Articoli filtrati per data: Dicembre 2024

Anna, 54 anni della provincia di Savona, ci chiede: 

Ho iniziato il mio impiego come lavoratrice dipendente dal 1997 e ho tre figli. Ho diritto a qualche maggiorazione o beneficio sulla pensione?  

La nostra risposta 

Alle lavoratrici madri che liquidano la pensione nell’ambito del sistema contributivo è riconosciuta la possibilità di ottenere l’applicazione del coefficiente di trasformazione relativo all’età anagrafica al momento del pensionamento, maggiorato di un anno in caso di uno o due figli, di due anni in caso di tre o più figli.  

In alternativa si può optare per un’anticipazione dell’età pensionabile (67 anni) di quattro mesi per ogni figlio, nel limite massimo di 12 mesi. 

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Il PNRR (piano nazionale di Resilienza e Recupero), che si avvale anche dei finanziamenti europei, non è finalizzato solo alla produttività e all’occupazione, ma anche a migliorare la qualità di vita e delle reazioni sociali nella terza età.

E proprio in attuazione delle misure 5 e 6 del Piano è stato approvato il disegno di legge che delega il governo ad adottare tutta una serie di provvedimenti per riordinare e potenziare l’assistenza agli anziani, secondo le linee guida dell’invecchiamento attivo, della promozione dell’autonomia e delle relazioni sociali, dell’agevolazione all’accesso alle cure e all’assistenza domiciliare.

Nodo essenziale di questa vasta riforma sarà il coordinamento tra competenze /interventi delle aziende sanitarie, i Servizi sociali dei Comuni e L’INPS, superando e semplificando le attuali procedure necessarie per ottenere prestazioni e servizi.

 

ARGOMENTI

Introduzione

PNRR per anziani e pensionati

Componenti PNRR Missioni 5 e 6

Cosa prevede il Disegno di Legge "Anziani"

Prestazione Universale per la "non autosufficienza"

Cosa contiene il Decreto

Integrazione fra ULSS, Comuni e INPS

IPrincipi di Fondo

Istituzione del CIPA (Comitato Interministeriale Politiche per Anziani)

Contatti FAP Acli Vicenza

 

 

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Giovedì 13 aprile alle 20.30, nella parrocchia di Marano Vicentino - Sala 3 della Casa del Giovane, il Circolo Acli Marano Vic.no aps e la Parrocchia Santa Maria Annunziata di Marano Vicentino organizzano un incontro pubblico sul tema:  "Dialogo sul fine vita", al quale interverranno don Giuseppe Pellizzaro (direttore dell'Ufficio diocesano della Pastorale della Salute della diocesi di Vicenza), la dr.ssa Amalia Simari (medico specialista in cure palliative dell'AUlss 7 Pedemontana) e l'avv. Gianluca Alifuoco (avvocato penalista)

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Martedì, 28 Marzo 2023 15:43

Lavora con noi!

Acli Service Vicenza srl ricerca personale da impiegare nelle nostre sedi nella provincia di Vicenza per la gestione delle pratiche di successione.

Si richiede esperienza pluriennale nella materia successoria.

Requisiti preferenziali: aver maturato una precedente esperienza lavorativa in attività di front office.

E’ possibile candidarsi inoltrando il proprio curriculum all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

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Il Circolo Acli di Rosà ed il Circolo Giovani Laureati Rosatesi organizzato giovedì 30 marzo alle 20.30 nella Sala Giubileo (a fianco al Teatro Montegrappa) una tavola rotonda sul tema: "Desidero un lavoro che mi piace (come cambia il lavoro dopo il Covid)".
Alla serata interverranno:
il dr. Silvano Bordignon (giornalista pubblicista) che parlerà dei "Nuovi orizzonti del lavoro"
il dr. Carlo Paolin (statistico), che presenterà "Alcuni dati sul lavoro", la dr.ssa Anna Simonetto (psicologa), che parlerà di "Lavoro e benessere"
l'ing. Ivan Ganassin, che tratterà il tema "Ho cambiato lavoro"
l'ing. Andrea Vicentin (già presidente degli Industriali di Bassano del Grappa), che affronterà il tema "Il datore di lavoro"
Carlo Cavedon (presidente delle ACLI di Vicenza aps), che illustrerà "La voce delle Acli".

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Dal 730/2023 comincia a fare effetto la nuova IRPEF non più a cinque ma a quattro marce. Con la riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche introdotta dalla Legge di Bilancio dello scorso anno si è infatti delineato un panorama inedito, in particolare sulle fasce al di sopra dei 28.000 euro dove si concentrano le novità più significative, di cui appunto si sentiranno gli effetti con le dichiarazioni Modello 730/Modello REDDITI (ex Unico) del 2023, in riferimento al 2022 (per avere assistenza è possibile rivolgersi a CAF ACLI). È chiaro, inoltre, che questo riassestamento si trascina a catena tutta un’altra serie di novità che vanno a incidere su aspetti ugualmente determinati quali le detrazioni applicate alla tipologia specifica di contribuente (lavoro dipendente e pensione).

Modello 730/2023: come cambia l’IRPEF?

Insomma cosa ci aspetta col nuovo Modello 730 dove albergherà per la prima volta l’IRPEF strutturata su 4 scaglioni anziché 5? A fare il punto della situazione intervenne l’Agenzia delle Entrate con la Circolare 4/E/2022. È bene anzitutto raffrontare le due mappe dell’imposta: com’è stata fino al 31/12/2021 e come invece è “rinata” dal 1° gennaio 2022…

IRPEF: SCAGLIONI FINO AL 31 DICEMBRE 2021

Reddito imponibile (in euro)

Aliquota

Quanto si pagava?

fino a 15.000 23% 23% sull’intero importo
oltre 15.000 e fino a 28.000

27%

3.450 + 27% sulla parte eccedente 15.000 euro
oltre 28.000 e fino a 55.000

38%

6.960 + 38% sulla parte eccedente 28.000 euro
oltre 55.000 e fino a 75.000

41%

17.220 + 41% sulla parte eccedente 55.000 euro
oltre 75.000

43%

25.420 + 43% sulla parte eccedente 75.000 euro

 

IRPEF: SCAGLIONI DAL 1° GENNAIO 2022

Reddito imponibile (in euro)

Aliquota

Quanto si paga?

fino a 15.000 23% 23% sull’intero importo
oltre 15.000 e fino a 28.000

25%

3.450 + 25% sulla parte eccedente 15.000 euro
oltre 28.000 e fino a 50.000

35%

6.700 + 35% sulla parte eccedente 28.000 euro
oltre 50.000

43%

14.400 + 43% sulla parte eccedente 50.000 euro

 

Modello 730/2023: le differenze tra vecchia e nuova IRPEF

Emerge quindi, a una prima occhiata, che agli estremi della catena delle aliquote non cambia nulla: 23 e 43 per cento resta sempre la forbice dei prelievi minimo e massimo, con una differenza però evidente nel caso dell’aliquota maggiore, ovvero una platea molto più consistente di contribuenti “ricchi” che andranno a pagare il 43% come prelievo marginale, non più infatti al di sopra della soglia di 75.000 euro bensì dei 50.000 (per chi invece si assesta entro i 15.000 euro di reddito annuo non cambia nulla).

In pratica fino al 2021, tutta la zona medio-alta fra 50.000 e 75.000 euro era scaglionata su tre gradoni (38, 41 e 43%), mentre adesso, una volta superati i 50.000, già interviene questa sorta di ampia zona “flat tax” dove tutto è uniformato col prelievo marginale al 43%. Di fatto è scomparso in blocco il vecchio gradone del 41% che regolava la fascia fra 55.000 e 75.000 euro, “mangiato” appunto dalla nuova aliquota al 43%, mentre si è andato un po' più a restringere l’ex gradone tra 28.000 e 55.000 euro che adesso scende fino a 50.000 euro con un’aliquota ribassata dal 38 al 35%. Resta infine intatta la forbice del secondo scaglione tra 15.000 e 28.000 euro, ma anche in questo caso con un’aliquota alleggerita dal 27 al 25%.

IRPEF Modello 730/2023: trattamento integrativo (ex Bonus Renzi).

Capitolo trattamento integrativo (ex Bonus Renzi). Qui arrivano le dolenti note, perché sebbene la misura sia stata prorogata nel 2022 (quindi sempre con effetto nel 730/2023), il suo raggio d’azione ne è uscito sensibilmente ridimensionato. Fino al 2021, infatti, coloro che potevano contare su un bonus “pieno” pari a 100 euro in più in busta paga – a condizione che l’imposta dovuta, calcolata al netto della sola detrazione di lavoro dipendente e assimilato, risultasse maggiore di zero – erano i contribuenti fino a 28.000 euro, dopodiché il trattamento sarebbe andato gradualmente a scemare in funzione dell’aumentare del reddito.

Nel 2022, invece, la soglia reddituale degli aventi diritto al trattamento dei 100 euro pieni retrocede fino a 15.000 euro (sempre a condizione che l’imposta sia capiente in rapporto alle detrazioni), mentre per i lavoratori dipendenti con un reddito annuo compreso tra i 15.000 e i 28.000 euro il bonus viene calcolato come differenza tra imposta lorda e detrazioni spettanti, ma comunque non potrà superare i 1.200 euro l'anno.

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Come funziona la NASpi per i contratti part-time? 

I contratti di lavoro part-time hanno delle conseguenze sul calcolo dell’indennità di disoccupazione NASpI, soprattutto per quanto concerne la durata. Infatti, la NASpI, viene corrisposta mensilmente per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni per quanto riguarda i rapporti di lavoro a tempo pieno, mentre per i rapporti di lavoro a orario parziale la durata è inferiore. 

Per quanto riguarda il part-time sia orizzontale che verticale, vengono prese in considerazione tutte le 52 settimane di contribuzione, purché la retribuzione settimanale non sia inferiore ai minimali retributivi Inps. In quest’ultimo caso invece il conteggio delle settimane subisce delle modifiche. 

Il minimale contributivo 

Innanzitutto, si deve considerare il minimale contributivo, ossia la retribuzione minima considerata come base per il calcolo dei contributi previdenziali versati dal datore di lavoro. Per l’anno corrente il minimale della retribuzione giornaliera è pari a 53,95 euro, pertanto se il lavoratore percepisce una retribuzione giornaliera inferiore a questa soglia i contributi dovuti saranno comunque calcolati tenendo conto di tale minimo giornaliero. 

Tuttavia, per l’accredito di 52 settimane contributive è necessario che la retribuzione settimanale sia pari o superiore a 227,18 euro, vale a dire il 40% del trattamento minimo di pensione, ed è un valore che cambia ogni anno. Sotto questa soglia non viene riconosciuta per intero la settimana contributiva e pertanto si creano delle ripercussioni sulla durata dell’indennità di disoccupazione per i lavoratori part-time con retribuzione non elevata. 

Chi è escluso dal conteggio? 

  • i lavoratori addetti ai servizi domestici e familiari
  • gli operai agricoli
  • gli apprendisti

Al di sotto della soglia minima di retribuzione settimanale, una settimana contributiva potrebbe necessitare di più giorni: per esempio, la settimana contributiva potrebbe essere pari a 10 giorni di lavoro part time; di conseguenza, le settimane contributive necessarie per il diritto alla Naspi devono essere pari a 13 negli ultimi quattro anni e quindi ci vorrebbero più settimane lavorative per raggiungere tale requisito. 

Lo stesso vale per la durata dell’indennità, erogata per la metà delle settimane contributive riferite agli ultimi quattro anni, perciò si verificherà una riduzione. 

Nessuna differenza, invece, per l’importo. La prestazione viene comunque calcolata prendendo in considerazione il 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni. 

Rivolgiti al Patronato ACLI 

Gli operatori del Patronato ACLI sono a tua disposizione in tutte le fasi di presentazione della domanda NASPI

fonte: www.patronato.acli.it

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Giovedì 30 Marzo alle ore 20.45, nella sala del Giubileo dell'Istituto Pii di Rosà (a fianco del teatro Montegrappa), avrà luogo l'incontro "Desidero un lavoro che mi piace (come cambia il lavoro dopo il covid)" , organizzato dal circolo Acli di Rosà e il circolo Laureati Rosatesi.

 

 

 

 

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Lunedì, 20 Marzo 2023 07:23

Rivoluzione in famiglia

Superata la formula “detrazione per i figli a carico”, una serie di interventi a sostegno dei genitori e dei figli

Al centro c’è l’assegno unico riconosciuto a entrambi i genitori (metà ciascuno) per tutti i figli a carico dal settimo mese di gravidanza fino ai 18 anni di età. L'assegno spetta fino a 21 anni, ma con importo ridotto, se i figli studiano o sono impegnati in programmi di formazione, oppure svolgono il Servizio civile universale.

L’assegno si chiama “unico” perché riunisce tutti i vari contributi riconosciuti finora alle famiglie con figli: dagli assegni familiari per i lavoratori dipendenti alle detrazioni per i figli a carico fino al bonus bebè e alle maggiorazioni per famiglie numerose. Ed è “universale” perché avrà una base fissa per tutti a prescindere dal reddito e un importo variabile aggiuntivo legato alle dichiarazioni Isee; ne possono beneficiare anche i lavoratori autonomi e gli  incapienti (coloro che non hanno reddito rilevante agli effetti fiscali).

È necessario avere l'ISEE, (Indicatore di situazione economica equivalente) che viene valutato tenendo conto del reddito di tutti i componenti del nucleo familiare, del loro patrimonio (mobiliare ed immobiliare) e, attraverso una scala di equivalenza, della composizione del nucleo medesimo (numero dei componenti e loro caratteristiche).

Clicca sugli Argomenti i tuo interesse!

Introduzione

Assegno Unico Universale

Maternità Obbligatoria

Congedo obbligatorio di Paternità

Congedo parentale

Bonus asilo nido

Assegno di maternità

Detrazioni e Deduzioni fiscali

Per usufruire e contatti

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“È triste dover constatare anche quest’anno un aumento di infortuni e malattie professionali – ha dichiarato il Presidente del Patronato ACLI, Paolo Ricotti, commentando i dati resi noti dall’INAIL relativi al 2022 – I dati purtroppo confermano un trend in crescita di richieste di riconoscimento della malattia professionale che arrivano tutti i giorni negli sportelli del Patronato nell’intero territorio nazionale”.

I dati dell’INAIL registrano un incremento di denunce di infortuni pari al 25,7% rispetto al 2021 mentre per gli infortuni mortali c’è un trend in diminuzione anche se nel conto del 2021 va considerato il fattore “morti per Covid” che di fatto conferma i numeri degli anni passati. In aumento anche le malattie professionali con un incremento del 9,9%. “Se si vuole ridurre questa strage – ha aggiunto Ricotti – è necessario impegnare maggiori sforzi e risorse sia a livello culturale, e in questo bisogna pensare a strutturare una formazione fin dalla scuola e prima dell’inserimento lavorativo, con un aggiornamento puntuale ed efficace dei lavoratori in tema di sicurezza, sia a livello produttivo, attraverso investimenti in attività di miglioramento e prevenzione e azioni di controllo rigoroso del rispetto delle normative”.

Uno dei dati più preoccupanti è quello che riguarda le malattie professionali perché ancora oggi è difficile che i lavoratori affetti da alcune patologie a seguito del lavoro si attivino per far valere i loro diritti e ottenere le giuste tutele. “I dati su infortuni e malattie professionali purtroppo sono sottostimati – ha detto Ricotti – perché sappiamo, anche grazie al lavoro quotidiano dei nostri operatori, che c’è ancora molta reticenza a denunciare un infortunio o ad indagare a fondo su una malattia. Anche in questo caso c’è bisogno di far conoscere a tutti i cittadini quali sono i loro diritti, serve una vera opera di alfabetizzazione su cui siamo tutti chiamati ad intervenire”.

Tutti i lavoratori che abbiano bisogno di una consulenza medico legale su misura possono trovare qui la sede Patronato Acli più vicina e chiedere un appuntamento.

 

Per approfondire:

Cosa fare in caso di infortunio sul lavoro? Qui le istruzioni con video informativo a cura del Patronato Acli

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