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Bonus 200 euro a luglio: ecco chi entra e chi resta fuori
Ai fini del Bonus 200 euro, che verrà erogato in linea di massima nel periodo di luglio (per lo meno a luglio lo riceveranno dipendenti e pensionati), varranno regole differenti in base alla categoria di cui si fa parte. Sull’indennità una tantum introdotta dal Decreto Aiuti 50/2022 ci stiamo facendo adesso un’idea più precisa dopo la pubblicazione del testo normativo in Gazzetta Ufficiale.
Di sicuro, l’aspetto che maggiormente salta all’occhio rispetto alle bozze del testo che erano circolate, è l’eliminazione del criterio “reddituale” - a vantaggio di un criterio “contributivo” - per tracciare il confine tra aventi e non aventi diritto nell’ambito dei lavoratori dipendenti; criterio reddituale che invece il legislatore ha deciso di mantenere per la categoria dei pensionati.
Quanto invece agli autonomi, il decreto non stabilisce nessun indirizzo specifico di erogazione, ma demanda a un successivo decreto – di concerto fra i dicasteri di Lavoro e Finanza – il compito di tracciare le regole operative per la concessione dell’indennità.
C’è poi tutto l’ampio comparto delle “altre categorie di soggetti” non classificabili come dipendenti o pensionati, e tantomeno come autonomi, che in ogni caso saranno destinatarie del bonus, e per le quali varranno regole ancora diverse avendo come riferimento l’INPS.
Vediamo allora com’è stata disciplinata l’indennità una tantum di 200 euro all’indirizzo delle seguenti categorie:
- lavoratori dipendenti;
- pensionati;
- lavoratori autonomi;
- altre categorie: disoccupati, lavoratori domestici, percettori di Reddito di Cittadinanza.
Lavoratori dipendenti
Come accennavamo, rispetto a quanto era emerso dalle bozze del decreto prima che fosse pubblicato in Gazzetta, la differenza sostanziale sta nella scelta di un criterio “contributivo” anziché “reddituale” per delimitare il diritto all’indennità. Posto che il lavoratore, se in possesso dei requisiti, si ritroverà automaticamente questi 200 euro “caricati” sulla busta paga di luglio (quindi in buona sostanza non dovrà richiederli), quel che va rimarcato è appunto il criterio selettivo di stampo contributivo opzionato dal legislatore.
Praticamente, per stabilire chi avrà diritto ai 200 euro, non verrà verificato il superamento dei 35.000 euro di reddito nel 2021, piuttosto se il lavoratore (che comunque non deve percepire alcun trattamento pensionistico) abbia beneficiato “per almeno una mensilità nel primo quadrimestre dell’anno 2022” dell’esonero contributivo pari allo 0,8% “sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore”. Tale esonero è oltretutto riconosciuto a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l'importo di 2.692 euro.
In parole povere il lavoratore dovrà andare a “spulciarsi” le buste paga del periodo gennaio-aprile 2022 e controllare se la suddetta riduzione contributiva dello 0,8% abbia avuto luogo in almeno una di quelle quattro buste paga: se la risposta sarà sì, allora si potrà beneficiare dei 200 euro sulla busta paga del prossimo luglio.
Pensionati
Anche per loro non ci sarà bisogno di fare domanda: sarà l’INPS, infatti, previa verifica dei requisiti, a versare d’ufficio l’indennità di 200 euro sulla mensilità pensionistica di luglio. E a proposito di requisiti, per i pensionati è stato invece mantenuto il tetto dei 35.000 euro annui di reddito quale discrimine fra aventi e non aventi diritto. Tale somma va intesa quale “reddito personale assoggettabile ad IRPEF, al netto dei contributi previdenziali e assistenziali, per l’anno 2021”; quindi temporalmente si tratta del reddito totalizzato dal pensionato nel 2021 e riportato nelle CU INPS 2022, considerando inoltre che non vanno inclusi nel cumulo dei 35.000 euro alcune eventuali fonti di reddito quali “i trattamenti di fine rapporto comunque denominati, il reddito della casa di abitazione e le competenze arretrate sottoposte a tassazione separata”.
Lavoratori autonomi
È la categoria della quale si sa meno perché il legislatore – oltre a stanziare una dotazione finanziaria di 500 milioni per “coprire” l’erogazione del bonus – non ha di fatto delineato nessun identikit riguardo a coloro che ne avranno diritto, derogando anzi ai dicasteri di Economia e Lavoro l’adozione, entro 30 giorni dall’entrata in vigore del Decreto Aiuti, di un provvedimento attuativo ove siano “definiti i criteri e le modalità per la concessione dell'indennità”. È certo in ogni caso che il bonus andrà a esaurimento, essendo appunto finanziato da un Fondo limitato a 500 mln; quindi, a parità di requisiti, anche il fattore tempo con cui i papabili beneficiari faranno domanda potrebbe rivelarsi decisivo.
Lavoratori domestici, disoccupati, percettori di Reddito di Cittadinanza e altri.
Per quanto riguarda i lavoratori domestici, ai fini del bonus viene indicato come unico requisito la presenza “di uno o più rapporti di lavoro alla data di entrata in vigore del presente decreto”: cioè al 18 maggio 2022 (pubblicazione in GU del Dl Aiuti) il lavoratore domestico deve avere almeno un contratto in essere presso una famiglia, in virtù del quale potrà poi fare domanda per ricevere il versamento dei 200 euro (domanda che andrà fatta tramite INPS o Patronato).
Vi è poi tutta una serie di soggetti che dovranno fare domanda per ricevere i 200 euro:
- percettori dell’indennità di disoccupazione Naspi;
- lavoratori che percepiscono l’indennità di disoccupazione agricola di competenza del 2021;
- titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa i cui contratti sono attivi alla data di entrata in vigore del Decreto Aiuti, nonché iscritti alla Gestione Separata, il cui reddito derivante dai suddetti rapporti non sia superiore a 35.000 euro per l'anno 2021;
- lavoratori stagionali del turismo, degli stabilimenti termali, dello spettacolo e dello sport;
- lavoratori stagionali, a tempo determinato e intermittenti che nel 2021 abbiano svolto la prestazione per almeno 50 giornate percependo un reddito, derivante dai suddetti rapporti, non superiore a 35.000 euro;
- gli iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo che nel 2021 abbiano almeno 50 contributi giornalieri versati con un reddito derivante dai suddetti rapporti non superiore a 35.000 euro;
- gli incaricati alle vendite a domicilio con reddito derivante dalle medesime attività, nell'anno 2021, superiore a 5.000 euro, titolari di partita IVA attiva e iscritti alla Gestione separata alla data di entrata in vigore del Decreto Aiuti.
Nuclei beneficiari del Reddito di Cittadinanza
Anche loro potrebbero rientrare fra i destinatari del bonus, che in questo caso verrebbe erogato unitamente alla rata mensile del RdC, ma ad una condizione: ovvero che sussista la compatibilità fra i due benefici, cioè in pratica l’INPS controllerà che nessuno dei componenti del nucleo (già percettore del RdC) sia al tempo stesso destinatario del bonus 200 euro in qualità di dipendente, pensionato, autonomo, disoccupato, ecc.
fonte www.caf.acli.it
I BENEFICI PREVIDENZIALI PER CHI SVOLGE UN LAVORO USURANTE
Il beneficio per coloro che svolgono un lavoro riconosciuto usurante, consiste nella possibilità di accedere a pensione con il vecchio sistema delle quote , se più favorevole rispetto alle regole di pensionamento introdotte con la Riforma Fornero.
Nello specifico gli usuranti possono andare in pensione con una anzianità contributiva minima di 35 anni, una età minima pari a 61 anni e 7 mesi ed il contestuale perfezionamento del quorum 97,6.
Il lavoro notturno
I requisiti sopra indicati si applicano anche ai lavoratori notturni che svolgono attività lavorativa per almeno 3 ore (nell’intervallo ricompreso tra la mezzanotte e le cinque) nell’intero anno lavorativo; oppure per almeno 6 ore (sempre nell’intervallo ricompreso tra la mezzanotte e le cinque) per almeno 78 giorni l’anno.
Se il lavoro notturno è svolto per meno di 78 giorni l’anno, i valori di età e di quota pensionistica sono aumentati di due anni se il lavoro notturno annuo è stato svolto per un numero di giorni lavorativi da 64 a 71 e di un anno se le giornate annue in cui si è svolto il lavoro notturno sono state da 72 a 77.
Da quando spetta la pensione
La pensione decorre, di regola, dal primo giorno del mese successivo al perfezionamento dei requisiti. Si rammenta che la medesima disposizione ha, inoltre, congelato i futuri adeguamenti alla speranza di vita sino al 31 dicembre 2026.
Lavoratori dipendenti con i contributi anche da autonomi
Il beneficio per gli usuranti, come detto, riguarda solo i lavoratori dipendenti. Tuttavia la domanda intesa ad ottenere il riconoscimento dello svolgimento di lavori particolarmente faticosi e pesanti può essere presentata anche da lavoratori dipendenti che raggiungono il requisito contributivo minimo cumulando la contribuzione versata in una delle Gestioni Speciali dei lavoratori autonomi (es. commercianti o artigiani).
In tal caso i requisiti anagrafici sono innalzati rispettivamente di un anno ciascuno e la decorrenza della pensione avviene trascorsi 18 mesi dal perfezionamento dei requisiti, in quanto la liquidazione della prestazione avviene a carico delle gestioni speciali.
Quando presentare la domanda
Per conseguire il beneficio del pensionamento gli interessati devono presentare una apposita domanda alla sede INPS, entro il 1° maggio dell’anno precedente a quello in cui si maturano i requisiti agevolati, volta ad ottenere il riconoscimento di lavoro usurante. Per cui entro il 1° maggio 2022 potevano produrre la domanda i lavoratori che perfezionano i requisiti anagrafici e contributivi nel corso del 2023.
La presentazione della domanda oltre i termini sopra indicati comporta, in caso di accertamento positivo dei requisiti, il differimento del diritto alla decorrenza da uno a tre mesi a seconda dei mesi di ritardo.
Nello specifico il differimento è pari:
1) ad un mese, per un ritardo della presentazione massimo di un mese;
2) a due mesi, per un ritardo della presentazione superiore ad un mese ed inferiore a tre mesi;
3) a tre mesi per un ritardo della presentazione pari o superiore a tre mesi.
Come fare la domanda?
La domanda è telematica e deve essere corredata della documentazione necessaria a dimostrare l’avvenuto svolgimento dell’attività lavorativa usurante.
Le maggiori difficoltà sono legate alla ricerca della documentazione, quando si deve dimostrare un’attività usurante avvenuta nei primi anni di carriera lavorativa può succedere infatti che il tempo trascorso sia tale che la documentazione (la certificazione dei turni) non sia più archiviata o che addirittura non ci sia più il vecchio datore di lavoro.
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fonte www.patronato.acli.it
OLTRE 7 MILIONI GLI ITALIANI SOPRA I 75 ANNI, UN PRIMATO A LIVELLO MONDIALE
LA MAGGIORANZA DELLE PERSONE ANZIANE DESIDERA RIMANERE A CASA PROPRIA PER POTER MANTENERE RAPPORTI SOCIALI E AFFETTIVI, ANCHE GRAZIE ALLE NUOVE TECNOLOGIE
RILEVANTE, TUTTAVIA, IL RISCHIO DI SOLITUDINE E LA NECESSITA' DI UNA RETE DI SORVEGLIANZA FAMIGLIARE-AMICALE-SOCIALE DEGLI ANZIANI SOLI
Sempre più anziani vivono soli: una condizione di fragilità da proteggere, attrezzandosi per prevenire i rischi più frequenti
Tutte le indagini statistiche sono concordi nel considerare gli italiani tra i più longevi al mondo, assieme ai giapponesi. Secondo i dati comunicati dall' ISTAT, le persone over 75 anni di età, residenti in Italia al 1° gennaio 2019, sono 7.058.755, in prevalenza donne (60% dei casi). Sono inoltre 774.528 coloro che hanno superato i 90 anni con una netta prevalenza di donne: il 73%. Sono invece 14.456 le persone residenti in Italia che sempre al 1° gennaio 2019 hanno compiuto i 100 anni di età; donne nell’84% dei casi.
Le statistiche ci dicono inoltre che le donne non solo vivono più a lungo degli uomini ma anche che più frequentemente invecchiano da sole (49,2% contro il 21,7% di uomini), soprattutto le ultraottantenni (55,4% contro 25% degli uomini). Anche in Veneto c'è una grande quantità di anziani soli, perché nubili/celibi (20%), divorziate/i (5%), ma soprattutto perché vedove o vedovi (75%). Sono loro la parte più fragile della società, rappresentata, per lo più, sempre da donne. In valore assoluto gli anziani soli in Veneto sono 421.694, di cui uomini il 32,3% sul totale degli over 65 soli e, più del doppio, il 67,7%, donne. (Spi-Cgil del Veneto, 2018).
Gli anziani “single” spesso vivono in abitazioni troppo grandi per le proprie esigenze, con impianti non a norma, barriere architettoniche e strutture non di rado addirittura fatiscenti, dove possono restare per lungo tempo isolati, senza che nessuno li contatti, rischiando di avere degli incidenti domestici a volte fatali, come purtroppo la cronaca periodicamente ci riporta, anche in Veneto.
L'innalzamento dell’età media è accompagnato da un aumento dei rischi di fragilità e di essere affetti da forme di disabilità e malattie croniche, e pone l'obbligo di assumere una nuova attenzione alla problematica dell'invecchiamento ‘inclusivo' e, in particolare ai rischi dell'invecchiamento a casa propria, soprattutto delle persone che vivono sole.
Ma nonostante questo, secondo “Forbes”, prestigiosa rivista statunitense di economia, il 90% degli anziani, compresi i fragili, preferisce invecchiare a casa propria. La scelta di trascorrere nel proprio alloggio la vecchiaia, fa sì che l’anziano possa restare più a lungo “autonomo” e possa prendere decisioni su come vivere la propria vita. Oltre a questo, permette al soggetto di godere direttamente o attraverso i vari strumenti di comunicazione anche digitale oggi disponibili, di maggiori contatti con i propri familiari e continuare a coltivare le proprie amicizie e i rapporti con i vicini. La casa propria rappresenta un luogo dove l'anziano si sente sicuro e sereno molto più che dentro le mura di una casa di riposo.
Varie ricerche confermano che gli anziani che continuano a svolgere le piccole attività quotidiane nella propria abitazione sono più contenti e dinamici e vivranno per un periodo più a lungo e in serenità.
Vivere in casa propria la vecchiaia rappresenta un sogno anche per gran parte degli italiani. Sono infatti poche le persone che cambiano l’abitazione quando raggiungono un’età molto avanzata: pochi coloro che tornano a vivere con un figlio o una figlia, ma anche i trasferimenti in residenze per anziani. La casa di riposo è vista infatti come un ripiego, quando le condizioni di salute non consentono più di trovare altre soluzioni.
Detto ciò, non possiamo non tener conto, che nel tempo della vecchiaia, soprattutto dopo gli 80 anni, sorgono, problematiche connesse ad una non completa autonomia, alla condizione di fragilità dovuta a pluripatologie croniche e all'affievolirsi della rete familiare e amicale.
Di seguito si propongono tre situazioni che più di altre possono rappresentare, per frequenza o importanza, un rischio per la salute e l'autonomia della persona anziana che vive sola nella propria abitazione, accompagnate da qualche consiglio per la sua sicurezza e il suo benessere sia fisico che psicologico.
- Rischi di cadute e incidenti domestici in casa
Gli incidenti domestici sono ancora più pericolosi per gli anziani, dal momento che questi ultimi impiegano più tempo per recuperare le capacità motorie e il tono muscolare. Inoltre, questi infortuni possono minare la loro indipendenza e dunque impattare fortemente anche sull’aspetto psicologico. Basti pensare alla difficoltà con la quale spesso gli anziani si riprendono dopo la rottura del femore o dell’anca.
Con le dovute attenzioni si può rendere più sicura l’abitazione di una persona anziana che vive da sola in casa e vari sono i consigli che chi si occupa di questi problemi ci può suggerire.
-Organizzare gli oggetti di uso comune in posizioni fisse, facilmente raggiungibili.
-Liberare il più possibile lo spazio nelle stanze ed eliminare gli ostacoli al movimento, i mobili di intralcio al passaggio, i tappeti.
-Se l'abitazione è dotata di scale interne rendere i gradini ben visibili, ad esempio, con dello scotch colorato; valutare eventualmente anche di installare un montascale con seduta; lasciare libere le scale da vasi, piante e qualunque altro oggetto sul quale l’anziano potrebbe inciampare.
-Inserire degli appigli sicuri in bagno per aiutare la persona ad alzarsi, come le maniglie nella doccia, e altri strumenti utili a evitare cadute, come i sedili e i tappetini antiscivolo nella vasca.
-Controllare che gli impianti del gas e dell’elettricità siano a norma, e installare un rilevatore di fughe di gas.
-Munire l'anziano di un dispositivo di telesoccorso che avvisi tempestivamente i familiari in caso di emergenza.
-Raccomandare l'utilizzo del bastone o del deambulatore anche nei brevi spostamenti all’interno della casa.
-Assicurare una illuminazione adeguata, in modo da ridurre il rischio di cadute e di inciampi, posizionando luci a LED nei punti più bui, per gli spostamenti dell’anziano all’interno della casa.
-Prevedere un supporto per le pulizie e le faccende domestiche.
-Utilizzare per la pulizia del pavimento prodotti igienizzanti, come un efficace sgrassatore oppure la candeggina, che assicurano un’accurata detersione e al contempo evitano eventuali scivolamenti.
Furti e truffe agli anziani
Queste spiacevoli situazioni oltre a causare un danno economico all'anziano, possono nuocere anche dal punto di vista psicologico.
E' importante informare l'anziano che vive solo delle insidie che si possono nascondere dietro ai falsi operatori di fornitori di gas, elettricità, compagnie telefoniche, oppure dietro ai finti corrieri. Consigliare all’anziano di non aprire mai la porta (o di interrompere la telefonata, in caso di una truffa telefonica) se non in presenza di un familiare.
Raccomandare all'anziano di evitare di recarsi da solo a ritirare la pensione o a fare prelievi di contanti al bancomat. Dare un supporto (familiare o di un amico fidato) per quanto riguarda la gestione del pagamento delle bollette e, in generale, di tutto l’aspetto economico.
Talune volte può essere utile installare un dispositivo antifurto nell’abitazione, per garantire una maggiore sicurezza.
Solitudine
Un fattore di rischio molto forte per le persone anziane che vivono sole è la “solitudine” intesa come rischio di isolamento fisico ma anche psicologico. Per questo gli anziani vanno spronati a coltivare degli interessi anche attraverso le associazioni e i gruppi presenti sul territorio che si ritrovano per praticare insieme hobby come la lettura, lo sport, la cucina, lo svago e l'arte: tutti modi per tenersi impegnati e circondarsi di amici e di cose belle. Gli studiosi, ci avvertono che la solitudine negli anziani può compromettere la salute mentale e predisporre, a seguito di cattiva alimentazione, incostante assunzione dei farmaci, sedentarietà, al peggioramento di malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione arteriosa e possono portare a morti premature. Queste situazioni sono particolarmente rischiose d'estate e d'inverno quando le temperature e il clima obbligano a ridurre molto le uscite di casa e sono state segnalate anche negli ultimi due anni di pandemia con i periodici lockdown e la necessità dei distanziamenti.
La solitudine negli anziani è una concausa importante della depressione, che si manifesta subdolamente con la mancanza di stimoli e di interesse verso sé stessi e il mondo che li circonda. Gradualmente gli anziani soli possono perdere interesse per il cibo e per la cura del proprio aspetto e della propria salute. Secondo i geriatri, uno dei principali sintomi della depressione è la “sonnolenza diurna negli anziani” che viene spesso sottovalutato da chi ha rapporti con l'anziano e considerato un fatto fisiologico con l'età. La presenza di questo segno, da solo o assieme a quelli appena citati, deve essere considerato con attenzione dal medico curante, dall'assistente sociale o anche dal famigliare o un amico, ogniqualvolta l'anziano che vive solo sia esposto a eventi stressanti (pensionamento, lutti), si trovi in precarie condizioni economiche, soffra di pluripatologie e dolori cronici o abbia una storia di depressione pregressa. Anche perchè, sempre i geriatri avvertono che la depressione senile può essere trattata con tanto più successo, quanto prima viene diagnosticata.
Referendum abrogativi… scopriamo le carte! - Incontro pubblico a Breganze
Si avvicina il 12 giugno, data del referendum abrogativo sulla Giustizia, che prevede cinque quesiti di grande importanza per la vita di ciascun cittadino e per la società. Le ACLI di Vicenza aps credono nell’importanza di fare formazione ed informazione, per questo il territorio si è da subito mobilitato, attraverso i propri circoli.
Così l’8 giugno alle 20 al Circolo Acli di Breganze (Sala Meridiana), in Piazza Mazzini n. 43 a Breganze, avrà luogo l’incontro pubblico: “Referendum abrogativi… scopriamo le carte!”, con l’intervento dell’avv. Elisabetta Zanon, membro della Presidenza provinciale delle ACLI di Vicenza aps.
Cosa sono i referendum per la Giustizia? Gli italiani dovranno rispondere a cinque quesiti promossi dal Partito radicale. Si va dall’abolizione delle firme per le candidature dei togati al Csm alla valutazione sulla professionalità degli stessi, dalla separazione delle carriere tra giudici e pm alla limitazione della carcerazione preventiva, fino alla legge Severino sull’incandidabilità e la decadenza degli eletti condannati.
Quando si vota? È previsto un quorum? Si voterà domenica 12 giugno, stesso giorno delle elezioni amministrative, che si terranno per rinnovare i sindaci ed i consigli comunali di 970 Comuni italiani, tra cui 21 capoluoghi di provincia e quattro capoluoghi di regione: Catanzaro, Genova, L’Aquila e Palermo. Per la validità della consultazione referendaria è necessario, però, che si rechino alle urne metà degli aventi diritti al voto più uno.
I quesiti. La separazione delle funzioni dei magistrati. Oggi, pm e giudici condividono la stessa carriera e si distinguono solo per funzioni. Il referendum, invece, punta a rendere definitiva la scelta, all’inizio della carriera, di una o dell’altra funzione.
Divieto di candidarsi (“Legge Severino”). Il quesito punta a cancellare la legge Severino, che ha introdotto decadenza e incandidabilità dei condannati in via definitiva per reati gravi contro la Pubblica Amministrazione, fissando inoltre un regime rigoroso per eletti e amministratori locali, non eleggibili o decaduti se condannati in primo grado. Con la vittoria dei sì, tornerebbe in vigore la legge precedente, che prevede l’interdizione dei pubblici uffici come pena accessoria decisa dal giudice.
Limitazione delle misure cautelari. Il referendum sulla limitazione delle misure cautelari punta a limitare i casi in cui è possibile disporre la custodia cautelare, cioè la detenzione degli indagati o impuntati prima della sentenza definitiva. Con la vittoria dei sì, i presupposti che consentono di arrestare qualcuno (prima che sia riconosciuto colpevole) vengono ristretti ai casi di pericolo di fuga, inquinamento delle prove e rischio di commettere reati di particolare gravità, con armi o altri mezzi violenti. La custodia cautelare non sarà confermata per il reato di finanziamento pubblico dei partiti.
Le liste dei candidati al Consiglio Superiore della Magistratura. Il quesito riguarda le norme che regolano l’elezione della componente togata nel Csm: se vincessero i sì, sparirebbe l’obbligo di 25 firme di magistrati per proporre una candidatura. Secondo i promotori questo limiterebbe il peso delle correnti nel Consiglio Superiore.
Le pagelle degli avvocati ai magistrati. Con un intervento abrogativo di una legge del 2006, all’interno del Consiglio direttivo della Cassazione e dei Consigli giudiziari regionali, gli avvocati potrebbero valutare la professionalità di pm e giudici.
"L'amministratore di sostegno. La tutela delle persone fragili parte dalla famiglia" il 27 maggio ore 17.30 a Valdagno
"L'amministratore di sostegno. La tutela delle persone fragili parte dalla famiglia" è il tema dell'incontro promosso dalle ACLI di Vicenza aps in programma venerdì 27 maggio alle 17.30 al Circolo Acli di Valdagno in Piazza del Mercato n. 4.
A condurre il pomeriggio di approfondimento, che è finanziato con fondi del 5 per mille dell'Irpef - annualità 2020, sarà l'avv. Alessandra Visonà.
L'amministratore di sostegno è una figura istituita dalla legge n. 6/2004 per tutelare e assistere chi non riesce a provvedere ai propri interessi, in ragione di una infermità o menomazione fisica o psichica anche temporanea o parziale. Nel corso dell’incontro l’avv. Visonà esaminerà compiutamente questa opportunità offerta e sarà disponibile al dibattito con i presenti in sala.
Ucraina: uniti nella speranza. Una testimonianza di storia civile ed ecclesiale
"Ucraina: uniti nella speranza. Una testimonianza di storia civile ed ecclesiale" è il tema dell'incontro promosso dai Circoli Acli della Zona di Bassano del Grappa, in programma martedì 24 maggio alle 20.30 alla Cappella del Centro Giovanile di Bassano del Grappa, in Piazzale Cadorna n. 34/A.
Relatore della serata sarà il rev. Vasyl Kyshenyuk, presbitero responsabile delle Comunità greco-cattoliche ucraine di Vicenza e di Bassano del Grappa.
Introdurrà la serata don Andrea Guglielmi, Arciprete Abate di Bassano del Grappa. Le conclusioni sono affidate a Carlo Cavedon, presidente provinciale delle ACLI di Vicenza aps. L'incontro sarà moderato dal giornalista Lorenzo Parolin.
Referendum abrogativi… scopriamo le carte! - Incontro pubblico a Bassano del Grappa
Si avvicina il 12 giugno, data prevista per il referendum abrogativo sulla Giustizia, che prevede cinque di grande importanza per la vita di ciascun cittadino e per la società. Le ACLI di Vicenza aps credono nell’importanza di fare formazione ed informazione, per questo il territorio si è da subito mobilitato, attraverso i propri circoli.
Così il 6 giugno alle 20.30 al Circolo Acli di Bassano del Grappa, in via Ognissanti n. 2/B – stanza E – Bassano del Grappa, avrà luogo l’incontro pubblico: “Referendum abrogativi… scopriamo le carte!”, con l’intervento dell’avv. Elisabetta Zanon, membro della Presidenza provinciale delle ACLI di Vicenza aps.
Cosa sono i referendum per la Giustizia?
Gli italiani dovranno rispondere a cinque quesiti promossi dal Partito radicale. Si va dall’abolizione delle firme per le candidature dei togati al Csm alla valutazione sulla professionalità degli stessi, dalla separazione delle carriere tra giudici e pm alla limitazione della carcerazione preventiva, fino alla legge Severino sull’incandidabilità e la decadenza degli eletti condannati.
Quando si vota? È previsto un quorum?
Si voterà domenica 12 giugno, stesso giorno delle elezioni amministrative, che si terranno per rinnovare i sindaci ed i consigli comunali di 970 Comuni italiani, tra cui 21 capoluoghi di provincia e quattro capoluoghi di regione: Catanzaro, Genova, L’Aquila e Palermo. Per la validità della consultazione referendaria è necessario, però, che si rechino alle urne metà degli aventi diritti al voto più uno.
I quesiti
La separazione delle funzioni dei magistrati. Oggi, pm e giudici condividono la stessa carriera e si distinguono solo per funzioni. Il referendum, invece, punta a rendere definitiva la scelta, all’inizio della carriera, di una o dell’altra funzione.
Divieto di candidarsi (“Legge Severino”). Il quesito punta a cancellare la legge Severino, che ha introdotto decadenza e incandidabilità dei condannati in via definitiva per reati gravi contro la Pubblica Amministrazione, fissando inoltre un regime rigoroso per eletti e amministratori locali, non eleggibili o decaduti se condannati in primo grado. Con la vittoria dei sì, tornerebbe in vigore la legge precedente, che prevede l’interdizione dei pubblici uffici come pena accessoria decisa dal giudice.
Limitazione delle misure cautelari. Il referendum sulla limitazione delle misure cautelari punta a limitare i casi in cui è possibile disporre la custodia cautelare, cioè la detenzione degli indagati o impuntati prima della sentenza definitiva. Con la vittoria dei sì, i presupposti che consentono di arrestare qualcuno (prima che sia riconosciuto colpevole) vengono ristretti ai casi di pericolo di fuga, inquinamento delle prove e rischio di commettere reati di particolare gravità, con armi o altri mezzi violenti. La custodia cautelare non sarà confermata per il reato di finanziamento pubblico dei partiti.
Le liste dei candidati al Consiglio Superiore della Magistratura. Il quesito riguarda le norme che regolano l’elezione della componente togata nel Csm: se vincessero i sì, sparirebbe l’obbligo di 25 firme di magistrati per proporre una candidatura. Secondo i promotori questo limiterebbe il peso delle correnti nel Consiglio Superiore.
Le pagelle degli avvocati ai magistrati. Con un intervento abrogativo di una legge del 2006, all’interno del Consiglio direttivo della Cassazione e dei Consigli giudiziari regionali, gli avvocati potrebbero valutare la professionalità di pm e giudici.
Referendum abrogativi… scopriamo le carte! - Incontro pubblico a Schio
Si avvicina il 12 giugno, data prevista per il referendum abrogativo sulla Giustizia, che prevede cinque di grande importanza per la vita di ciascun cittadino e per la società. Le ACLI di Vicenza aps credono nell’importanza di fare formazione ed informazione, per questo il territorio si è da subito mobilitato, attraverso i propri circoli.
Così il 28 maggio alle 18 a Palazzo Boschetti, in via Cavour n. 5 a Schio, avrà luogo l’incontro pubblico: “Referendum abrogativi… scopriamo le carte!”, con l’intervento dell’avv. Elisabetta Zanon, membro della Presidenza provinciale delle ACLI di Vicenza aps.
Cosa sono i referendum per la Giustizia?
Gli italiani dovranno rispondere a cinque quesiti promossi dal Partito radicale. Si va dall’abolizione delle firme per le candidature dei togati al Csm alla valutazione sulla professionalità degli stessi, dalla separazione delle carriere tra giudici e pm alla limitazione della carcerazione preventiva, fino alla legge Severino sull’incandidabilità e la decadenza degli eletti condannati.
Quando si vota? È previsto un quorum?
Si voterà domenica 12 giugno, stesso giorno delle elezioni amministrative, che si terranno per rinnovare i sindaci ed i consigli comunali di 970 Comuni italiani, tra cui 21 capoluoghi di provincia e quattro capoluoghi di regione: Catanzaro, Genova, L’Aquila e Palermo. Per la validità della consultazione referendaria è necessario, però, che si rechino alle urne metà degli aventi diritti al voto più uno.
I quesiti
La separazione delle funzioni dei magistrati. Oggi, pm e giudici condividono la stessa carriera e si distinguono solo per funzioni. Il referendum, invece, punta a rendere definitiva la scelta, all’inizio della carriera, di una o dell’altra funzione.
Divieto di candidarsi (“Legge Severino”). Il quesito punta a cancellare la legge Severino, che ha introdotto decadenza e incandidabilità dei condannati in via definitiva per reati gravi contro la Pubblica Amministrazione, fissando inoltre un regime rigoroso per eletti e amministratori locali, non eleggibili o decaduti se condannati in primo grado. Con la vittoria dei sì, tornerebbe in vigore la legge precedente, che prevede l’interdizione dei pubblici uffici come pena accessoria decisa dal giudice.
Limitazione delle misure cautelari. Il referendum sulla limitazione delle misure cautelari punta a limitare i casi in cui è possibile disporre la custodia cautelare, cioè la detenzione degli indagati o impuntati prima della sentenza definitiva. Con la vittoria dei sì, i presupposti che consentono di arrestare qualcuno (prima che sia riconosciuto colpevole) vengono ristretti ai casi di pericolo di fuga, inquinamento delle prove e rischio di commettere reati di particolare gravità, con armi o altri mezzi violenti. La custodia cautelare non sarà confermata per il reato di finanziamento pubblico dei partiti.
Le liste dei candidati al Consiglio Superiore della Magistratura. Il quesito riguarda le norme che regolano l’elezione della componente togata nel Csm: se vincessero i sì, sparirebbe l’obbligo di 25 firme di magistrati per proporre una candidatura. Secondo i promotori questo limiterebbe il peso delle correnti nel Consiglio Superiore.
Le pagelle degli avvocati ai magistrati. Con un intervento abrogativo di una legge del 2006, all’interno del Consiglio direttivo della Cassazione e dei Consigli giudiziari regionali, gli avvocati potrebbero valutare la professionalità di pm e giudici.
INDENNITÀ DI ACCOMPAGNAMENTO: COME E QUANDO FARE LA DOMANDA
Nel caso in cui una persona inabile chieda di essere riconosciuta quale invalida civile, oppure sia già stata riconosciuta e, con il passare del tempo, le condizioni sanitarie si sono aggravate a tal punto da non poter essere in grado di svolgere autonomamente gli atti della vita quotidiana, è possibile chiedere l’accertamento dell’attuale situazione fisica e sanitaria mediante la domanda di invalidità civile o, se già sottoposta in passato a questo riconoscimento, può presentare domanda di aggravamento.
La domanda
Per essere riconosciuti invalidi civili o per chiedere l’aggravamento rispetto ad un precedente accertamento, bisogna innanzitutto presentare una domanda all’INPS (non all’ASL) e ti consigliamo di presentarla, gratuitamente, tramite la sede del Patronato ACLI più vicina a casa tua.
Per fare la domanda è necessario chiedere al proprio medico di base di redigere e trasmettere all’INPS il certificato medico telematico (documento che il medico rilascia su pagamento della parcella) e farsene dare copia da consegnare agli Operatori del Patronato ACLI.
Attenzione, l’invio del certificato all’INPS da parte del medico non è la domanda di invalidità civile: su questo alcune persone si confondono… la domanda dell’invalidità civile deve essere presentata successivamente ed entro, al massimo 90 giorni, dalla data del certificato medico, altrimenti sarà necessario chiedere un nuovo certificato (è un certificato a pagamento).
Presentata la domanda, verrai convocato presso la Commissione Medico Legale per l’accertamento dell’invalidità civile della tua ASL: la convocazione ha tempistiche diverse a seconda dell’ASL e, spesso, i tempi sono lunghi.
Dopo la visita presso l’ASL riceverai il verbale che riporta quanto accertato dalla Commissione Medica: è un documento importantissimo e, sulla base dei dati presenti, potrai capire quali sono le prestazioni alle quali hai diritto… anche per questa “lettura” non sempre facile, ti consigliamo di rivolgerti agli operatori del Patronato ACLI.
Se è stata riconosciuta la percentuale del 100% con la seguente dicitura “impossibilità a deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore o a compiere autonomamente gli atti quotidiani della vita propri dell’età” allora ci sono le condizioni per il diritto all’indennità di accompagnamento pari a 525,17 euro senza alcun limite di reddito.
Attenzione!! L’indennità è erogata se il richiedente non è ricoverato in strutture con pagamento della retta a totale carico dello Stato (o di Ente pubblico). In questi casi, seppur riconosciuta, l’indennità viene sospesa e non pagata.
Assistenza e consulenza personalizzata
Naturalmente, per districarsi in questo “mondo” delle invalidità, le sedi del Patronato ACLI sono a tua disposizione per un’assistenza e consulenza personalizzata, al fine di poter richiedere le prestazioni alle quali hai diritto sulla base della tua situazione.
Prenota il tuo appuntamento ti aspettiamo!
Raffaele De Leo - fonte www.patronato.acli.it
Le “demenze senili” sotto la lente dei ricercatori
Le “demenze senili” sotto la lente dei ricercatori. Importante saper interpretare bene i risultati degli studi scientifici che in apparenza possono apparire contrastanti: fenomeno in aumento o in diminuzione?
OLTRE UNMILIONE GLI ANZIANI CON QUESTA PATOLOGIA, IN FORMA PIU’ O MENO GRAVE. UN PROBLEMA PER L’ASSISTENZA PUBBLICA E PER LE FAMIGLIE.
ESSENZIALE LO STILE DI VITA PER UNA VECCHIAIA SERENA E ATTIVA
Secondo alcuni dati forniti dall' ISTAT, riferiti al 2019, in Italia, si stima che le demenze senili e l’Alzheimer colpiscano circa 600mila persone tra gli over-65 che vivono in famiglia; ma comprendendo anche gli anziani che risiedono in istituzioni (Rsa e Case di riposo), la cifra supererebbe ampiamente il milione, complessivamente oltre il 7% degli anziani. La quota si attesta al 3% tra gli uomini e al 5,1% tra le donne. Tuttavia la prevalenza triplica tra le ultra ottantacinquenni (15,4%) e raggiunge il 14% tra i coetanei maschi. Si tratta di un grave problema perché il progressivo decadimento delle funzioni cognitive derivante da queste forme morbose neurodegenerative comporta un carico di assistenza particolarmente oneroso anche per i conviventi e i care givers.
Nonostante il progressivo invecchiamento della popolazione generale, sia nei Paesi occidentali che in quelli in via di sviluppo, faccia ritenere queste patologie un problema sempre più rilevante in termini di sanità pubblica, gli studiosi ci dicono che gli stili di vita, l'alimentazione, l'attività fisica e la socializzazione possono svolgere un ruolo molto importante nella loro prevenzione.
Nella lotta contro la demenza, a volte è difficile dire se stiamo vincendo o perdendo la guerra. Alcuni titoli annunciano la notizia che i tassi di demenza stanno diminuendo, mentre altri avvertono che il numero di casi di demenza sta aumentando rapidamente.
In “Harvard Men's Health Watch” (n.7, febbraio 2022) sono riportati, proprio in merito a questo tema, due esempi di risultati di studi tra loro contrastanti.
Uno studio, condotto da ricercatori dell'Università di Harvard e pubblicato online il 1° Luglio 2020 dalla rivista Neurology, ha rilevato “che i tassi di incidenza della demenza sono in costante calo dagli anni '80”. Gli scienziati hanno analizzato i risultati di sette grandi studi a lungo termine che hanno seguito più di 49.000 persone di età pari o superiore a 65 anni negli Stati Uniti e in Europa. I ricercatori hanno calcolato che il tasso di nuovi casi è diminuito del 13% per decennio tra il 1988 e il 2015. Se i tassi continuassero questo calo, hanno detto, 15 milioni di persone in meno negli Stati Uniti e in Europa svilupperebbero la demenza entro il 2040 rispetto a quanto altrimenti previsto.
Perché tale declino? Potrebbe essere collegato a stili di vita più sani e a migliori
trattamenti per l'aterosclerosi dagli ultimi 40 anni. "Trattiamo il colesterolo alto e la pressione sanguigna a un'età più precoce di quella in cui eravamo abituati e incoraggiamo le persone a cambiare stile di vita sano. E tutto ciò che facciamo per ridurre l'aterosclerosi del cuore probabilmente riduce anche l'aterosclerosi nel cervello", afferma l'autrice dello studio Lori Chibnik, della Harvard T.H. Chan School of Public Health.
Un altro studio, pubblicato online il 6 gennaio 2022, da The Lancet Public Health, ha previsto invece “un drastico aumento del numero totale di persone affette da demenza in tutto il mondo”. I ricercatori hanno utilizzato le tendenze previste in alcuni fattori di rischio di demenza - età, obesità, alti livelli di zucchero nel sangue, fumo e livello di istruzione (che colpisce anche il cervello) - per stimare la futura prevalenza della demenza in 195 Paesi e territori. Hanno concluso che il numero di persone di età pari o superiore a 40 anni che vivono con la demenza sarà quasi triplicato nei prossimi tre decenni, soprattutto nei paesi africani e mediorientali. Questo perché, a livello globale, ci saranno molte più persone, in particolare persone di età superiore ai 40 anni, e un aumento di abitudini di vita malsane (meno esercizio fisico, diete più povere).
In realtà i due studi che giungono a conclusioni apparentemente contrastanti vanno a misurare parametri diversi che rendono gli stessi studi tra loro non confrontabili, se non per alcune comuni conclusioni che da un punto di vista pratico e comportamentale, per noi sono molto significative.
Lo studio pubblicato su Neurology ha studiato e rilevato che i tassi di incidenza della demenza stanno diminuendo. "Un tasso di incidenza è la quantità di nuovi casi che ci aspettiamo all'anno, per 100.000 persone nella popolazione".
Lo studio pubblicato su The Lancet Public Health non ha misurato il rischio di demenza; ha semplicemente stimato il numero totale di casi di demenza che vedremmo in un mondo con una popolazione in rapida crescita.
Ma ci sono altre due differenze importanti: lo studio su Neurology si è concentrato sugli Stati Uniti e sull'Europa, mentre lo studio su The Lancet Public Health, ha incluso il mondo intero. Inoltre, lo studio di Neurology era uno studio retrospettivo, cioè ha guardato al passato, vedendo che i tassi erano in calo, mentre lo studio su The Lancet ha guardato avanti, proiettando i casi che potrebbero verificarsi in futuro (con una popolazione totale più numerosa).
Queste considerazioni ci confermano quanto sia importante saper leggere ed interpretare con attenzione qualsiasi studio scientifico.
Un dato comunque, come si è detto, è comune e trova il pieno accordo di entrambi gli studi: invecchiare aumenta la possibilità di contrarre la demenza e il modo migliore per ridurre tale rischio è vivere uno stile di vita sano.
Una relazione della prestigiosa Commissione Lancet, pubblicata l'8 agosto 2020 su The Lancet, ha concluso che il 40% dei casi di demenza potrebbe essere prevenuto o ritardato con un deciso intervento su fattori di rischio che possono essere modificati:
. mantenere un buon controllo dell'ipertensione arteriosa
. curare la menomazione dell'udito
. non fumare
. prevenire l'obesità di mezza età
. prevenire e curare la depressione
. evitare l'inattività fisica
. mettere sotto controllo il diabete
. evitare l'isolamento sociale
. evitare l'eccessivo consumo di alcol
. ridurre i rischi di traumi cranici
. ridurre l'esposizione all'inquinamento atmosferico.
Se impegnarsi su tutti questi fattori di rischio sembra scoraggiante, si noti che altri studi
suggeriscono che lavorare anche solo su alcuni di questi fattori di rischio e scegliere almeno uno o due dei seguenti fattori dello stile di vita su cui concentrarsi quotidianamente, contribuirà a ridurre il rischio di demenza:
. camminare a passo svelto per 30 minuti
. imparare qualcosa di nuovo
. seguire una dieta più sana
. mirare ad almeno sette ore di sonno
. limitare il consumo di alcol
. trascorrere del tempo visitando un amico (di persona o al telefono)
. migliorare l'equilibrio (per prevenire cadute e ridurre il rischio di lesioni alla testa)
. gestire lo stress praticando una qualche forma di meditazione, come lo yoga, il tai
chi o la mindfulness (meditazione)
. smettere di fumare.