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Articoli filtrati per data: Novembre 2024

L’Assegno Unico per i figli minori è legge ma, attenzione, non sostituisce l’Assegno al nucleo familiare!
È una nuova prestazione di sostegno per le famiglie, con figli minori, che finora non avevano la possibilità di chiedere l’assegno al nucleo familiare (ANF), come lavoratori autonomi o disoccupati.
L’assegno è stato introdotto in via temporanea per il periodo dal 1° luglio al 31 dicembre 2021 in attesa di nuove normative che regolino stabilmente queste tipologie di aiuto economico alle famiglie.

Requisiti
Per chiedere l’assegno unico è necessario che il richiedente possa far valere, congiuntamente, i seguenti requisiti:

1. Requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno
o essere cittadino italiano o di uno Stato dell’Unione Europea, o suo familiare, titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero essere cittadino di uno Stato non appartenente all’Unione Europea, in possesso del permesso di soggiorno UE per lungo periodo o per motivi di lavoro o di ricerca della durata di almeno sei mesi
o essere soggetto al pagamento dell’IRPEF in Italia
o essere domiciliato e residente in Italia ed avere figli minori di 18 anni a carico
o essere residente in Italia da almeno due anni, non continuativi, ovvero essere titolare di un contratto di lavoro a tempo determinato o indeterminato di almeno sei mesi

2. Situazione economica
o Il nucleo familiare del richiedente deve avere un’attestazione ISEE in corso di validità (vedi elenco documenti)

L’assegno unico è compatibile con il Reddito di Cittadinanza e con altri aiuti economici per i figli minori erogati dagli enti pubblici locali.

Importi
L’importo dell’assegno unico è determinato sulla base dell’attestazione ISEE:
• Si parte da una prima fascia, con ISEE fino a 7.000 euro, di un assegno mensile per ogni figlio minore pari a 167,5 euro per i nuclei con due figli minori o di 217,8 euro per quelli con tre figli minori.
• L’assegno unico si riduce in proporzione al crescere del livello ISEE, fino ad arrivare, per ogni figlio minore, a 30 euro mensili per i nuclei con due figli minori o di 40 euro per quelli con tre figli minori, in presenza di un valore ISEE che va da 39.900,01 fino al massimo di 50.000,00 euro

È previsto l’aumento dell’assegno unico di 50 euro mensili per ciascun figlio minore disabile.

Pagamenti
Il pagamento dell’assegno unico avviene con bonifico bancario sul conto corrente del quale il richiedente ha indicato il codice IBAN nella domanda, oppure con bonifico domiciliato. L’assegno unico è esente dall’imposizione delle imposte.

Domanda
L’Assegno Unico per le famiglie sarà attivo a partire dal 1° luglio 2021. La domanda andrà presentata in modalità telematica all’INPS, secondo queste le scadenze:
• Per le domande presentate entro il 30 settembre, verranno pagate le mensilità arretrate a decorrere dal 1° luglio.
• Per le domande presentate dopo il 30 settembre l’assegno decorrerà dal mese di presentazione.

Continuate a seguirci. Nei prossimi giorni vi forniremo tutte le indicazioni operative, non appena l’INPS completerà le istruzioni e aprirà le procedure di acquisizione online delle domande.

Raffaele De Leo
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Lunedì, 14 Giugno 2021 07:08

CERCASI GRETA DISPERATAMENTE

E’ risaputo che la realtà narrata dai media è solo una parziale rappresentazione della stessa, al punto tale che risulta sempre più complesso riuscire a discernere effettivamente lo stato delle cose. Vi sono periodi storici, poi, in cui tale fenomeno è maggiormente evidente: ad esempio nel corso dell’ultimo anno il mondo sembra essere caratterizzato esclusivamente dalla pandemia da Covid-19, oppure nel recente passato dal fondamentalismo terroristico di matrice islamica od ancora dagli insuperabili vincoli di bilancio per gli Stati membri della UE. E’ evidente che un tal modo di fare informazione risponde a delle logiche ben precise, che spesso non sono orientate a fornire un quadro obiettivo della realtà, bensì a formare e ad orientare l’opinione pubblica su obiettivi lungi dall’essere correlati al diritto di cronaca e di informazione.

Dipingere la quotidianità solo all’insegna del negativo fa notizia, rende le persone emotivamente più fragili e, soprattutto, distrae dai problemi veri. Così, nell’ultimo anno, dominato mediaticamente dalla pandemia da Covid-19, in realtà il mondo ha continuato a soffrire per problemi endemici: le guerre, la fame, le diseguaglianze e tra tutti il dramma ambientale. Aldilà delle dichiarazione di intenti, delle conferenze internazionali, perfino delle encicliche papali sul tema ambientale, stiamo assistendo ad un effettivo rallentamento delle misure a contrasto della vera pandemia, quella ambientale destinata a trasformarsi in ecatombe in assenza di una reale inversione di tendenza. Se proviamo a chiederci quanto i dispositivi di protezione individuale, si pensi tra tutti alle emblematiche mascherine mono facciali, hanno contribuito all’innalzamento del livello di inquinamento ambientale o quantomeno ad una crescita dei costi del loro smaltimento, converrete che la realtà non può essere solo quella correlata alla notizia del giorno o alla questione che in questo momento “spacca”. Ovviamente, nessuno mette in discussione la necessità di dover affrontare problemi in ordine alla loro priorità ed in tal senso la pandemia da Covid-19 ha assunto un carattere di assoluta priorità, ma, proprio per questo, non bisogna dimenticare che il tema della sostenibilità ambientale e della reale possibilità di sopravvivenza degli ecosistemi e della specie umana stessa sono la priorità tra le priorità.

Non mancano segnali di speranza: ad esempio l’Italia è al vertice in Europa per l’esperienza dell’economia circolare ed è sempre più diffusa, soprattutto tra i giovani, una forte sensibilità ecologica. Il futuro cammina sulle gambe dei ragazzi ed è per questo che “Cercasi Greta Disperatamente” non è uno slogan, né tantomeno la notizia del giorno, bensì una responsabilità epocale cui l’umanità è chiamata per garantire la sopravvivenza del pianeta e di se stessa.

 

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Lunedì, 14 Giugno 2021 07:01

UNA GENERAZIONE DI “SENIOR DIGITALI”

A SORPRESA…

UNA GENERAZIONE DI “SENIOR DIGITALI”

La pandemia ha favorito l’uso dei mezzi e la frequentazione di internet da parte degli anziani: per rinsaldare i legami famigliari e sociali, per usufruire di servizi utili a mantenere alta la qualità della vita.

Attenzione però alle molte insidie della rete, per questo servono le iniziative della FAP Acli di Vicenza con la palestra digitale

 

 In Italia, paese ancora fanalino di coda, in Europa, nell’alfabetizzazione informatica, si sta affermando una nuova generazione di “senior digitali”. Una platea che in concomitanza con i mesi di lockdown e distanziamento, è diventata sempre più ampia. Un connubio anziani-tecnologie digitali che peraltro si stava già da un po’ affermando in Italia. Infatti, secondo dati Istat, nel 2016, oltre 1 pensionato su 4 (25,6%) nella fascia d’età 65-74 utilizzava internet con regolarità e il 12,6% con frequenza quotidiana. Una cifra sorprendente rispetto al 4,4% di anziani con una minima competenza informatica nel 2003. Da considerare poi che l’uso del web nella fascia d’età 60-64 risultava quasi doppio, al 45,9%. In un prossimo futuro dunque, computer, web e smartphone apparterranno tanto agli anziani quanto alle classi di età più giovani.

Ma qual è la motivazione che spinge tanti senior a cimentarsi con strumenti informatici? In realtà non uno ma molti sono i vantaggi che gli anziani, con il senso pratico caratteristico di chi ha molta vita sulle spalle, hanno intuito possano derivare dall'utilizzo degli strumenti messi a disposizione dal web, per dare un significativo tocco di qualità alla propria vita quotidiana, soprattutto se età e salute cominciano a limitare la loro mobilità.

Infatti, mantenendosi connessi, si possono tener vivi i rapporti con amici e familiari anche a distanza; mantenersi informati sul mondo che ci circonda, leggendo giornali e riviste online; occuparsi di operazioni bancarie o burocratiche; prenotare prestazioni mediche, monitorare le liste d’attesa, pagare il ticket, visualizzare referti, individuare e contattare la farmacia più vicina; e ancora fare acquisti ormai di qualsiasi tipo e a prezzi convenienti sul mercato digitale.

Ma connettersi fa anche bene alla salute mentale, come ormai molti studi confermano, rallentando il fisiologico declino cognitivo: allena la memoria, sviluppa nuove competenze, riduce l'isolamento e favorisce la socializzazione allontanando anche i rischi della depressione senile.

Uno studio condotto nei mesi scorsi da Deloitte, una delle più autorevoli società di consulenza finanziaria e tecnologica a livello mondiale, ha evidenziato un significativo incremento dell'utilizzo di strumenti informatici durante la pandemia da parte della popolazione anziana con risultati sorprendenti. Il 44% dei pensionati europei intervistati e ben il 59% di quelli italiani, costretti all’isolamento e spaventati dal contagio, hanno utilizzato app e servizi digitali come la telemedicina, lo shopping on-line, operazioni bancarie e con la pubblica amministrazione, e strumenti per comunicare a distanza con i propri cari.

Certo, la tecnologia non è solo un elemento positivo. Ha degli effetti collaterali da cui è bene guardarsi. Anzitutto dalla “infodemia”, ovvero quel fenomeno che l’Organizzazione mondiale della Sanità ha definito come «abbondanza di informazioni, alcune accurate e altre no, che rendono difficile per le persone trovare fonti affidabili quando ne hanno bisogno». Una parola che fa riflettere sul potenziale uso eccessivo e sbagliato della tecnologia e i dirompenti effetti che può avere sulla società. La tecnologia può essere un compagno utile e affidabile per la terza età, ma come qualunque altro strumento occorre sapere come rapportarsi a essa per evitarne i potenziali lati negativi: il gioco di azzardo online, e-mail truffa e siti di acquisti facili con richiesta di cedere le proprie coordinate bancarie o altri con informazioni, in particolare mediche, errate o fuorvianti sono pericoli di cui è necessario essere sempre consapevoli quando si accede a Internet. E questo vale anche per gli anziani che potremmo definire “senior digitali” perché frequentano e utilizzano già da tempo gli strumenti digitali, in particolare computer e smartphone, e ne hanno pertanto maggior padronanza.

Il Dipartimento di Scienze economico-aziendali dell’Università di Milano-Bicocca ha pubblicato recentemente i risultati di una interessante ricerca “Senior, competenze finanziarie, nuove tecnologie e Covid-19”, condotta fra un campione di 328 ultrasessantacinquenni del nord Italia, con discrete capacità e conoscenze digitali, sull'uso di strumenti informatici   durante la pandemia. Emanuela Sala, coordinatrice dello studio ha spiegato che l'obiettivo dello studio era “Indagare l'impatto delle relazioni sociali tradizionali e di quelle online, mediate da tecnologia e social network, sul benessere psico-fisico delle persone anziane e su alcuni aspetti correlati, come la solitudine”. Il 43% degli intervistati si è definito fiducioso delle proprie capacità di fare ricerche in rete, e il 40% ha dichiarato di aggiornarsi costantemente sulle nuove tecnologie. Mariangela Zenga, del dipartimento di Statistica, del gruppo di ricerca, ha aggiunto che "questi senior hanno mostrano un comportamento di curiosità e volontà di apprendimento sulle piattaforme online, paragonabile a quello riscontrato in gruppi di adolescenti durante precedenti studi". Inoltre, il 58% degli anziani del campione testato ha dichiarato di possedere un computer se non addirittura due (21%), l’80% ha un cellulare con accesso a internet e il 40 % possedeva anche un tablet. La ricerca, oltre a confermare i vantaggi già sopra elencati derivanti dall'utilizzo di strumenti informatici ha anche  evidenziato alcuni rischi e pericoli e che, nonostante le persone avessero già una certa dimestichezza con gli strumenti digitali rispetto alla media degli anziani d’Italia, gli agguati sono sempre dietro l’angolo:  "circa il 34% ha dichiarato di aver ricevuto email che chiedevano di rivelare le proprie credenziali, il 18% ha acquistato o attivato involontariamente servizi su siti internet o al telefono che poi si sono rivelati delle truffe, scaricando per esempio oroscopi o suonerie". E il 12% ha rivelato che la sua carta di credito è stata utilizzata da terzi in modo illecito. La coordinatrice dello studio ha precisato che dalle risposte date risultava che “questi anziani avevano ben chiaro che i loro dati potevano essere captati e che si ponevano il problema della privacy, ma a volte erano in difficoltà, soprattutto se le informazioni e condizioni poste erano molto contorte e i caratteri molto piccoli". E ha aggiunto che “queste osservazioni dovrebbero essere prese in considerazione da chi gestisce servizi che potrebbero dimostrare maggiori sensibilità nei confronti di questa utenza, evitando barriere, visto che c’è una potenzialità inespressa che dovrebbe essere valorizzata". Ha ricordato anche che “le lamentele maggiori hanno riguardato i siti delle banche - che "continuano a cambiare" - e quello dell’Inps "ancora troppo complesso".

L’interesse per il digitale anche tra gli over 65 ha dunque ricevuto un impulso significativo dai condizionamenti imposti dalla pandemia, evidenziando tutti i benefici ma anche i rischi connessi. Occorre pertanto tanta prudenza accompagnata dalla convinzione che nessuno nasce “imparato” come ci dicevano i nostri professori a scuola. Anche per questo motivo esistono oggi molti programmi e corsi educativi per insegnare agli anziani il corretto uso di Internet, per poter godere al meglio dei suoi benefici senza cadere nelle sue occasionali trappole. Anche Fap Acli di Vicenza propone ai propri soci una “Palestra digitale”, dei corsi, gratuiti, di alfabetizzazione informatica e digitale, che si svolgeranno parte in presenza e parte on-line e che inizieranno nel mese di settembre prossimo. Ma già ora chi fosse e incuriosito o interessato può accedere ai video incontri introduttivi presenti nella nostra “Piattaforma formativa” sempre riservata ai soci.  Clicca qui

 

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Mercoledì, 26 Maggio 2021 09:00

Cos'è?

La Fap Acli di Vicenza ha attivato all’ interno del sito web delle ACLI Vicentine una sezione riservata ai propri soci e dedicata alla formazione permanente. Si tratta di video-incontri su argomenti inerenti la prevenzione delle malattie e la promozione della salute e del benessere psico-fisico attraverso corretti stili di vita. Proporremo anche temi culturali e artistici e argomenti di vita spirituale, di fede e di dottrina sociale cristiana. Approfondiremo anche alcuni importanti problemi che interrogano la nostra società come ad esempio la tutela dell'ambiente, lo sviluppo sostenibile. Proponiamo inoltre incontri di avviamento e addestramento all' utilizzo delle tecnologie digitali che stanno avendo un forte impatto nella nostra vita quotidiana,

L'obiettivo di questa iniziativa è di fornire degli strumenti per aiutarci a invecchiare bene e in salute restando attivi e ancora protagonisti nelle relazioni familiari e sociali.

Se avete anche voi suggerimenti e proposte di argomenti da approfondire, saremo lieti di accoglierli e studiarli con l'aiuto dei nostri esperti.

L’ accesso ai video-incontri formativi potrà essere da voi effettuato in qualsiasi momento della giornata, secondo le vostre disponibilità di tempo, potendoli vedere anche più volte, qualora foste interessati.

Sono già disponibili numerosi video per approfondire il tema di “Invecchiare Bene ed in Salute”, “La Conferenza di Parigi sul Clima”, “La Palestra

Guardate il video-invito qui sotto

 

Cosa bisogna fare per accedere la prima volta alla piattaforma formativa?

 Non è difficile, basta utilizzare un dispositivo digitale (computer, smartphone, tablet e simili) e avere un indirizzo e-mail da comunicarci, insieme ad alcuni dati anagrafici di base che ci permettono di trattare le vostre informazioni in maniera corretta e responsabile.

Premete il pulsante qui sotto per compilare la scheda di partecipazione e ricevere, nel tempo più breve possibile, le credenziali di accesso con le istruzioni

 

 

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Presentando la dichiarazione 730/REDDITI con il nostro aiuto è possibile detrarre le spese d’affitto sostenute esclusivamente per gli immobili adibiti ad abitazione principale. La normativa prevede cinque diverse casistiche di detrazione che variano in funzione dei soggetti che la richiedono e in particolare a seconda del reddito percepito durante l’anno. Inoltre, se il contratto di locazione è intestato a più soggetti, ciascuno di essi può beneficiare della detrazione “pro quota” (cioè in base alla quota del contratto intestata), facendo riferimento al proprio reddito complessivo.

DETRAZIONE PER L'AFFITTO : A CHI SPETTA?

DETRAZIONE IN CASO DI CONTRATTI IN LIBERO MERCATO

La prima casistica è quella della detrazione d’imposta per gli inquilini a basso reddito. Ai contribuenti, infatti, titolari di contratti di locazione stipulati o rinnovati ai sensi della legge 431 del 9 dicembre 1998, spetta una detrazione pari a:

  • 300 euro, se il reddito complessivo non supera la soglia di 15.493,71 euro;
  • 150 euro, se il reddito complessivo è superiore a 15.493,71 euro, ma non alla soglia di 30.987,41 euro.


Se il reddito complessivo supera quest’ultimo importo non spetta alcuna detrazione. Il beneficio può essere fruito anche se il contratto è stato stipulato e automaticamente prorogato prima dell’entrata in vigore della Legge 431/1998, visto che in base all’art. 2, comma 6, si intende rinnovato ai sensi della stessa Legge. Analogamente, la detrazione può essere fruita anche se nel contratto di locazione non è menzionato il riferimento alla Legge. 

DETRAZIONE IN CASO DI CONTRATTI CONCORDATI

Se poi il contratto di locazione viene stipulato sulla base di appositi accordi definiti in sede locale fra le organizzazioni della proprietà edilizia e le organizzazioni dei conduttori maggiormente rappresentative a livello nazionale (cosiddetto “canone convenzionato o concordato"), la detrazione d’imposta è di:

  • 495,80 euro, se il reddito complessivo non supera la soglia di 15.493,71 euro;
  • 247,90 euro, se il reddito complessivo è superiore a 15.493,71 euro, ma non alla soglia di 30.987,41 euro. 

DETRAZIONE PER GIOVANI CHE VIVONO IN AFFITTO

C’è poi la casistica dei giovani che vivono in affitto. Rientrano in questo beneficio i soggetti compresi tra i 20 e i 30 anni, per i quali spetta (per i primi tre anni di canone) una detrazione fissa di 991,60 euro, a patto però che il reddito complessivo non sia superiore a 15.493,71 euro.
 

DETRAZIONE PER CHI TRASFERISCE LA RESIDENZA PER MOTIVI DI LAVORO

La normativa include inoltre il caso di quelle persone che hanno trasferito o trasferiscono la propria residenza nel comune di lavoro o in uno di quelli limitrofi nei tre anni antecedenti a quello di richiesta della detrazione. A vantaggio di questi contribuenti, infatti, è prevista una detrazione:

  • di 991,60 euro, se il reddito complessivo non supera i 15.493,71 euro;
  • oppure di 495,80 euro, se il reddito complessivo è compreso tra i 15.493,72 e i 30.987,41 euro.

Quest'ultima agevolazione, tuttavia, è applicata a condizione che:

  • il lavoratore abbia trasferito la propria residenza nel comune di lavoro o in un comune limitrofo
  • il nuovo comune si trovi ad almeno 100 chilometri di distanza dal precedente e comunque al di fuori della propria regione
  • la residenza nel nuovo comune sia stata trasferita da non più di tre anni dalla richiesta della detrazione.

La detrazione, poi, può essere fruita nei primi tre anni in cui è stata trasferita la residenza. Ad esempio, se il trasferimento della residenza è avvenuto nel 2011, la detrazione verrà applicata in relazione ai periodi d’imposta 2011, 2012 e 2013.

DETRAZIONE PER L'AFFITTO DI STUDENTI FUORI SEDE

C’è infine la casistica dei contratti di locazione stipulati dagli studenti universitari che frequentano atenei situati in Comuni diversi da quello di residenza. La detrazione, in tal caso, spetta nella misura del 19% ed è calcolabile su un importo non superiore a 2.633 euro. La condizione, però, e che gli immobili oggetto di locazione siano situati nello stesso comune in cui ha sede l’università o in comuni limitrofi. Essi inoltre devono essere distanti almeno 100 Km dal comune di residenza. Oltre ai contratti stipulati o rinnovati ai sensi della legge 431 del 9 dicembre 1998, la detrazione si applica anche ai canoni relativi ai contratti di ospitalità, nonché agli atti di assegnazione in godimento o locazione, stipulati con enti per il diritto allo studio, università, collegi universitari legalmente riconosciuti, enti senza fine di lucro e cooperative.

Per i contratti di sublocazione, la detrazione non è ammessa

 

Prendi appuntamento con noi per detrarre subito l’affitto. Contattaci

 

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Calcolo retributivo, contributivo, misto: sono termini che tutti abbiamo sentito e, forse, molti non hanno approfondito perché il momento di andare in pensione è ancora lontano. Ma cosa c’è da sapere su questi sistemi così diversi di calcolo?

Facciamo chiarezza. Il sistema previdenziale italiano prevede ben tre sistemi di calcolo della pensione a seconda del percorso assicurativo e contributivo del soggetto che accede alla pensione. Facciamo il punto su ognuno di questi sistemi per conoscerli meglio e capire con quale dei tre sarà calcolata la tua futura pensione.

Il primo dato discriminante è la data di inizio dei versamenti previdenziali.
• Se non ho mai avuto contributi al 31 dicembre 1995, la mia pensione sarà calcolata con il sistema contributivo

  • Se al 31 dicembre 1995 posso far valere almeno 18 anni di contributi, la pensione sarà calcolata con il sistema retributivoper tutti i periodi maturati fino al 31 dicembre 2011
  • Il sistema misto (retributivo + contributivo)si applica a coloro che avevano meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e, per i periodi successivi al 31 dicembre 2011, anche a coloro che avevano almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995.

Il sistema di calcolo retributivo

Per chi ricade nel sistema retributivo, la pensione è la somma di quote:
• Quota A: è determinata sulla base dell’anzianità maturata al 31 dicembre 1992, dalla media delle retribuzioni, rivalutate, degli ultimi cinque anni
• Quota B: è determinata sulla base dell’anzianità maturata dal 1° gennaio 1993, dalla media delle retribuzioni da lavoro dipendente, rivalutate, degli ultimi dieci anni. Per i lavoratori autonomi si considerano i redditi degli ultimi quindici anni

Il sistema di calcolo contributivo

Il calcolo con il sistema contributivo richiede la determinazione della retribuzione annua (o del reddito di impresa per i lavoratori autonomi) al fine di calcolare la contribuzione di ogni anno sulla base delle seguenti aliquote:
• Per i periodi da lavoro dipendente si considera il 33% della retribuzione imponibile previdenziale
• Per i periodi da lavoro autonomo viene considerata l’aliquota del 20 %, fino al 2011 e, dal 2018 il 24 % del reddito
• Per i periodi di attività parasubordinata e comunque per tutti i lavoratori iscritti alla Gestione Separata INPS, l’aliquota è del 27 % per gli anni 2012/2013 fino ad arrivare al 33% dal 2018

Dopo aver determinato la contribuzione annuale, si deve calcolare il montante contributivo che consiste nella somma dei contributi versati ogni anno, rivalutati applicando il tasso di capitalizzazione. Infine, viene applicato il coefficiente di trasformazione legato all’età del pensionamento ed alla speranza di vita.

Il sistema di calcolo misto

Il sistema misto è prodotto dalla somma, ai fini di un’unica pensione, delle quote calcolate a seconda dei periodi di contribuzione, con il sistema retributivo e con quello contributivo secondo questo schema:

Lavoratori con meno di 18 anni al 31 dicembre 1995
• Calcolo retributivo per le anzianità maturate al 31 dicembre 1995
• Calcolo contributivo per le anzianità maturate dopo 31 dicembre 1995

Lavoratori che al 31 dicembre 1995 avevano almeno 18 anni di contributi
• Calcolo retributivo per le anzianità maturate al 31 dicembre 2011
• Calcolo contributivo per le anzianità maturate dopo 31 dicembre 2011

Informarsi ed essere consapevoli grazie al Patronato ACLI
Gli Operatori del Patronato ACLI sono a completa disposizione per una consulenza su misura inerente la tua futura pensione: sappiamo bene che ogni carriera lavorativa è differente e le esigenze della vita sono diverse! 

Prenota il tuo appuntamento oppure trova la sede a te più vicina, ti aspettiamo!

Fonte: Patronato Acli nazionale - Raffaele De Leo
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Uno stile di vita “neuroprotettivo”: attività fisica, alimentazione corretta, avere cura di sé e coltivare buone relazioni sociali

Anche il nostro cervello subisce, come tutti gli altri organi del corpo, un processo di naturale invecchiamento. Una diminuzione nell’efficienza di alcune funzioni cognitive, come la memoria, l’attenzione e la velocità di elaborazione delle informazioni che si manifesta con più o meno velocità con il passare degli anni. Queste manifestazioni sono fisiologiche e caratteristiche delle fasi avanzate della vita, in cui comunque altre funzioni cerebrali si mantengono integre. La comparsa di ragionamenti scombinati, disturbi del linguaggio, dell'orientamento e disturbi della personalità e del comportamento, caratterizzano invece situazioni patologiche, come i vari tipi di demenza che impediscono alla persona di condurre una vita autonoma. 

Gli studiosi e i ricercatori del settore ci informano che la causa del fisiologico invecchiamento cerebrale ma anche delle demenze patologiche è multifattoriale ed è fortemente legata agli stili di vita di ciascuna persona. Solo per le demenze patologiche si riconosce una componente genetica comunque minoritaria, che va dal 5% per l'Alzheimer al 20% per tutte le altre forme di demenza. Ci avvertono inoltre che l'attuazione di strategie per ritardare il fisiologico invecchiamento cerebrale produce effetti positivi anche in chi possiede alcune varianti genetiche che, come detto, possono aumentare il rischio di sviluppare demenza.

C'è poi unanimità tra gli studiosi di neuroscienze nel definire i comportamenti che possiamo mettere in atto per aiutare il nostro cervello a invecchiare più lentamente e preservare il più a lungo possibile le sue funzioni:

-una regolare attività fisica;

-una alimentazione corretta prevalentemente vegetale, privilegiando i cereali integrali;

-prendersi cura della propria salute fisica (in particolare di obesità e diabete e delle malattie cardiovascolari) e psicologica (ansia e depressione);

-coltivare le relazioni sociali;

-mantenere il cervello allenato e aumentare la propria “riserva cognitiva”.

E’ importante far lavorare il cervello durante tutta la vita, dopo il pensionamento e anche in età avanzata: leggere e studiare, informarsi, viaggiare, coltivare un hobby, cimentarsi in nuove esperienze e, in generale, non smettere mai di essere curiosi e di imparare.

La “riserva cognitiva” è una “dote mentale” che ciascuno di noi può costruirsi nel corso degli anni e che, una volta giunti all’età più avanzata, ha un effetto protettivo contro il declino cognitivo e altre problematiche a carico del cervello. Questa riserva è il risultato dell’accumulo nel tempo di conoscenze ed esperienze cognitivamente stimolanti che si traducono in meccanismi neurofisiologici. Infatti gli studiosi di neuroscienze ci dicono che l’utilizzo regolare delle facoltà cognitive durante la vita permette di stabilire un numero elevato di connessioni sinaptiche (collegamenti) tra i neuroni, le cellule del cervello, le quali diventano utili quando altre si deterioreranno per cause patologiche o connesse all’invecchiamento.

Tenendo conto delle considerazioni appena fatte, e consapevoli che gli incontri formativi, educazionali e culturali in presenza dovranno attendere ancora qualche mese, la Fap Acli di Vicenza ha attivato, all’ interno del sito web delle ACLI Vicentine, una sezione riservata ai propri soci e dedicata alla formazione permanente. Sono già disponibili video-incontri su come   invecchiare bene ed in salute con argomenti inerenti la prevenzione delle malattie e la promozione della salute e del benessere psico-fisico, attraverso soprattutto corretti stili di vita. Sono inoltre già disponibili video-incontri relativi ai temi ambientali e proposte di avviamento e addestramento all' utilizzo delle tecnologie digitali che stanno avendo un forte impatto nella nostra vita quotidiana. Abbiamo altresì già contattato vari esperti che ci proporranno prossimamente approfondimenti su argomenti culturali e artistici, di vita spirituale e di fede.

L'obiettivo di questa iniziativa riservata a tutti i soci della FAP vicentina è di fornire degli strumenti per aiutarci appunto ad invecchiare bene e in salute, restando attivi e ancora protagonisti nelle relazioni familiari e sociali.

Se ci sono suggerimenti e proposte di argomenti da approfondire, saremo lieti di accoglierli e studiarli con l'aiuto dei nostri esperti.

L’ accesso ai video-incontri formativi potrà essere effettuato dai soci FAP, attraverso il sito web delle Acli di Vicenza, cliccando in alto a destra sulla scritta FAP formazione e seguendo le istruzioni fornite. Dopo la registrazione nella piattaforma formativa, i soci FAP potranno vedere i video incontri in qualsiasi momento della giornata, secondo le disponibilità di tempo, potendoli rivedere anche più volte, qualora interessati.

 

 

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Il 2020 ed il 2021 saranno ricordati come un biennio di straordinaria importanza nelle vicende umane, a causa del drammatico manifestarsi della pandemia da Covid-19. In questi giorni il nostro Paese sembra avviarsi al ritorno ad una situazione generale di quasi normalità, per effetto dei positivi dati scientifici correlati alla forte riduzione dei contagi. Cercare di trarre un bilancio di un periodo così travagliato è un tentativo estremamente complesso, ma in primo luogo intendo evidenziare che, a mio avviso, le ferite provocate dall’emergenza Covid-19, con il loro strascico di decine e migliaia di morti in Italia e di milioni nel mondo, rappresenta la punta di un iceberg di sofferenze ancora più profonde e non tracciabili dai tamponi antigenici: lacerazioni psicologiche, drammi economici, deterioramento dei rapporti familiari, difficoltà ad immaginare un futuro e marginalizzazione di anziani e giovani, categorie più di altre colpite da un processo di atomizzazione sociale. Come ACLI di Vicenza aps siamo chiamati a dare ancora più valore alle tipiche fedeltà associative, che da sempre sono orientate al prendersi cura e a valorizzare la persona e le comunità. E’ necessario ripartire, allora, dalla riscoperta della socialità, della solidarietà e del mutuo aiuto tra le persone, dalla bellezza dell’incontro con l’altro e dal carisma che ciascuno può esprimere nel perseguimento del bene comune .

Prima di chiedere alle istituzioni, alla società organizzata ed alle infrastrutture dello Stato orientate alla tutela dei cittadini  in attuazione dei precetti costituzionali, le ACLI di Vicenza aps si interrogano quotidianamente su cosa possono fare per gli altri e la risposta è una sola: rimettere al centro le persone e le comunità e questo, gentili lettori sarà il nostro impegno quotidiano ora e negli anni a venire.

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Lunedì, 17 Maggio 2021 15:52

Stati Generali della natalità

Cari lettori, care lettrici,

lo scorso venerdì 14 maggio si sono svolti a Roma gli Stati Generali della Natalità, un evento promosso dal Forum delle Associazioni Familiari, dove si è discusso di una delle tematiche più importanti per il destino della nostra Italia: il declino demografico.

 

Quale futuro può avere una nazione dove nascono sempre meno bambini e l'aspettativa di vita, fortunatamente, migliora ogni anno? Chi potrà sostenere il sistema di welfare futuro, o il mostruoso debito pubblico italiano, se la forza lavoro sarà insufficiente a generare ricchezza?

 

Tanti quesiti ai quali, esperti e personalità del calibro di Papa Francesco e Mario Draghi, hanno cercato dare risposta. Sicuramente una presa di coscienza importante da parte della classe dirigente di questo Paese che, speriamo, possa far invertire quanto prima una vera e propria trappola demografica che si delinea all'orizzonte.

 

Di seguito potete trovare i link relativi ai vari interventi in modo che possiate approfondire ciò che più vi interessa. 

 

https://www.statigeneralidellanatalita.it/

 

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Il 23 marzo scorso, su iniziativa della vice presidente del Senato Paola Taverna, è nato ”Longevità. Prospettive socio-economiche”, un intergruppo parlamentare  composto dai rappresentanti di varie forze politiche e da numerosi enti e associazioni che da tempo si occupano della tutela degli anziani.  A farne parte è stata invitata anche la Fap- Acli, rappresentata dal Segretario Nazionale, il vicentino Serafino Zilio.

La  vice presidente del Senato ha richiamato e commentato il disegno di Legge già depositato da mesi presso il Senato, che si propone di far introdurre all’art. 31 della Costituzione gli anziani quale ulteriore categoria nei cui confronti la Repubblica assume l’impegno di intervenire fattivamente, tutelandoli e sostenendoli. “Vogliamo inserire all'art.31 un diretto richiamo alla persona anziana, vogliamo favorirne la più ampia partecipazione possibile alla vita sociale del Paese, impedendo che vengano emarginati e anzi facendo sì che possano vivere in autonomia e svolgendo un ruolo attivo”. L'Intergruppo - ha aggiunto la Senatrice Taverna, - “si pone l'obiettivo di raccogliere le diverse competenze ed esperienze per affrontare il tema della longevità da vari punti di vista, non lasciando alcun aspetto inesplorato e, soprattutto, dando la giusta attenzione all'enorme patrimonio che i nostri anziani rappresentano".

Gli over 65 sono da alcuni anni al centro dell'attenzione della società ed anche dei media: un esercito di quasi 14 milioni di persone, il 23% della popolazione italiana in costante crescita. L’Italia si colloca tra i Paesi più longevi al mondo, con una speranza di vita a 65 anni - anche se non sempre in buona salute, fino a 84 anni per gli uomini e 87 per le donne, migliore di 1 anno in più per entrambi i generi rispetto alla media dell’Unione Europea. Questo contribuisce, accanto alla forte contrazione della natalità  (1,29 nascite per donna – Istat  2018),  all'invecchiamento della popolazione italiana (età media 45 anni,  10 anni fa era 43). L’invecchiamento della popolazione determina inevitabilmente una serie di problemi  sanitari, sociali, economici  che si intrecciano e si accompagnano all’aumento del carico delle malattie croniche proprie degli anziani (ma anche di molti under 65) come quelle cardiovascolari, il diabete mellito, la malattia di Alzheimer e altre patologie neurodegenerative, le patologie neoplastiche e le malattie polmonari ostruttive, le quali comportano un massiccio aumento di consumo di farmaci, frequenti visite mediche e accessi  ospedalieri.

Nel 2019 la spesa sanitaria pubblica è stata di oltre 117  miliardi di euro e l' 80% ha riguardato malattie croniche. Quella privata ha superata quota 34 miliardi. (Rapporto sul monitoraggio sulla spesa sanitaria italiana 2020).  Accanto a questa, va considerata anche la cosiddetta spesa socio-sanitaria cioè quella caricata sul bilancio sociale ma a valenza sanitaria (comprende principalmente i costi per l'assistenza socio-sanitaria domiciliare ai fragili e non autosufficienti), che è stata nel  2017 di quasi 42 miliardi di euro, di cui circa il 25% ovvero, 12 miliardi, ha pesato sulle tasche delle famiglie italiane  (Report Gimbe 8/2019). Sia la spesa sanitaria che quella socio-sanitaria sono in crescita progressiva e costante.

Le malattie croniche hanno dunque un peso determinante nella costruzione della spesa sanitaria degli italiani, Ed è pure evidente che gli anziani sono in maggioranza affetti da malattie croniche. Ma una lettura superficiale e settaria di questi dati può portare a conclusioni inquietanti oltre che errate. Come i risultati di una ricerca del CENSIS del 2020, in piena pandemia da Covid-19,  in cui metà dei giovani intervistati avrebbe voluto penalizzare gli anziani nell’accesso alle cure e alle risorse pubbliche.  Inoltre il 35% dei giovani  si dichiarava convinto che sia troppa la spesa pubblica per gli anziani, dalle pensioni alla salute, a danno dei giovani. E' forte il rischio di una grande frattura intergenerazionale tra anziani e giovani proprio su temi di valore fondamentale come la salute e la sicurezza sociale che hanno rappresentato e devono ancora rappresentare i pilastri della coesione e solidarietà sociale, che reggono il welfare italiano, che tutti i Paesi ancora ci invidiano nonostante i tagli e gli stravolgimenti degli utimi anni. E'' evidente pertanto che la politica deve assumere pienamente le proprie responsabilità e farsi carico di rimarginare quanto prima questa rottura  attraverso politiche economiche e di lavoro che da un lato favoriscano l’occupazione giovanile e, dall’altro, contribuiscano a sviluppare un nuovo modello di welfare orientato alla tutela della salute di tutti i cittadini, con adeguate strutture, mezzi e personale di assistenza negli ospedali e nel territorio. La situazione demografica e socio-economica può inoltre essere compensata solo con la combinazione di altri due fattori: la gestione di politiche migratorie che favoriscano la stabilizzazione di persone in età lavorativa nei paesi europei e in Italia e una svolta epocale nelle politiche sociali che sia in grado di mutare i comportamenti degli individui e delle famiglie, intervenendo in particolare sull’innalzamento del tasso di fecondità. A  tal proposito si ritiene che la proposta di assegno unico per i figli possa diventare  uno strumento centrale e onnicomprensivo per il sostegno delle famiglie con figli, in sostituzione delle misure frammentarie fino ad oggi vigenti.

Ma oltre a queste strategie bisogna fare anche una azione di corretta informazione pubblica delle reali cause dei costi sanitari e socio-sanitari  che sono in continua crescita e che non sono affatto dovuti prevalentemente a cause demografiche e più specificatamente agli anziani.

E' in questo senso che ritengo vada letta l'attenzione che ora anche le istituzioni italiane ai più alti livelli rivolgono agli anziani con la volontà di favorirne la più ampia partecipazione possibile alla vita sociale del Paese” e di  abbandonare uno stereotipo che ha visto per molto tempo considerare gli anziani solamente un peso e un costo per la società.

E non è un caso che l'intergruppo parlamentare si sia costituito al Senato. Infatti nel gennaio 2018 proprio il Senato aveva prodotto l' importante Documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla sostenibilità del servizio sanitario nazionale”,“ in cui al punto 17 si affermava che “ Le persone anziane sono una risorsa, non un rischio per la sostenibilità del sistema. Gli studi internazionali sulla dinamica della spesa sanitaria giungono tutti a una importante conclusione: l’invecchiamento della popolazione è un fattore di crescita della spesa sanitaria in grado di giocare un ruolo relativamente modesto nel medio lungo periodo, certamente inferiore a quello giocato dal fattore tecnologico, dall' aumento dei costi di produzione data l’alta intensità di lavoro, fattore produttivo difficilmente sostituibile; dallo sviluppo economico che aumenta l’attenzione delle persone al benessere e al contempo genera nuovi bisogni di salute e da un complesso insieme di fattori esogeni (istituzionali, politici, culturali, ecc.) di difficile identificazione. Si veda fra tutti lo Studio Oecd (Ocse 2013), il quale mostra che dal 1995 al 2009, la spesa sanitaria pubblica è cresciuta in termini reali del 4,3% all’anno, di cui solo 0,5 punti sono attribuibili al fattore demografico”.

Nella pratica quotidiana e nella vita dei nostri territori, gli over 65  sono da tempo una risorsa fondamentale per la nostra società: più di 1 milione di anziani attivi si dedicano al volontariato e circa 5 milioni si prendono cura di altri longevi, attivando così un virtuoso circuito di mutuo sostegno generazionale. I nonni italiani sono i più occupati in Europa nella cura dei nipotini mentre i genitori lavorano e nei momenti di emergenza, quando i bambini sono malati e 27,6 miliardi di euro annui è il calcolo del  valore dell’accudimento dei nipoti, un lavoro non pagato che è parte di una vera e propria economia sommersa, decisiva per il nostro paese dato che rappresenta un pilastro del welfare familiare di cui gli over 65 sono dunque protagonisti indispensabili. Ma oltre a questo, i longevi italiani costituiscono un vero e proprio ammortizzatore economico: circa 7 milioni e mezzo di anziani erogano soldi a figli e nipoti e 1 milione e 700.000 di loro lo fa regolarmente. La spesa degli over 65 è comunque molto articolata. Comprende, oltre all'aiuto ai figli, soprattutto i costi per la salute, visite e controlli medici, ma anche per il benessere personale e, da parte degli anziani “ancora giovani”, spese per attività culturali, hobby, turismo, viaggi e vacanze. Una spesa degli over 65 nel nostro Paese che  viene stimata in 200 miliardi, ovvero un quinto dell’intero ammontare dei consumi delle famiglie, cifra che entro il 2030, secondo le proiezioni di Confindustria, dovrebbe salire al 25% del totale. Insomma, un lavoro non pagato,  una solidarietà intergenerazionale e una spesa sempre maggiore in beni, servizi, consumi che sono parte di una vera e propria economia sommersa, che prende il nome di “silver economy” e che è decisiva per la ripresa e il benessere del nostro Paese.

“La costituzione dell’Intergruppo parlamentare dedicato alla Longevità, ci dice  il nostro Segretario nazionale Serafino Zilio, rappresenta un importante passo avanti  per favorire la massima partecipazione sociale di una fetta di popolazione destinata a diventare sempre più ampia. Siamo solo agli esordi, stiamo per arrivare al focus principale; inserire nella nostra legislazione una visione della popolazione longeva come risorsa da mettere in risalto e valorizzare in modo adeguato, a partire dalla integrazione dell’articolo 31 della Costituzione, fino all’istituzione di un Servizio Civile della Terza Età, al servizio della Casa Comune”.

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