Articoli filtrati per data: Novembre 2024
Stipendio colf Aumenti da gennaio 2023, ma c’è il contributo statale
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Salgono del 9,2% le retribuzioni dei lavoratori domestici 2023. In arrivo un bonus di 1500 euro per le famiglie
Dopo il mancato accordo tra le associazioni datoriali Domina e Fidaldo e i sindacati dei lavoratori domestici Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil e Federcolf sugli aumenti retributivi 2023 per il lavoro domestico, il Ministero ha definito l'adeguamento automatico, in base all’80% del valore dell’inflazione per le retribuzioni minime, e al 100% sul valore di vitto e dell’alloggio.
Gli aumenti per gli stipendi di colf, badanti e baby-sitter saranno quindi essere pari al 9,2%
Gli importi per le indennità di vitto e alloggio dei lavoratori conviventi saliranno invece dell'11,5%
Le associazioni che rappresentano le famiglie datrici di lavoro domestico chiedevano che gli aumenti non superassero quanto previsto dal governo per l'adeguamento delle pensioni all’inflazione, cioè il 7,3%, e che comunque gli aumenti fossero scaglionati nel corso dell'anno.
I sindacati dei lavoratori reclamavano invece l'applicazione di quanto previsto dal contratto nazionale con la perequazione piena, da gennaio 2023, sottolineando che i lavoratori domestici hanno comunque tutele inferiori a quelle di altri lavoratori dipendenti per malattia, maternità, e pensioni, evidenziando inoltre che gli aumenti più importanti riguardano le assistenti familiari conviventi, che sono solo il 23% del totale dei lavoratori.
Attualmente il minimo stipendio orario previsto dal CCNL è pari a 4,83 euro per il livello A, mentre il valore massimo della retribuzione per badanti che fanno assistenza a persone non autosufficienti arriva a 8,33 euro orari (1.598 euro mensili per un contratto a tempo pieno).
Un nuovo contributo di 1.500 euro alle famiglie per lavoro domestico è previsto dal PNRR, i cui criteri e forma di erogazione sono in corso di definizione.
Per luce e gas ci sono bonus sociali la legge di bilancio 2023 fissa la nuova soglia ISEE a 15.000 (nel 2022 erano 12.000).
Per luce e gas ci sono bonus sociali la legge di bilancio 2023 fissa la nuova soglia ISEE a 15.000 (nel 2022 erano 12.000).
Da molti anni sono in vigore per le famiglie a basso reddito alcune forme di agevolazione sui costi dell'acqua, luce e gas: i bonus sociali o bonus bollette. In sostanza i nuclei con reddito basso hanno diritto a tariffe agevolate fissate dall'ARERA, l’agenzia per la regolazione dei costi dell'energia. Dal 2021 tali agevolazioni non devono più essere richieste ma sono applicate automaticamente presentando la DSU per l'ISEE all'Inps, che fornisce direttamente i dati alle autorità preposte. Per il primo trimestre dell’anno 2023, sono stanziate le risorse ( 2.400 milioni di euro complessivamente tra elettricità e gas) sulle quali l’ARERA definirà gli interventi concreti
Superbonus 2023: addio al 110%, ma non per tutti
Dopo la lunga trafila della Legge di Bilancio, il Superbonus del 2023 riparte dal 90%. La vecchia super-aliquota del 110 tramonta così dai radar, vista la modifica introdotta in manovra. Sì, ma non per tutti. Il 110 sopravvivrà infatti per alcuni, in virtù della proroga – molto dibattuta e sofferta – che alla fine il ministro del MEF Giorgetti aveva confermato a dicembre dopo settimane di smentite e tira-molla istituzionali. Proroga sì, poi no. Anzi sì. L’altalenante questione ruotava appunto sulla scelta se mantenere o meno – e soprattutto per chi e con quali criteri – la maxi formula del 110%, che su larga scala era comunque destinata all’estinzione a partire dal 1° gennaio.
Superbonus 110: per chi vale la proroga?
Vediamo quindi chi potrà ancora beneficiare del “vecchio” Superbonus. Una premessa però è d’obbligo: i giochi ormai sono fatti, quindi non sarà più possibile adesso per il 110 “aggregare” ulteriori beneficiari dell’ultima ora. Insomma, chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato. Le condizioni erano differenziate fra possessori privati e aree condominiali.
Superbonus 110: cosa occorre per applicare la proroga?
Per i possessori privati, infatti, la dead-line era stata fissata al 25 novembre 2022, termine entro il quale i titolari delle abitazioni private dovevano presentare la CILA dei lavori in programma per il 2023. Tale adempimento avrebbe quindi garantito/garantirà loro la possibilità di detrarre le spese dei lavori col 110 anziché con l’aliquota abbassata al 90%.
Discorso diverso invece per i condomìni. Nel caso infatti dei lavori sulle aree comuni la proroga prevedeva, per quanto riguarda la CILA, tempi più permissivi dato che il termine di consegna della Comunicazione di inizio lavori era stato spostato fino al 31 dicembre 2022. A questo però andava aggiunta una condizione in più, cioè l’aver approvato la delibera assembleare sull’esecuzione dei lavori entro la data del 18 novembre 2022.
Detto altrimenti: potevano presentare la CILA entro il 31/12, e quindi garantirsi la detrazione del 110 anche nel 2023, solo quei condomìni che avessero dato l’ok in assemblea ai lavori entro il 18/11. Facevano infine eccezione quei condomìni la cui delibera fosse stata approvata anche dopo il 18/11, e comunque entro il 24 novembre, ma in questi casi la consegna della CILA doveva per forza avvenire non oltre il 25 novembre. In tutti gli altri casi non contemplati, addio 110 e “benvenuto”, si fa per dire, 90%.
PER INFORMAZIONI CONTATTARE I NUMERI DI TELEFONO 0444/870700 oppure 0444/955002 ovvero inviare una e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
fonte:www.caf.acli.it
Assegno Unico Universale: Rinnovo 2023
Per il rinnovo 2023 dell’Assegno Unico Universale, è necessaria una nuova domanda o l’INPS procederà d’ufficio?
Per le domande di Assegno Unico Universale accolte e in corso di validità, non sarà necessario presentare una nuova domanda, perché il rinnovo verrà effettuato d’ufficio dall’INPS. Vediamo nel dettaglio.
Rinnovo d’ufficio
INPS liquiderà d’ufficio la prestazione a chi ha già beneficiato dell’assegno. Dal 1° marzo 2023 coloro che nel corso del periodo gennaio 2022 – febbraio 2023 abbiano presentato una domanda di Assegno Unico Universale, accolta e in corso di validità, beneficeranno dell’erogazione d’ufficio della prestazione da parte dell’INPS, senza dover presentare una nuova domanda.
Rimane necessario presentare una nuova certificazione ISEE (DSU) riferita all’anno 2023 per ricevere un importo dell’Assegno superiore al minino.
Il Caf Acli è a disposizione per il rinnovo del modello ISEE: verifica come prendere un appuntamento cliccando qui
Comunicazione variazioni e nuova domanda
A carico dei richiedenti rimangono tutte le comunicazioni su eventuali variazioni delle informazioni precedentemente inserite nella domanda di Assegno Unico Universale trasmessa all’INPS prima del 28 febbraio 2023 (ad esempio: nascita di figli, variazione/inserimento della condizione di disabilità, separazione, variazioni IBAN, maggiore età dei figli), integrando tempestivamente la domanda già trasmessa.
Dovranno presentare una nuova domanda per l’Assegno Unico Universale coloro che non hanno mai usufruito dell’Assegno Unico Universale e quanti avevano prima del 28 febbraio 2023 trasmesso una domanda che non è stata accolta o che non è più attiva.
Le sedi del Patronato Acli sono a disposizione per l’assistenza e per l’Invio della nuova domanda.
Calcolo dell’importo e decorrenza
Per la quantificazione completa dell’Assegno Unico Universale permane, per tutti i beneficiari, l’obbligo di presentare la nuova DSU per il 2023, per rinnovare l’ISEE. In assenza di una nuova DSU, correttamente attestata, l’importo dell’Assegno Unico Universale sarà calcolato a partire da marzo 2023 con riferimento agli importi minimi previsti dalla norma.
Per quanto riguarda la decorrenza della prestazione si ricorda che – per le domande presentate entro il 30 giugno 2023 – l’Assegno unico è riconosciuto a decorrere dal mese di marzo 2023.
fonte: www.patronato.acli.it
Assegno ordinario di invalidità: il rinnovo è dopo tre anni
L’assegno ordinario di invalidità è una prestazione erogata dall’INPS ai lavoratori la cui capacità lavorativa risulti ridotta a meno di un terzo a causa di un’accertata infermità di natura fisica o mentale.
L’assegno ordinario di invalidità decorre, generalmente, dal mese successivo a quello di presentazione della domanda.
L’assegno ordinario di invalidità può essere richiesto dai lavoratori:
– dipendenti;
– autonomi (Artigiani, Commercianti, Coltivatori Diretti, Coloni e Mezzadri);
– iscritti ad alcuni fondi pensione sostitutivi ed integrativi dell’assicurazione generale obbligatoria;
– iscritti alla Gestione separata.
l rinnovo dell’assegno ordinario di invalidità
L’assegno ha durata triennale: al termine dei tre anni, è possibile chiedere il rinnovo della prestazione, formulando una nuova domanda entro la data di scadenza.
Dopo tre riconoscimenti consecutivi, l’assegno diventa definitivo, fermo restando la facoltà dell’INPS di sottoporre l’assegno a revisione: in qualsiasi momento l’Ente può disporre dei controlli medico-legali per verificare che continuino a sussistere le condizioni vincolanti all’erogazione della prestazione economica.
Nel caso in cui la domanda di rinnovo dell’assegno sia presentata nei 120 giorni successivi al termine di fruizione della prestazione, l’assegno potrà essere confermato ma avrà decorrenza dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della nuova domanda.
Requisiti sanitari
Il requisito sanitario richiesto per poter presentare la domanda di assegno ordinario di invalidità è la riduzione a meno di un terzo della capacità lavorativa, accertata da una Commissione Medico-Legale dell’INPS.
Alla domanda va allegato il modello SS3 (certificato medico) debitamente compilato dal medico curante.
Requisiti amministrativi
Il requisito amministrativo richiesto è invece il possesso di almeno 260 contributi settimanali (5 anni) di cui 156 (3 anni) maturati nei cinque anni che precedono la presentazione della domanda. Per perfezionare tale requisito contributivo minimo, può essere utilizzata tutta la contribuzione; anche quella estera maturata in paesi convenzionati con l’Italia.
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fonte - www.patronato.acli.it
La famiglia: un futuro caratterizzato da molte incertezze e fragilità
Più anziani e meno figli, nei prossimi anni le famiglie con una sola persona sfioreranno il 40% del totale. Oggi sono già oltre il 33%
La famiglia continuerà a rappresentare il punto di riferimento delle relazioni che contano e che durano nel tempo, il nucleo base della società sul quale costruire le politiche sociali ed economiche?
Certo che sì, viene spontaneo rispondere; ma se guardiamo in profondità il “fenomeno” famiglia come si sta evolvendo gli scenari che si prospettano sono tutt’altro che incoraggianti.
Partendo da una considerazione banale: famiglia della tradizione, quella dove c’è una mamma e un papà, che sono anche moglie e marito, e due o più figli, e poi magari anche i nonni che vivono insieme o magari al piano di sotto, rischia di diventare un reperto di archeologia sociale.
Già oggi le coppie sposate con figli non rappresentano più la maggioranza delle famiglie ma, tra meno di vent’anni, saranno poco più del venti per cento.
Quella prevalente viene definita dai sociologi come “famiglia unipersonale”, composta cioè da una sola persona; in statistica la definizione corretta è “famiglia senza nucleo’: quasi due milioni più rispetto ad oggi, nei prossimi vent’anni.
Già oggi si tratta di un terzo di tutte le famiglie (33,3%) destinato ad arrivare al 38,8%, addirittura al 40,5 nel Nordovest del paese.
Ma il dato più preoccupato – rivela l’ISTAT – che a vivere in solitudine saranno soprattutto donne anziane (nel 2020 erano 4 milioni e 900mila), uomini anziani (4 milioni e 200mila), le cui famiglie di riferimento, se ancora esistono, non possono o non vogliono accoglierli in casa.
Quindi famiglie sempre più piccole, sempre più anziane e nascite sempre meno.
Si tratta quindi di ripensare e riprogrammare tutto il sistema del welfare, dei servizi sociali e sanitari, delle politiche di incentivazione alla natalità, ponendo al centro – non sembri strano – l’attenzione alla persona anziana come risorsa e non come problema da risolvere magari marginalizzando.
Non ci vogliono grandi studi per prospettare incentivi concreti per integrare gli anziani nel territorio e nelle famiglie d’origine: dagli sgravi fiscali ad un servizio sociosanitario efficiente e tempestivo.
Sicuramente serve anche e soprattutto una nuova cultura delle relazioni sociali e famigliari che contrasti la logica della provvisorietà e del disimpegno per cui avere un anziano in caso o avere figli da accudire viene considerato un limite insopportabile alla propria libertà (o carriera).
Anche in questo senso il contributo delle Fap Acli rimane importante e concreto.
Auguri di buone Feste!
Gli Uffici del Sistema Acli di Vicenza rimarranno chiusi per le festività natalizie dal 23/12/2022 al 30/12/2022.
ISEE: dal 1° gennaio 2023 serve rinnovarlo per accedere alle agevolazioni collegate
Tutte le attestazioni ISEE elaborate dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022 scadranno in data 31 dicembre 2022. Di conseguenza, per avere accesso alle agevolazioni collegate per l’anno 2023 bisognerà aggiornare questo indicatore a partire da gennaio.
L’ISEE, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, costituisce uno dei principali strumenti di accesso alle prestazioni agevolate. Con il calcolo dell’ISEE (gratuito presso Acli Service Vicenza srl appuntamenti al 0444 955002 – online su mycaf.it) si verifica se un nucleo familiare ha diritto a determinati bonus e benefici in base alla condizione economica.
La scadenza del 31 dicembre è cruciale in particolare per chi vorrà continuare a godere delle prestazioni a sostegno del nucleo familiare che non sono erogate una tantum, ma con cadenza mensile sulla base di requisiti verificati volta per volta. Ad esempio, l’Assegno unico e universale per i figli o i bonus sociali luce e gas che consentono di ricevere uno sconto sulle bollette delle utenze domestiche. Per garantire la continuità nell’erogazione delle prestazioni è importante rinnovare l’ISEE quanto prima, con i redditi e i patrimoni del 2021.
Le agevolazioni collegate all’ISEE
Le prestazioni sono innumerevoli, possono essere nazionali o locali e differire da ente a ente. Di seguito le principali:
- Assegno unico e universale: un aiuto economico a sostegno delle famiglie in cui sono presenti figli a carico, dal settimo mese di gravidanza e fino ai 21 anni di età. L’assegno è universale; ciò significa che spetta a tutti coloro che, in presenza dei requisiti, ne hanno fatto domanda, ma con l’ISEE l’ammontare dell’assegno potrà essere più consistente.
- Bonus asilo nido: un contributo erogato dall’INPS per il pagamento delle rette degli asili nido, pubblici e privati.
- Bonus sociali luce e gas: sconti applicati nelle bollette di luce e gas per le famiglie che rientrano in determinati parametri economici certificati dall’ISEE. In presenza dei requisiti, non serve presentare specifica domanda, ma è sufficiente essere in possesso dell’ISEE in corso di validità per vedersi riconosciuti automaticamente in bolletta i bonus.
- Sconti sulle tasse universitarie: un apposito indicatore, l’ISEE università, consente di ottenere una riduzione sulle tasse universitarie o l’esonero totale, nonché la possibilità di accedere a borse di studio e posti alloggio (in questi casi con specifica domanda da presentare all’Università o all’Ente competente).
- Reddito e Pensione di cittadinanza: in attesa di capire le eventuali modifiche che saranno introdotte dalla Manovra di bilancio 2023, un sostegno economico erogato mensilmente dall’INPS per i nuclei familiari in possesso di determinati requisiti di cittadinanza, di residenza ed economici. Il beneficio assume la denominazione di Pensione di cittadinanza quando i componenti del nucleo familiare hanno un’età pari o superiore ai 67 anni.
Aumento delle pensioni dal 1 gennaio 2023
Emanato il Decreto Ministeriale che prevede, in via provvisoria, l’aumento delle pensioni dal 1° di gennaio 2023 sulla base delle variazioni Istat (c.d. perequazione automatica).
La perequazione automatica
La perequazione automatica è il meccanismo di rivalutazione dell’importo delle pensioni adeguato all’aumento del costo della vita determinato dall’ISTAT. Si applica a tutti i trattamenti pensionistici erogati dalla previdenza pubblica.
Il decreto ministeriale ha fissato gli aumenti dei trattamenti pensionistici nella misura del 7,3 %, valore provvisorio che sarà rivisto alla fine del 2023, a decorrere dal 1° gennaio 2023.
Bisogna considerare che con la mensilità delle pensioni di settembre e ottobre 2022 sono stati pagati degli acconti della rivalutazione. Facciamo un esempio: per un pensionato con importo mensile lordo inferiore a euro 2.692, l’acconto erogato era pari al 2 %, pertanto a gennaio 2023 riceverà un aumento del 5,3 %.
I pensionati con importo lordo superiore a euro 2.692 non hanno viceversa ricevuto l’acconto e pertanto a gennaio 2023 avranno l’incremento del 7,3 % con i criteri riportati al paragrafo “Pensioni superiori al minimo”.
Pensioni minime 2023
Se da una parte della maggioranza di Governo inizialmente si era sostenuta la linea di aumentare le pensioni minime a 1.000 euro al mese, davanti all’evidente impossibilità di sostenerne il costo, queste pensioni forse potrebbero avere un incremento a meno di 600 euro mensili (più esattamente si parla di 570 euro), rispetto all’importo già definito, dal 1/1/2023, per effetto della perequazione automatica, di 563,73 euro mensili.
Le pensioni integrate al trattamento minimo saranno aumentate da euro 525,38 (importo mensile 2022) a euro 563,73 da gennaio 2023, con un incremento di 38,25 al mese per 13 mensilità.
Sempre riguardo le pensioni minime si parla di assicurare comunque l’aumento mensile a 600 euro limitatamente agli ultra 75enni o di legare eventuali ulteriori aumenti all’ISEE (ma quest’ultima ipotesi sembrerebbe già accantonata per difficoltà applicative intrinseche).
Pensioni superiori al minimo
I trattamenti pensionistici non vengono aumentati tutti allo stesso modo. La rivalutazione dipende dalle fasce di reddito relazionate all’importo del trattamento minimo:
- 100% dell’inflazione, ovvero in misura piena, per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo;
- 90% dell’inflazione per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;
- 75% dell’inflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo.
NOVITÀ LEGGE DI BILANCIO (in aggiornamento)
Nel travagliato testo della Legge di Bilancio 2023, oggetto di discussione e di emendamenti da parte delle forze politiche, le possibili novità inerenti gli importi delle pensioni, a prescindere degli aumenti che verranno riconosciuti dal prossimo 1° di gennaio per effetto della perequazione automatica, non sono molte e riguardano le pensioni minime. Bisognerà aspettare l’approvazione definitiva della manovra entro la scadenza del 31 dicembre per avere le certezze.
fonte- www.patronato.acli.it
Italiani più poveri e impauriti
URGE UNA RISPOSTA FORTE, INDIVIDUALE E COLLETTIVA, CON IL CONTRIBUTO DETERMINANTE DELLE ASSOCIAZIONI E DEL VOLONTARIATO
La fotografia sulla situazione del Paese fatta dal rapporto del Censis, pubblicata agli inizi di questo mese, dipinge una società che «vive in uno stato di latenza, post-populista e malinconica: Covid, guerra, boom dei prezzi ed effetti cambiamento climatico in cima alle paure degli italiani, rendendoli «sostanzialmente immobili» un paese che «non regredisce ma non matura».
Non manca certamente la volontà di reagire alle crisi globali di questi tempi, ma non riesce a guardare avanti – così rileva il Rapporto -, e ci si appiattisce sull’esistente e si smarrisce ogni responsabilità collettiva di futuro.
I motivi di preoccupazione non mancano: il 61 % degli italiani che teme scoppiare il Terzo conflitto mondiale, paventa il ricorso alla bomba atomica (59%) e ha paura per il coinvolgimento sempre maggiore nella guerra in Ucraina.
E così si rinuncia alla pretesa di guardare in avanti.
Dopo questi ultimi tre anni “emergenze” l’impressione è che la società non regredisca e non migliori, sta lì ferma.
Preoccupano le vecchie e le nuove fragilità: le famiglie povere sono più di 1,9 milioni, cioè 5,6 milioni di persone (9,4% della popolazione), di queste, il 44,1% risiede ai Sud. Gli abbandoni scolastici salgono al 12,7%. i diplomati scendono al76,8, i laureati al29,8. Oltre al primato negativo in Europa dei Neet 23,1% - ragazzi che non studiano, non lavorano, non sono inseriti in percorsi formativi.
E’ compito di tutti i soggetti, pubblici e privati, dei singoli e delle associazioni, reagire e creare le basi di una risposta che deve essere collettiva, rilanciando le molte risorse che il Paese ha disposizione.
Questo è l’augurio che la FAP Acli provinciale fa a tutti gli associati, ai simpatizzanti, agli amici e collaboratori del Sistema aclista.
Augurio non formale e retorico, ma sincero e concreto, radicato sulla nostra lunga esperienza di vicinanza alle persone, nel territorio.
Augurio che per noi cristiani poggia sulla Speranza che non delude.