Articoli filtrati per data: Novembre 2024
PENSIONE SUPPLEMENTARE: CHI PUÒ FARE DOMANDA
La pensione supplementare spetta ai lavoratori già titolari di pensione quando i contributi ulteriormente versati non sono sufficienti per raggiungere il diritto ad un’altra autonoma prestazione pensionistica. Sempre più spesso ormai i lavoratori svolgono nel corso della loro vita lavorativa differenti attività, le quali danno luogo a posizioni assicurative differenti, presso fondi pensionistici diversi.
Per questo motivo, oltre alle possibilità di esercitare la ricongiunzione, la totalizzazione o il cumulo contributivo, viene concessa la facoltà di chiedere la liquidazione di una pensione supplementare ai lavoratori dipendenti o autonomi del settore privato cui sia stata già liquidata una prestazione previdenziale principale.
Come viene concessa la pensione supplementare
Questa prestazione viene concessa in base ai contributi versati o accreditati nella gestione AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria), a condizione che tali contributi non siano sufficienti per il riconoscimento di un autonomo diritto a pensione.
Si tratta però di un’opportunità che non può essere concessa ai titolari di pensione principale derivanti dalla gestione separata o dalle casse dei liberi professionisti. La pensione di vecchiaia supplementare può essere erogata al compimento dell’età pensionabile di vecchiaia a decorrere dal mese successivo alla presentazione della domanda.
La misura del trattamento supplementare è determinata secondo le normali regole di calcolo della pensione, non è una pensione integrabile al trattamento minimo. La domanda di pensione non prevede il pagamento degli arretrati qualora il diritto fosse stato raggiunto prima dell’invio della richiesta.
La domanda
La pensione supplementare è un trattamento liquidato dall’Inps su esplicita domanda da parte del lavoratore che ha contributi maturati nell’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, vecchiaia e superstiti ma non sufficienti a perfezionare il diritto per un’altra prestazione pensionistica, come la pensione di vecchiaia per esempio.
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Katia Marazzina
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Ripartire dalle persone…
L' estate volge ormai al termine e con esso si riaffacciano all’orizzonte temi caldi mai andati in vacanza, tra tutti la ripresa della scuola e dell’ attività economica a pieno regime. Il secondo anno in stato di emergenza rappresenta un ulteriore stress psicofisico per ciascuno di noi: bambini, anziani, adulti, genitori e non, viviamo da mesi nella preoccupazione di uscire dal tunnel del COVID-19.Indubbiamente la necessità di garantire la salute pubblica è un impegno inderogabile, ma poco o nulla ad oggi si è fatto per lenire altri tipi di ferite, poco visibili inizialmente, ma durature: a solitudine, l’ isolamento relazionale, la povertà economica. I media quotidianamente diffondono bollettini su contagi come se fossimo in uno stato di guerra e manca uno stile, una postura nel divulgare le notizie, perché l’ obbiettivo è la new ad effetto e non la centralità della persona. Occorre, invece, ripartire proprio dalle persone, ascoltando i loro problemi, manifestando particolare vicinanza ai bambini ed agli anziani soli, garantendo protezione alle persone fragili con umanità. Cosa rimarrà tra qualche anno di questa esperienza? Solo macerie di ogni sorta se non saremo stati in grado di ripartire dalle persone. Ciascuno di noi dovrà prodigarsi in questo, a partire dalle istituzioni, chiamate a non dividere i cittadini con provvedimenti normativi, talora discutibili, bensì ad assumersi in toto le proprie responsabilità.
Anziani: con il caldo e le alte temperature aumenta il rischio di disidratazione
I mesi estivi, che per molti rappresentano una occasione di riposo fisico e di svago anche mentale, possono rappresentare per gli anziani e per le persone fragili, seri problemi per la salute, legati al caldo e alle alte temperature, come il rischio di disidratazione cui possono andare incontro sia per un mancato incremento di liquidi quotidiani nella dieta, sia per l'assunzione di farmaci che favoriscono la sudorazione e la diuresi.
Secondo Legambiente, che da vari anni sta monitorando anche gli effetti sulla popolazione delle "ondate di calore”, legate ai cambiamenti climatici, “queste possono avere effetti nocivi soprattutto quando le temperature diurne superano i 35 gradi e quelle notturne non scendono sotto i 25. Nelle aree urbane il caldo oltretutto aumenta per l'effetto di asfalto, auto e sistemi di condizionamento e può arrivare ad aumentare la temperatura anche di 4-5 gradi".
Quando fa caldo, il nostro corpo mette in atto meccanismi autonomi di difesa, e fra questi uno molto importante ed efficace è la sudorazione con la quale otteniamo un abbassamento della temperatura corporea. Ma la perdita di liquidi con la sudorazione deve essere compensata da una adeguata assunzione degli stessi, cosa che di frequente l'anziano dimentica di fare anche perché sente meno la sete. Qualora poi vi siano anche dei seppur modesti disturbi cognitivi, necessita della presenza di qualcuno che lo inviti a idratarsi.
Ci sono comunque dei segnali che possono essere utili nell’osservare un eventuale stato di disidratazione. Bisogna fare attenzione a: sete intensa, eccessiva stanchezza e sonnolenza, insolita irritabilità, confusione mentale, riduzione dell’elasticità della cute, secchezza delle mucose, forte riduzione della quantità di urine.
Alcuni consigli per una dieta equilibrata
No a bevande alcoliche, gassate e zuccherate
Sono necessari almeno 2 litri di acqua al giorno, circa 10-12 bicchieri; fresca ma non ghiacciata. Oltre all’acqua sono ottimi da integrare nella dieta succhi di frutta e tisane tiepide anche se bisogna fare attenzione agli zuccheri che contengono.
Bisogna limitare molto le bevande gassate che possono rendere difficoltosa la digestione e quelle alcoliche. Infatti l'alcool insieme alle alte temperature: dà sonnolenza, rallenta i riflessi peggiorando il torpore e la spossatezza da caldo; non disseta e favorisce la disidratazione; rallenta la digestione aumentando la secrezione gastrica.
Per quanto riguarda l’assunzione di cibi, vanno privilegiate frutta e verdura fresca che contengono sali minerali, vitamine, antiossidanti e sostanze protettive delle membrane cellulari. Non esagerare con la frutta ad alto indice glicemico come il melone e l'anguria, l'uva, le pesche, l'ananas, le banane. Tra i cereali che non mancano mai nella nostra dieta mediterranea meglio privilegiare quelli integrali preziosa fonte di fibra e micronutrienti, come antiossidanti, vitamine, minerali. Sono inoltre una buona fonte di acidi grassi polinsaturi e hanno un più basso indice glicemico.
Oltre a questo, è importante che i pasti contengano legumi, uova, pesce (merluzzo, salmone, tonno e pesce azzurro), carne bianca e in minor quantità anche rossa. Anche i formaggi e i latticini possono far parte di una dieta estiva purché si assumano in quantità moderata, preferendo quelli magri. Vanno evitati i pasti abbondanti, eventualmente frazionarli.
Bisogna evitare di uscire da casa nelle ore più calde e l'esposizione al sole; chi è fedele nella pratica di esercizi fisici quotidiani deve ridurne ulteriormente l'intensità e distribuirli in più sedute; le piacevoli camminate vanno riservate solo alle ore più fresche della giornata. Va utilizzata con moderazione l'aria condizionata, evitando eccessivi sbalzi termici tra esterno e interno delle abitazioni.
FAP Acli Vicenza
Le spese per i centri estivi dei figli sono detraibili?
D: Le spese per i centri estivi dei figli sono detraibili?
R: Purtroppo no, al momento per la frequenza dei figli nei centri estivi, colonie, campus, eccetera, la normativa non prevede nessuna detrazione Irpef. Queste spese infatti, con l’attuale categorizzazione degli oneri fiscali ai fini del 730, non potrebbero essere classificate né come frequenza scolastica né come pratica sportiva dilettantistica dei ragazzi. Pertanto, non possono essere indicate nella dichiarazione dei redditi tra gli oneri detraibili o deducibili.
Per maggiore assistenza è possibile rivolgersi al CAF ACLI.
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PRESTAZIONI DI INVALIDITÀ: FACCIAMO CHIAREZZA
Il panorama delle prestazioni previste per gli invalidi è molto vasto e spesso può creare confusione in chi purtroppo si approccia, per necessità, a questo mondo.
Innanzitutto, bisogna distinguere cosa vuol dire “invalidità” dal punto di vista previdenziale e dal punto di vista assistenziale. A fronte delle stesse patologie, le differenze tra i due aspetti sono sostanziali sia per le definizioni del termine e sia per le prestazioni. Bisogna quindi partire dalla definizione dei termini “previdenza” ed “assistenza”.
La previdenza sociale
La “previdenza sociale” è l’impianto legislativo ed organizzativo, istituito dallo Stato ai sensi dell’art. 38 della Costituzione: “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”.
La previdenza sociale si basa su un sistema “assicurativo”, gestito dagli Istituti ed Enti previdenziali, finanziato dai contributi versati da tutti i lavoratori e dalle aziende. I principali Istituti sono:
· l’INPS, che gestisce l’assicurazione I.V.S., per l’Invalidità, la Vecchiaia ed i Superstiti.
· l’INAIL, che gestisce l’assicurazione per gli infortuni e le malattie professionali.
Come qualsiasi assicurazione, il sistema previdenziale, a fronte dei contributi versati, eroga le prestazioni economiche ai propri assicurati che si trovano in situazione di bisogno e possono fare valere determinati requisiti.
L’assistenza sociale
Il ruolo dell’assistenza sociale è definito anch’esso nell’art. 38 della nostra Costituzione: “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. […] Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale”.
Nell’ambito dell’assistenza sociale i compiti sono affidati alla Pubblica Amministrazione, nei suoi vari livelli territoriali, consistenti nella fornitura di prestazioni, normalmente gratuite, dirette all’eliminazione delle disuguaglianze economiche e sociali all’interno della società.
Differenze tra l’Invalidità “previdenziale” e l’invalidità “assistenziale”
· Sotto l’aspetto “previdenziale”, oltre allo stato sanitario del soggetto, per avere diritto ad una prestazione bisogna intanto che la persona sia “assicurata”, quindi che siano stati versati i contributi previdenziali, e che la propria patologia comporti una riduzione delle capacità lavorative e di guadagno.
· Sotto l’aspetto “assistenziale”, l’eventuale diritto alle prestazioni non dipende dall’aspetto assicurativo, quindi contributivo, ma dal quadro socio-sanitario del soggetto e dalle sue condizioni reddituali.
In conclusione, due persone con la stessa patologia possono trovarsi in condizioni diametralmente diverse dal punto di vista socio-economico. Illustreremo quindi le diverse prestazioni di invalidità “previdenziale” e di invalidità “assistenziale” in altre due news che troverete sul nostro sito.
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Fonte: Patronato Acli nazionale - Raffaele De Leo
Qualità dell'aria e Viabilità: due indicatori importanti di città vivibili anche per gli anziani
La provincia vicentina si qualifica al penultimo gruppo per qualità dell’aria
Alcune indicazioni pratiche per limitare i pericoli dell’inquinamento ambientale
L'Obiettivo 11 di Sviluppo Sostenibile proposto dalla “Agenda ONU 2030”, si propone di “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”. Questo obiettivo considera ben 17 indicatori su vari aspetti della “vivibilità” nelle città, tra cui: la raccolta differenziata dei rifiuti, i trasporti e la viabilità, la copertura artificiale del suolo, la popolazione esposta a rischio frane e alluvioni e le violenze sessuali denunciate. Ma il maggior numero di indicatori riguarda la qualità dell’aria urbana misurata in numero di superamenti giornalieri e annuali delle concentrazioni di particelle PM 10 e 2,5, di Ossidi di azoto e numero giorni di superamento delle concentrazioni di Ozono che possono diventare un rischio per la salute dei cittadini.
Vi rimandiamo ai dati puntuali dei capoluoghi di provincia del Veneto consultando il sito di Veneto Sostenibile (https:// venetosostenibile.regione.veneto.it/dati-territoriali), che illustra e aggiorna anche la Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile.
Esaminando solo alcuni dei primi 7 indicatori che analizzano la qualità dell’aria che si respira nei nostri territori, riscontriamo la presenza eccessiva di sostanze che non sono proprio salutari per il nostro organismo, specialmente per i più fragili, bambini, anziani e i portatori di patologie croniche respiratorie e cardiovascolari. La nostra provincia, rispetto alle altre province italiane, viene classificata al penultimo gruppo (quello arancione, fra 91 e 97) soprattutto “per aver superato più volte il numero limite giornaliero previsto per le PM10”. L’importanza di questi dati ha spinto la Provincia di Vicenza a promuovere un “Patto dei Sindaci per la Qualità dell’Aria ” che ha lo scopo di "arrivare al 2030 con una diminuzione di particelle e di ossidi di almeno il 40%”. Sempre la Provincia ha anche il compito di analizzare le emissioni inquinanti, ripartite per settori economici, di tutti i 114 Comuni della Provincia, condividendone i risultati al pubblico. Chi fosse interessato ad approfondire l'analisi di alcuni dei dati, può consultare il video qui sotto, che offre un confronto dei dati tra 3 Comuni della Provincia con oltre 15 mila abitanti, dove si può leggere anche i dati di prevalenza delle diverse componenti – residenziale, veicolare, industriale, agricola – che causano l'inquinamento dell'aria.
Ma ora siamo in estate e l'argomento smog sembra quasi scomparso dall'attenzione dei media. Eppure è proprio d'estate che si verificano i picchi maggiori di un inquinante dell'aria particolarmente tossico e irritante per le alte e basse vie respiratorie in particolare di bambini e anziani. L' Ozono (O3) si produce dalla serie di reazioni che avvengono fra gli ossidi di azoto e gli idrocarburi incombusti, in presenza di luce solare (inquinanti secondari). L’insieme dei prodotti di queste reazioni viene definito smog fotochimico o smog estivo, una forma di inquinamento particolarmente dannosa. Congiuntiviti, riniti, laringiti, bronchiti e asma sono le manifestazioni cliniche più frequenti.
Ma sono ben documentati anche danni alle piante, diminuzione dell’assorbimento della CO2 con riduzione della fotosintesi, della riproduzione e della crescita.
Secondo gli ultimi dati ufficiali di Arpav (sul cui sito si possono trovare anche dati molto recenti relativi ai vari Comuni), il valore obiettivo per la protezione della salute umana, che equivale a 120 μg/m3 come massima giornaliera della media mobile 8 ore, a Vicenza città, nel 2019 è stato superato per 58 giorni nelle registrazioni delle centraline presso Quartiere Italia e per 53 giorni presso quelle dei Ferrovieri. La normativa prevede un massimo di 25 giorni di superamento, riferiti ad un anno, e calcolati come media sul triennio, a partire dal 2013, con riferimento al triennio 2010-2012. Dal calcolo della media dei superamenti riferita all’ultimo triennio 2016-2018, risultano rispettivamente 51 giorni presso Quartiere Italia e 55 giorni presso Ferrovieri, dati anche questi entrambi superiori al valore obiettivo di 25 superamenti/anno previsto dal D.Lgs. 155/2010
Vale pertanto la pena ricordare alcune precauzioni da adottare, soprattutto dalle persone anziane, proprio in queste settimane più calde dell'anno in cui le concentrazioni di ozono all'esterno delle abitazioni, sono più elevate:
- ventilare gli ambienti domestici nelle ore più fresche della giornata, specialmente quelle del primo mattino;
- i bambini e gli anziani dovrebbero evitare di svolgere lavori o attività pesanti o passeggiate all'aperto e attività sportive tra le ore 11 e le 18;
- in ambiente urbano e nelle stesse ore di massima insolazione è opportuno, per tutti, evitare di svolgere attività fisiche molto intense all'aperto, oppure sostituirle con attività a bassa intensità, ad esempio camminare piuttosto che correre, pedalare lentamente in zone a bassa circolazione di traffico ed evitare in ogni caso inutili sforzi fisici.
Con riferimento agli altri indicatori dell'obiettivo 11, la viabilità, il traffico, i rifiuti e i rischi ambientali, questi ultimi non sono sufficientemente valutati, eppure possono nascondere rischi che periodicamente si concretizzano: pensiamo all’alluvione del 2010 ed altri fenomeni estremi come le improvvise e ricorrenti “bombe d'acqua” che colpiscono con sempre maggior gravità; non dimentichiamo neanche il rischio terremoto, soprattutto per porre l’accento sullo stato di manutenzione di molti edifici pubblici, in primis le scuole.
Il traffico sembra essere il principale imputato, e non solo come causa di inquinanti atmosferici ma anche come rischio di incolumità per pedoni soprattutto se anziani che vedono ridotte anche per questo le opportunità di muoversi fuori casa e mantenere attive relazioni amicali e sociali.
Se da un lato è evidente che la prevenzione dei danni dovuti all'inquinamento dell'aria che in Italia sono causa ogni anno di circa 80 mila decessi, è necessario adottare strategie e politiche ambientali che vanno oltre le competenze delle amministrazioni locali: comuni e Regione potrebbero invece intervenire in modo significativo per rispondere ai bisogni della popolazione anziana e non solo di questa, per una città vivibile, agendo proprio sulle condizioni di mobilità. I quartieri dovrebbero essere dotati di linee di trasporto pubblico adeguate e ben connesse; abbordabili economicamente, affidabili e frequenti (compresi i servizi notturni e durante i fine settimana), in particolare per le destinazioni chiave come ospedali, presidi sanitari e amministrativi, parchi pubblici, centri commerciali, banche e centri per anziani; dotate di veicoli facilmente accessibili, con il pianale abbassabile, con scalino basso e con sedili ampi e alti, puliti e soggetti a una buona manutenzione, con indicazioni chiare del numero della linea e della destinazione; con servizi di trasporto specializzati per le persone disabili e con un numero di corse adeguato ad evitare il superaffollamento.
Strategie e scelte in un settore strategico per la vivibilità delle nostre città, non impossibili e che andrebbero a qualificare le politiche urbane dei Comuni e la vita degli anziani.
Rimborso cassa colf per coronavirus a sostegno dei lavoratori iscritti
Il fondo Cassa Colf ha previsto dei particolari rimborsi economici a sostegno dei lavoratori iscritti che, a causa del virus covid-19, hanno avuto la necessità di rispettare periodi di quarantena, o sono stati ricoverati, oppure hanno dovuto accedere a prestazioni mediche specialistiche per se stessi o per i propri figli.
Nello specifico, il fondo ha previsto:
- indennità giornaliere in caso di ricovero ospedaliero e in caso di convalescenza;
- indennità per i figli a carico;
- rimborsi per materiale sanitario riabilitativo;
- rimborsi per visite domiciliari.
1. Indennità giornaliere in caso di ricovero, convalescenza o quarantena domiciliare preventiva.
Il fondo ha disposto per i lavoratori iscritti una diaria in caso di ricovero ospedaliero o quarantena domiciliare dovuti al contagio (o sospetto contagio) da coronavirus.
In caso di ricovero ospedaliero, tale indennità sarà del valore di 40,00 euro per ciascuna notte per un periodo non superiore a 50 giorni.
Nel caso di quarantena domiciliare, certificata dal medico curante, il lavoratore potrà richiedere la diaria per un periodo non superiore a 14 giorni.
Per poter richiedere la diaria è necessario inviare, assieme alla modulistica di richiesta, il referto del tampone che attesti la positività al virus COVID-19, rilasciato dalle sutorità competenti su conferma del Ministero della Salute e/o dell'Istituto Superiore di Sanità.
2. Indennità per figli a carico.
Ai lavoratori iscritti viene messo a disposizione un rimborso una tantum del valore di 200,00 euro per le spese sostenute per i figli (babysitting, assistenza domiciliare a figli non autosufficienti, bonus spesa per gli alimenti dei figli).
3. Rimborsi per materiale sanitario riabilitativo, prestazioni mediche psicologiche e visite domiciliari.
I lavoratori iscritti potranno richiedere un rimborso in caso di spese sostenute per l'acquisto di materiale sanitario riabilitativo, prestazioni psicologiche o psicoterapeutiche e visite specialistiche a domicilio.
A ulteriore sostegno dei lavoratori, la Cassa Colf mette a disposizione un servizio gratuito di teleconsulto.
La richiesta per ottenere i rimborsi Cassa Colf per coronavirus deve essere inviata, unitamente alla documentazione prevista, dal Lavoratore iscritto entro 12 mesi dalla conclusione dell'evento.
A differenza degli altri benefici offerti dal fondo (per i quali è necessario siano stati versati i contributi contrattuali per 4 trimestri consecutivi e raggiunta la soglia minima di versamento pari a 25 €), per favorire l'accesso alle prestazioni legate al coronavirus, la Cassa richiede la presentazione di almeno 2 trimestri di contribuzione, la cui somma non deve essere inferiore ad € 8.
È possibile effettuare la richiesta compilando il Modulo COVID-19 che si può trovare nella sezione Modulistica del sito della Cassa colf http://www.cassacolf.it/
Le prestazioni Covid-19 saranno attive per tutti gli eventi accaduti entro il 31/10/2021.
Per tutti i dettagli sul valore e sulla frequenza dei rimborsi, è possibile consultare la sezione apposita del sito della Cassa Colf.
Bonus colf e badanti, fino a 3.600 euro per datori di lavoro non autosufficienti: cos’è e a chi spetta
Con il comunicato del 14 luglio, Cassacolf annuncia l’avvio del bonus colf e badanti e offre indicazioni su come funziona il rimborso destinato ai datori di lavoro non autosufficienti che si trovano nella necessità di essere aiutati in casa da un assistente familiare.
Il rimborso può arrivare a 3.600 euro complessivi e corrisponde a 300 euro al mese per un massimo di 12 mesi consecutivi.
La prestazione spetta al datore di lavoro iscritto alla Cassa che presenti, però, le seguenti caratteristiche:
- una patologia certificata di non autosufficienza permanente;
- il versamento di almeno un anno di contribuzione in favore della Cassa;
- 67 anni compiuti al momento dell’iscrizione alla Cassa.
Cassacolf, per verificare la sussistenza di questi requisiti, incaricherà un medico con specifica esperienza che analizzerà le richieste.
Il medico incaricato si pronuncerà sulla base della documentazione allegata alla domanda che certifichi lo stato di non autosufficienza permanente del richiedente.
La Cassa potrà comunque richiedere la cartella clinica e ogni altra documentazione aggiuntiva in originale per provare la patologia.
In particolare, per non autosufficienza la Cassa intende uno stato d’incapacità fisica che impedisce di svolgere le semplici azioni di vita quotidiana, come ad esempio:
- lavarsi;
- vestirsi e svestirsi;
- usare i servizi;
- nutrirsi.
Per ciascuna di queste attività il medico valuterà il grado di autonomia assegnando un punteggio. Lo stato di non autosufficienza permanente viene riconosciuto quando la somma dei punteggi raggiunge almeno 40 punti.
Bonus colf e badanti: come richiedere il rimborso fino a 3.600 euro
Quando si sia verificata la perdita dell’autosufficienza in modo permanente, il richiedente o il suo rappresentante che vuole ottenere il bonus colf e badanti deve fare domanda per iscritto a Cassacolf e inviarla al seguente indirizzo di posta elettronica:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
All’istanza dovranno essere allegati i seguenti documenti:
- il questionario di valutazione compilato dal medico curante che attesti la perdita di autosufficienza permanente integrato da una relazione medica sulle cause di tale perdita;
- la documentazione in possesso del richiedente necessaria per la valutazione degli stati patologici da cui è affetto.
Dalla data di ricevimento di tale documentazione decorre il periodo di accertamento da parte di Cassacolf che, in ogni caso, non può superare i 60 giorni.
Ultimati i controlli, la Cassa comunica per iscritto al richiedente, se riconosce o meno lo stato di non autosufficienza permanente.
In caso di esito positivo della richiesta, il bonus verrà riconosciuto dal mese successivo a quello di presentazione della domanda.
Nel link seguente si allega il modulo messo a disposizione da Cassacolf per compilare la domanda a cui è allegato anche il questionario di valutazione sulla non autosufficienza permanente che deve essere utilizzato dal medico curante.
ATTENZIONE: Se sono stati versati contributi contrattuali per 4 trimestri consecutivi e raggiunta la soglia minima di versamenti pari a € 25, il datore di lavoro avrà diritto alle seguenti prestazioni.
Si potranno verificare l’importi pagati di Cassacolf direttamente sui bollettini INPS
L’importo pagato di Cassacolf all'interno del Mav si trova associato al codice “F2”.
Perché potrebbe essere obbligatorio e/o conveniente presentare la dichiarazione dei redditi 730/2021 al CAF ACLI?
- potrebbe essere OBBLIGATORIO presentare la dichiarazione dei redditi nei casi in cui l’eventuale CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI sia stata percepita non direttamente attraverso il datore di lavoro ma attraverso l’INPS o dall’FSBA (nel caso dei dipendenti delle imprese artigiane): in questo caso il lavoratore avrà 2 CU da conguagliare obbligatoriamente nel 730/2021;
- potrebbe essere CONVENIENTE nel caso di cui sopra presentare la dichiarazione dei redditi al CAF ACLI e non attraverso l’uso della precompilata dell’Agenzia delle Entrate in quanto in caso di periodi di lavoro “particolari” (sovrapposti, ecc.) nella dichiarazione precompilata dell’Agenzia delle Entrate i GIORNI DI LAVORO NON VENGONO COMPILATI, circostanza che potrebbe fare perdere le detrazioni a favore del lavoratore dipendenti e i bonus fiscali (ex Renzi, trattamento integrativo);
- potrebbe essere COMUNQUE OBBLIGATORIO E/O CONVENIENTE presentare la dichiarazione dei redditi al CAF ACLI anche in assenza di cassa integrazione per verificare l’esatta attribuzione delle detrazioni e dei bonus fiscali in quanto da una parte dal 01/07/20 l’ex bonus fiscale Renzi da € 80 è divenuto pari ad € 100,00 e viene attribuito fino ad un reddito complessivo più alto (€ 28000,00) rispetto al limite precedente (€ 26600,00). Non solo: in ogni caso, superato questo limite, spetta, fino ad € 40000,00 di reddito complessivo, un’ulteriore detrazione di lavoro dipendente.
Occorre verificare se, nel passaggio dall’01/07/20 dal “vecchio” al “nuovo” bonus, queste detrazioni e/o bonus siano stati correttamente attribuiti.
Inoltre il decreto Rilancio ha introdotto un meccanismo di salvaguardia per i lavoratori i quali si sono visti diminuire gli importi percepiti a seguito della crisi economica determinata dal corona Virus: l’attribuzione dei Bonus fiscali spetta sulla base non del reddito effettivamente percepito, ma del reddito “potenziale” che sarebbe stato percepito se le ore lavorate non fossero effettivamente diminuite a causa della crisi economica.
Conviene sempre presentare le CU 2021 relative ai redditi percepiti nell’anno 2020 nei nostri uffici in modo da verificare l’eventuale obbligo e/o convenienza a presentare la dichiarazione dei redditi.
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