acconto eventualmente già versata.
La legge di Bilancio 2021 (L. 178/20) ha previsto dall’anno di imposta 2021 la riduzione del 50% dell’IMU dovuta dai pensionati esteri (non devono essere cittadini italiani iscritti AIRE dunque possono essere anche cittadini stranieri) titolari di pensione maturata in regime di convenzione internazionale con l’Italia. Chi non ha mai versato dei contributi in Italia non accede al regime pensionistico in convenzione internazionale, quindi, ai fini dell’agevolazione, è necessario aver prestato un’attività lavorativa in Italia. Tale riduzione si applica sull’unica unità immobiliare, purché non locata o data in comodato d’uso, posseduta in Italia a titolo di proprietà o usufrutto da soggetti non residenti nel territorio dello Stato.
Non è dovuta la prima rata IMU per:
a) gli immobili adibiti a stabilimenti balneari marittimi, lacuali e fluviali, nonché gli immobili degli stabilimenti termali (art. 1, comma 599, L. 178/20);
b) gli immobili rientranti nella categoria catastale D/2 e relative pertinenze, agriturismi, villaggi turistici, ostelli della gioventù, rifugi di montagna, colonie marine e montane, affittacamere per brevi soggiorni, case e appartamenti per vacanze, bed & breakfast, residence e campeggi, a condizione che i soggetti passivi siano anche gestori delle attività ivi esercitate (art. 1, comma 599, L. 178/20);
c) gli immobili rientranti nella categoria catastale D in uso da parte di imprese esercenti attività di allestimenti di strutture espositive nell’ambito di eventi fieristici o manifestazioni (art. 1, comma 599, L. 178/20);
d) gli immobili destinati a discoteche, sale da ballo, night-club e simili, a condizione che i relativi soggetti passivi siano anche gestori delle attività ivi esercitate (art. 1, comma 599, L. 178/20);
e) gli immobili rientranti nella categoria catastale D/3 destinati a spettacoli cinematografici, teatri e sale per concerti e spettacoli, a condizione che i soggetti passivi siano anche gestori delle attività ivi esercitate (art. 78, comma 3, D.L. 104/20);
f) gli immobili posseduti dai soggetti passivi destinatari del contributo a fondo perduto disposto dal D.L. n. 41/21 all’art. 1, commi da 1 a 4. Si tratta di soggetti titolari di partita IVA che svolgono attività d’impresa, arte o professione o producono reddito agrario con alcune eccezioni e purché vengano rispettate specifiche condizioni, in termini di limiti di reddito, ricavi o compensi, così come disposto dal decreto in questione ai commi 2, 3 e 4 dell’art. 1. L’esenzione, inoltre, si applica solo agli immobili nei quali i soggetti passivi esercitano le attività di cui siano anche gestori (art. 6-sexies, comma 1, D.L. 41/2021).
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COSA SUCCEDE NEL CASO DI MANCATA SEGNALAZIONE DI INFORTUNIO O MALATTIA PROFESSIONALE
A quali conseguenze vado incontro se come lavoratore non “segnalo” un infortunio o una malattia professionale? E’ una domanda che ci viene spesso posta. Ecco la risposta:
Cosa succede se non segnalo un infortunio sul lavoro
Per quanto riguarda gli infortuni, il caso di Roberto, cameriere in un bar, è purtroppo significativo. Si è rivolto a noi, perché tempo fa, trasportando una cassa di bibite dalla cantina al locale è inciampato in un gradino cadendo rovinosamente per la ripida scalinata. Per scarsa conoscenza dei suoi diritti e infondati timori di avere problemi, Roberto non dichiarò al Pronto Soccorso che la caduta era avvenuta durante il lavoro.
Tutto venne gestito come malattia comune dall’Inps (un lungo periodo di malattia!). Col tempo, le conseguenze dell’infortunio si sono fatte sentire e Roberto accusa dei danni irreversibili. Purtroppo, l’incidente è avvenuto più di tre anni fa e quindi non è più possibile attivare la richiesta di riconoscimento del caso come infortunio all’Inail e far ottenere a Roberto gli indennizzi dovuti. Ricordiamo infatti che il termine entro il quale è possibile segnalare un infortunio lavorativo è di tre anni dalla data dell’evento. Mentre per la malattia comune è prevista solamente un’indennità per il periodo di assenza dal lavoro, in ambito Inail è previsto anche un indennizzo dei postumi permanenti che varia a seconda della percentuale di danno riconosciuta (si va da un indennizzo una tantum per percentuali tra il 6% e il 15%, alla costituzione di una rendita mensile per percentuali a partire dal 16%).
Cosa succede se non segnalo una malattia professionale
Per quanto riguarda invece le malattie professionali, il problema di una tardiva richiesta di indennizzo è un po’ più complesso perché rimanda anche alla distinzione normativa tra malattie tabellate e non tabellate. Infatti, per le malattie tabellate, il riconoscimento è agevolato, nel senso che è presunto per legge nel momento in cui sussistono tre elementi: la patologia, il tipo di lavorazione indicata nella tabella e un tempo massimo di insorgenza dalla cessazione dell’attività lavorativa a rischio. Se manca uno di questi tre elementi, la malattia non è più tabellata e l’onere della prova ricade sul lavoratore. Per capirci ci vengono in soccorso i casi di Gianfranco e Nicola, due lavoratori (stessa tipologia di lavoro) che si sono rivolti a noi per un problema di ernie discali lombari (patologia prevista nelle tabelle). Tuttavia, pur nella similitudine dei casi, i risultati sono stati – al momento – diversi.
Gianfranco ha presentato domanda di malattia professionale quando ancora era in attività lavorativa. La malattia professionale è stata riconosciuta e ha ottenuto un indennizzo di circa 21.000 euro dall’Inail. Nicola invece ha presentato domanda quando era già in pensione da quasi tre anni e l’Inail ha respinto la domanda, in quanto la malattia non è considerata tabellata perché ha superato il tempo massimo previsto dalla cessazione dell’attività lavorativa. Per Nicola è stata ora avviata una causa legale (che comporta comunque un’incertezza, tempi più lunghi e costi). Tutto ciò non esclude che si possa comunque presentare una domanda di malattia professionale anche dopo il pensionamento, ma ciò può comportare maggiori difficoltà nell’ottenerne il riconoscimento.
Gli indennizzi per le malattie professionali funzionano come per gli infortuni, e quindi variano rispetto alle percentuali di danno riconosciute (possono esserci indennizzi una tantum, oppure con costituzione di rendita mensile).
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Smog e Covid-19: una temibile alleanza
LA PIANURA PADANA, TRA LE AREE PIU’ INQUINATE D’EUROPA
E anche Vicenza…
Qualche consiglio pratico per difenderci in questo contesto ambientale
L'Agenzia europea dell’ambiente ci ha comunicato che sulla base dei livelli medi di particolato fine (PM2,5) degli ultimi due anni, le tre città europee che si trovano agli ultimi posti per qualità dell’aria sono Nowy Sacz in Polonia, Slavonski Brod in Croazia e la nostra Cremona che si trova al penultimo posto, cioè al 322 su 323. Vicenza occupa il posto 320. Ma Vicenza e Cremona sono in buona compagnia con, Brescia che occupa la posizione 315, Pavia 314, Venezia 311, Piacenza 307, Bergamo 306, Pavia 314, Piacenza 307, Treviso 304, Milano 303, Torino 298, Verona 294, Ravenna 291, Modena 287. Non a caso quasi tutte le città italiane con peggior qualità dell'aria si trovano nella pianura padana, e occupano i posti tra 322 e 287.
L’inquinamento dell'aria fino a qualche anno fa caratteristica dei mesi invernali, è ormai diventato cronico e l'emergenza smog non conosce più stagioni; il picco di polveri sottili nell’aria non aspetta l'inverno, si manifesta in primavera e poi in autunno, complici i cambiamenti climatici e poi la mancanza di interventi strutturali da parte di regioni e sindaci per arginare il problema.
In Veneto, a causa della somma degli effetti generati dalle diverse sorgenti di emissione in atmosfera e dalle condizioni atmosferiche di elevata stabilità e scarsa circolazione dei venti, si rilevano superamenti ripetuti del valore limite giornaliero per il particolato PM10 e PM2,5 soprattutto nel periodo invernale. Tali condizioni sono comuni a tutte le regioni del Bacino Padano, tra cui oltre al Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte, che hanno siglato, insieme al Ministero dell’Ambiente, un Nuovo Accordo di Bacino Padano. Il documento, firmato a Bologna il 9 giugno 2017, prevede una serie di impegni da parte delle Regioni finalizzati all'adozione di limitazioni e divieti, principalmente nel settore dei trasporti, della combustione di biomassa per il riscaldamento domestico e dell’agricoltura, allo scopo di contenere il numero di superamenti del valore limite giornaliero. Questo ha rappresentato sicuramente un passo avanti nella lotta per un'aria meno tossica ma con risultati purtroppo ancora lontani dal farci stare tranquilli.
L'inquinamento dell'aria causa, soprattutto alle persone più fragile, i bambini, gli anziani e i malati cronici, problemi ai polmoni, il primo bersaglio, come asma, bronchiti, enfisema, ma numerosissimi studi scientifici da vario tempo ormai hanno confermato il collegamento tra l’esposizione allo smog e molte altre patologie, come attacchi di cuore, ictus, tumori, demenze, malattie renali e diabete, oltre ad avere effetti dannosi anche sul feto durante la gravidanza. Lo smog è causa diretta o concausa, ogni anno in Italia, di 34 mila morti. Lo ha calcolato l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nel suo ultimo rapporto sulla qualità dell’aria. E l’Agenzia europea per l’ambiente conferma che siamo il primo Paese per decessi da biossido di azoto, uno dei veleni che veicoli e caldaie mescolano silenziosamente ai 10 mila litri d’aria che inaliamo ogni giorno.
E, come se non bastasse, l'inquinamento dell’aria aumenta il rischio di sviluppare sintomi anche gravi in caso di Covid-19, di ricovero ospedaliero e in terapia intensiva. Lo smog, secondo un importante recente studio scientifico, non favorisce l'infezione, ma mette a rischio di una malattia più grave quando l'infezione avviene. È quanto emerge dallo studio condotto presso il Barcelona Institute of Global Health e pubblicato recentemente sulla rivista Environment Health Perspectives.
In passato diversi studi avevano già dimostrato un collegamento tra inquinamento dell'aria e Covid, ma nessuno finora era riuscito a valutare in che modo lo smog favorisca la malattia, se aumentando i contagi o aumentando i sintomi e la gravità di essi. Gli esperti hanno considerato 9.605 persone tra cui 481 casi confermati di Covid (5%). È emerso che a una maggiore esposizione a ossido di azoto e polveri sottili corrispondono maggiori concentrazioni di anticorpi (un indicatore di elevata carica virale e anche di sintomi più forti dell'infezione). In tutti i casi è stata trovata un'associazione tra alti livelli di inquinanti e malattia (presenza di sintomi), in particolare per i casi più gravi che finiscono in ospedale e terapia intensiva. L'associazione con il particolato fine e malattia è risultata particolarmente forte per i maschi over 60 e per coloro che vivono in aree disagiate dal punto di vista socioeconomico.
Di fronte ai vecchi e nuovi rischi per la nostra salute provocati dall'inquinamento dell'aria che respiriamo, soprattutto nel corso della nostra vita all’aperto, in particolare in questi mesi in cui sono maggiori le concentrazioni di inquinanti, è perciò importante fare molta attenzione anche alle nostre abitudini, ai nostri stili di vita e alle scelte di prevenzione che operiamo.
- Teniamo presente che le mascherine che indossiamo all'aperto per proteggerci dal Covid possono proteggerci anche dagli inquinanti ma non tutte allo stesso modo. Vanno bene le chirurgiche ma le FFP2 hanno un potere filtrante molto maggiore.
- Camminare (e correre per i più giovani e sportivi) fa bene ma d’inverno è meglio farlo solo quando è brutto tempo. Le giornate migliori per correre in città (parchi compresi) durante l’inverno sono quelle di pioggia e in generale di condizioni meteorologiche avverse. Il brutto tempo (con il vento, la pioggia, la neve) contribuisce a eliminare il particolato dall’atmosfera;
- Gli orari di uscita migliori per bambini e anziani sono a metà giornata dato che a queste ore vengono rilevate le concentrazioni più basse di inquinanti;
- Evitare sempre le strade più trafficate, sia quando si è a piedi sia quando si è in auto, per restare meno tempo possibile esposti alle emissioni;
- Se si va al bar o al ristorante, preferire di stare all’interno in ambiente chiuso e climatizzato e mai seduti ai tavolini esterni lungo strade trafficate;
- E ricordiamoci che la vaccinazione contro il Covid-19 è un'arma importante di prevenzione individuale e collettiva, che ci protegge (soprattutto i ragazzi e gli anziani) anche dalle conseguenze peggiori di una eventuale infezione da Covid-19, favorita dall' inquinamento atmosferico.