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Quali sono le prestazioni di invalidità civile? A cosa si ha diritto in base alle percentuali del proprio stato invalidante accertate con la visita medica della Commissione medico-legale dell’Asl? Il Patronato Acli è il migliore navigatore per guidarti ed aiutarti nelle cose da fare.

Invalidità civile, come richiederla

Per essere riconosciuti invalidi civili bisogna innanzitutto presentare una domanda all’Inps (non all’Asl). Ti consigliamo di presentarla, gratuitamente, tramite la sede del Patronato Acli più vicina a casa tua.

Per fare la domanda è necessario chiedere al proprio medico di base di redigere e trasmettere all’Inps il certificato medico telematico (documento che il medico rilascia su pagamento della parcella) e farsene dare copia.

Attenzione: l’invio del certificato all’Inps da parte del medico non è la domanda di invalidità civile: la domanda dell’invalidità civile deve essere presentata successivamente ed entro massimo 60 giorni dalla data del certificato medico, altrimenti sarà necessario chiedere un nuovo certificato (ricordati che è a pagamento!).

Presentata la domanda, verrai convocato presso la Commissione Medico Legale per l’accertamento dell’invalidità civile della tua Asl: la convocazione ha tempistiche diverse a seconda dell’Asl e, spesso, i tempi sono molto lunghi.

Invalidità civile, il verbale di accertamento

Il verbale che riceverai dopo la visita è un documento importantissimo e, sulla base dei dati presenti, potrai capire quali sono le prestazioni alle quali hai diritto… anche per questa “lettura” non sempre facile, ti consigliamo di rivolgerti agli operatori del Patronato Acli.

Le informazioni più importanti, oltre naturalmente alla diagnosi della propria situazione, sono:

  • La valutazione della Commissione Medico Legale: “non invalido”, “invalido parziale”, “invalido totale” e l’indicazione della percentuale dello stato invalidante. Sulla base della percentuale riconosciuta si ha accesso a diverse prestazioni;
  • La data di decorrenza del riconoscimento dello stato di invalido;
  • L’indicazione dell’eventuale revisione del proprio stato con il mese e l’anno nel quale verrai sottoposto ad un nuovo accertamento sanitario.

Percentuale invalidità civile e prestazioni assistenziali

Sulla base della percentuale accertata dalla Commissione Medico Legale dell’Asl, l’invalido civile ha accesso a diversi benefici e/o prestazioni. Fino al 33 % non è previsto nessun beneficio.

  • Dal 34%, diritto alla fornitura gratuita di protesi ed ausili coerenti con le patologie esposte nel verbale al campo “diagnosi”;
  • Dal 46%, accesso all’iscrizione alla lista per il collocamento obbligatorio dalla quale devono attingere i datori di lavoro, pubblici e privati, con più di 15 dipendenti, per adempiere all’obbligo di assunzione degli invalidi;
  • Dal 51%, i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, possono richiedere annualmente un congedo straordinario retribuito per cure per trenta giorni, anche non consecutivi, su richiesta del medico curante ed autorizzazione dell’Asl;
  • Dal 67%, esenzione dal pagamento del ticket sanitario per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, di diagnostica strumentale e di laboratorio; agevolazioni per tessera trasporto pubblico locale; priorità nelle graduatorie per le case popolari; riduzione canone telefonico ed esenzione della reperibilità per le visite fiscali;
  • Dal 74%, diritto all’assegno erogato dall’Inps di 287,09 euro mensili in presenza di redditi personali inferiori a 4.931,29 euro (valori 2021) per disoccupati. A 67 anni l’assegno si trasforma in assegno sociale. Solo fino al 31/12/2021, possibilità di richiedere l’APE Sociale, sussidio che accompagna fino al pensionamento anticipato o di vecchiaia. È necessario far valere almeno 30 anni di contributi e 63 anni di età;
  • Dal 75%, per i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, maggiorazione dell’anzianità pari a due mesi per ogni anno, fino ad un massimo di 60 mesi, durante il quale si è nella condizione di invalido civile al 75 %;
  • 100%, diritto alla pensione di inabilità erogato dall’Inps di 287,09 euro mensili in presenza di redditi personali inferiori a 16.982,49 euro (valori 2021). A 67 anni la pensione si trasforma in assegno sociale. La pensione di inabilità viene aumentata a massimo 652,02 euro mensili In presenza di redditi personali inferiori a 8.476,26 euro o cumulati con quelli del coniuge inferiori a 14.459,90;
  • 100%, con il riconoscimento dell’impossibilità a deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore o a compiere autonomamente gli atti quotidiani della vita propri dell’età, diritto all’indennità di accompagnamento pari a 522,10 euro senza alcun limite di reddito, a condizione di non essere ricoverato in istituto con pagamento della retta a totale carico dello Stato (o di Ente pubblico).

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Raffaele Di Leo

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Lunedì, 04 Ottobre 2021 07:05

Caregiver

IN ITALIA OLTRE 7 MILIONI DI PERSONE SONO IMPEGNATE A PRENDERSI CURA DI UN FAMILIARE FRAGILE O NON AUTOSUFFICIENTE

Mancano riconoscimento giuridico e tutele adeguate, ma ci sono provvedimenti legislativi e previdenziali da utilizzare

 

“Io assisto da oltre un anno, 24 ore al giorno 7 giorni su 7, mia mamma, malata di tumore con metastasi al cervello e al midollo; queste ultime l’hanno resa non autosufficiente.  Ho 45 anni, sono nubile e ho dovuto lasciare il lavoro perché non ho nessun familiare disposto ad aiutarmi, con la scusa della lontananza e degli impegni di lavoro dei 2 miei fratelli… Ciò che mi pesa di più non è però lo stravolgimento della mia vita personale ma la mia incapacità di gestire in modo adeguato e da sola i momenti in cui i suoi dolori diventano insopportabili...”

 

“Sono una donna di mezza età che dal 2010 ha preso in mano la vita di un‘ altra persona, la propria madre …la storia di mia madre è quella di una donna con molte sofferenze, solitudine e con la vecchiaia un deficit cognitivo, psichico … che l'ha resa non più autosufficiente...  Mi pesa molto questa scelta, anche emotivamente, ma non me la sono sentita di affidarla ad un istituto, almeno finché ce la farò...”  

 

“Mio marito ha la Sla da oltre 10 anni e da 2 è immobilizzato a letto, alimentato artificialmente, respira attraverso una cannula tracheostomica collegata con un respiratore. Per poterlo assistere meglio, il nostro salotto è diventato una stanza di ospedale con i respiratori, i farmaci, le garze per le medicazioni... L'infermiera del Distretto che ci fa visita una volta la settimana mi dice che sono molto brava ad assisterlo e a destreggiarmi con tutte queste apparecchiature. Ma forse lo fa solo per incoraggiarmi perché io mi sento sempre molto incerta e insufficiente...”

 

Sono tre piccole ma significative testimonianze di tre “caregiver” familiari. Il termine anglosassone “caregiver” è entrato ormai stabilmente nell’uso comune; indica “colui che si prende cura” e si riferisce naturalmente a tutti i familiari che assistono un loro congiunto ammalato o disabile. Uomini e soprattutto donne di età, istruzione ed estrazione sociali differenti che si fanno carico del lavoro e della responsabilità di cura e assistenza del proprio caro.

 E’una responsabilità inconciliabile, nella maggior parte dei casi, con una qualsiasi attività lavorativa e spesso anche con una normale vita familiare che anzi viene quasi sempre stravolta. Si tratta di figure che gratuitamente e al di fuori del proprio ambito professionale si occupano di assistere i propri figli, i genitori, o altri familiari; spesso sono persone anziane e fragili, che presentano delle disabilità oppure che non sono autosufficienti. Solitamente le ore dedicate variano dalle 15 alle 25 settimanali. Ma talora l'impegno è quotidiano, 24 ore su 24.

 Queste persone si occupano dell’assistenza delle persone malate fornendo loro i farmaci e sovraintendendo a terapie talora complesse come l'uso di apparecchi elettromedicali; si occupano dell’approvvigionamento dei medicinali e della gestione degli appuntamenti delle visite mediche specialistiche. E sono anche tenuti ad occuparsi dell’igiene personale dei malati che assistono, dell'alimentazione nel caso in cui non siano autosufficienti.  Si tratta quindi di un lavoro davvero molto faticoso, a livello anche psicologico oltre che fisico.

 

Secondo dati ISTAT pubblicati nel 2018, sono più di 7 milioni gli italiani impegnati nel caregiving non professionale, a favore cioè di propri familiari.

La maggior parte dei “caregiver” si occupa di pazienti con demenza e sono in genere donne (74%), di cui il 31% di età inferiore a 45 anni, il 38% di età compresa tra 46 e 60, il 18% tra 61 e 70 e ben il 13% oltre i 70 anni.

 

Queste figure sono fondamentali per la società, soprattutto in un paese come l’Italia, nella quale vi è un generale invecchiamento della popolazione dovuto anche ai progressi della medicina e alla cronicizzazione di molte malattie. Nonostante ciò, nel nostro Paese la figura del caregiver non viene riconosciuta e valutata adeguatamente e solo negli ultimi anni si sta lavorando ad una legge che possa aiutare concretamente chi svolge questa attività di assistenza. Molti caregiver famigliari si ritrovano in questa situazione per necessità improvvisa e sono spesso impreparati di fronte alle competenze necessarie per svolgere questo ruolo e alle conseguenze che questa attività avrà sulla vita quotidiana e familiare. Difatti il caregiver familiare è una persona comune, quasi sempre sprovvista di qualsiasi preparazione per una assistenza alla persona e ancor meno per una assistenza sanitaria spesso complessa, che, per scelta o necessità, si trova ad assistere un suo caro e affrontare le problematiche del caso.

In mancanza di questo volontario disponibile ad assistere il proprio familiare, le soluzioni possibili per assistere la persona non autosufficiente sono due: l'istituzionalizzazione con il ricovero presso una casa di riposo con rette sempre più costose e una qualità della assistenza sicuramente alta per alcune case ma più spesso bassa e insufficiente; oppure l’assunzione di un caregiver professionale. In ogni caso con la perdita per l'assistito di quelle relazioni familiari, umane e affettive che solo un caregiver familiare può apportare in questa fase critica della sua esistenza.  

 

Nell’ambito del lavoro di cura, in Italia, a differenza di molti altri Paesi europei, questa figura non ha una adeguato riconoscimento giuridico né sufficienti tutele.

Chi riesce a continuare a lavorare, può usufruire della legge 104/92 che consente, quando possibile, una sede di lavoro più vicina al domicilio della persona da assistere; inoltre, tre giornate di permessi retribuiti al mese per tutti coloro che devono assistere i familiari malati. Nei casi più gravi si ottengono dei congedi straordinari fino a due anni. Ciò però non può essere considerato sufficiente per permettere al caregiver di avere una vita privata che possa andare al di là dell’assistenza del malato.

A livello pensionistico, come stabilito dalla legge 205/2017, prorogata fino a fine 2021 dalla Legge di Bilancio, i lavoratori che assistono un parente convivente disabile possono beneficiare, a determinate condizioni, dell'Ape Sociale o della pensione anticipata. Inoltre, a livello assistenziale l'INPS eroga una “indennità di accompagnamento”, una prestazione economica a favore dei mutilati o invalidi totali, per i quali sia stata accertata l’impossibilità di deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore ovvero l’incapacità a compiere gli atti quotidiani della vita. Ci sono inoltre alcune agevolazioni IRPEF o IVA a beneficio dei caregiver che hanno fiscalmente a carico il familiare.

A fine 2020, la Legge di Bilancio 2021 (Legge 178/2020) ha istituito un nuovo Fondo per il riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale svolta dal caregiver familiare, noto come “Bonus caregiver 2021”, con una dotazione di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021-2023.  Le risorse sono destinate alle Regioni, che le utilizzano per interventi di sollievo e sostegno destinati al caregiver familiare e, al Veneto, sono stati assegnati quasi 5 milioni e mezzo di euro i cui criteri di distribuzione sono stati approvati dalla Giunta regionale con una specifica delibera pubblicata sul Bur n. 46 del 6 aprile 2021.

Gli uffici di assistenza sociale dei Comuni possono dare indicazioni e consigli più dettagliati a chi fosse interessato accedere a tali interventi.

 

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Nel mese di dicembre 2021 troviamo in scadenza alcune opportunità di uscita anticipata dal mondo del lavoro come Quota 100, Opzione donna e Ape sociale. Quota 100 non verrà più rinnovata per il 2022 (così orami sembra certo) mentre per Opzione Donna e Ape Sociale siamo in attesa di capire se verranno prorogate anche per l’anno prossimo. Vediamo quali requisiti sono necessari per accedere a queste tipologie di pensione entro il 31 dicembre 2021. 

Quota 100, come funziona

È possibile utilizzare tale uscita pensionistica se si hanno 62 anni di età anagrafica e 38 anni di contribuzione. Tali requisiti devono essere maturati entro e non oltre il 31/12/2021 in quanto tale prestazione non è più stata rinnovata per i prossimi anni. Manterranno quindi la possibilità, anche per l’anno prossimo, di potervi accedere, coloro che hanno maturato o matureranno i requisiti entro il 2021 fino ad esaurimento dei fondi stanziati per tale misura. 

Opzione donna 2021, come funziona

Sia le donne del settore pubblico che del settore privato, possono accedere a pensione con 58 anni di età anagrafica e 35 anni di contribuzione e una finestra di 12 mesi prima di percepire il primo pagamento pensionistico. Per le lavoratrici autonome invece si necessita di 59 anni di età anagrafica e 18 mesi di finestra di attesa. Il requisito anagrafico e contributivo, attualmente, deve essere raggiunto entro il 31/12/2020. Il conteggio economico della pensione sarà puramente contributivo. 

Ape sociale 2021, come funziona

Le condizioni per accedere a questa prestazione è avere almeno 30 anni di contribuzione versati ed essere o titolari di un’invalidità pari o superiore al 74%, o avere un parente di primo grado convivente da almeno 6 mesi titolare di legge 104 o un parente e affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti oppure essere disoccupato e avere terminato l’intera prestazione naspi da almeno 3 mesi. 

In alternativa aver raggiunto 36 anni di contribuzione e svolgere da almeno sei anni negli ultimi sette anni oppure per la metà della vita lavorativa un lavoro ritenuto per gravoso. 

Oltre a tale requisito contributivo è necessario aver compiuto 63 anni di età anagrafica.  

Inoltre per quanto riguarda le donne, è prevista una riduzione dei requisiti contributivi richiesti per l’accesso all’APE sociale, pari a 12 mesi per ciascun figlio, nel limite massimo di 2 anni (cd. APE sociale donna).  

Tale sussidio consiste in un assegno di accompagnamento sino alla pensione di vecchiaia erogato direttamente dall’Inps per 12 mesi all’anno il cui valore è pari all’importo della rata mensile della pensione calcolata al momento dell’accesso all’indennità stessa. Il sussidio non può in ogni caso superare l’importo massimo mensile di 1.500 euro lordi non rivalutabili annualmente. 

Una consulenza personalizzata

Gli operatori del Patronato ACLI sono a tua disposizione per una consulenza previdenziale personalizzata e per assisterti in tutte le fasi di presentazione della domanda di pensione, perché nulla va lasciato al caso.

Prenota il tuo appuntamento oppure trova la sede a te più vicina, ti aspettiamo!

Katia Marazzina

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Una lodevole collaborazione tra INPS, Poste Italiane e Carabinieri a favore di anziani e pensionati

La riscossione in contanti può essere fatta dai Carabinieri su delega scritta del pensionato

Per una verifica degli aumenti e delle trattenute è utile contattare il Patronato Acli

In tempi di pandemia da Covid, il divieto di assembramenti, l'uso delle mascherine, il rispetto della distanza di sicurezza di almeno 1 metro e di altre norme igienico sanitarie ha messo in crisi anche alcune semplici azioni abitudinarie che i nostri anziani e pensionati compivano con uno zelo e con un particolare gradimento, come per esempio recarsi agli sportelli delle Poste per il ritiro della pensione in contanti. Incuranti della fila, del tempo di attesa, del caldo o del freddo e anche dei rischi di imbattersi in qualche malintenzionato pronto a sottrargliela. Il rito del ritiro della pensione era sentito anche come l'occasione di incontrare vecchi compagni di lavoro e socializzare le ultime notizie della propria famiglia e della comunità. Tutto questo è cambiato, alla luce degli obblighi di legge richiesti dalle autorità sanitarie e scientifiche introdotti proprio a tutela soprattutto delle persone anziane e dei più fragili.

Uno sforzo congiunto di INPS, Poste Italiane e Carabinieri sta comunque garantendo da molti mesi la regolarità e sicurezza dei pagamenti in contante delle pensioni per pensionati ed anziani.

Con una Ordinanza del 23 agosto scorso, il Direttore della Protezione Civile ha confermato gli anticipi dei pagamenti delle pensioni fino al mese di ottobre incluso.   Tale ordinanza è la prosecuzione delle misure straordinarie adottate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri fin dal 18 marzo 2020 in cui, tra l'altro si leggeva:

”.... CONSIDERATO l’ingente numero di cittadini che in Italia percepiscono le prestazioni previdenziali corrisposte dall’INPS attraverso consegna di contante presso gli sportelli di Poste  Italiane S.p.A.....” “… RITENUTO pertanto necessario consentire un progressivo scaglionamento e accesso contingentato dell’utenza presso gli Uffici di Poste Italiane S.p.A. mediante l’anticipo dei termini di pagamento dei trattamenti pensionistici, degli assegni, delle pensioni e delle indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili … il pagamento è anticipato…”. 

Era seguito un elenco di date e mensilità che si sono via via ripetute fino all’ordinanza n.23 dello scorso agosto, che riporta le seguenti nuove date:

Settembre 2021 è stato anticipato al 26 agosto 2021

Ottobre 2021 è anticipato al 27 settembre 2021

Novembre 2021 è anticipato al 25 ottobre 2021

Sono anticipati anche gli accrediti sui conti correnti postali per chi possiede uno degli strumenti di Poste italiane ossia:

  • Libretto di risparmio postale
  • conto Banco Posta
  • Carta PostePay Evolution

Le Poste Italiane precisano che trattandosi solo di un’anticipazione del pagamento, il diritto legale matura, comunque, il primo giorno bancabile del mese. Di conseguenza, nel caso in cui, dopo l’incasso, la somma dovesse risultare non dovuta, l’INPS ne richiederà la restituzione.

SI ricorda inoltre un altro servizio importante per la riscossione della pensione in sicurezza, garantito ai pensionati più anziani e grazie ad una convenzione con l'Arma dei Carabinieri.

Da maggio 2020 è stato previsto che i cittadini di età pari o superiore a 75 anni che percepiscono prestazioni previdenziali presso gli Uffici Postali e che riscuotono normalmente la pensione in contanti, che non hanno delegato altri soggetti, possono ricevere l'importo a casa, delegando al ritiro i Carabinieri. Il servizio è gratuito e va richiesto chiamando il numero verde 800 55 66 70 messo a disposizione da Poste oppure chiamando la più vicina Stazione dei Carabinieri per richiedere maggiori informazioni e concordare le modalità. Per usufruire del servizio è infatti necessario che il pensionato rilasci una delega scritta ai Carabinieri.

Vi sono altre informazioni importanti che riguardano il Cedolino di Settembre rispetto alle quali con l'aiuto degli operatori del Patronato Acli potete entrare nel dettaglio. Anticipiamo che sono presenti sia delle maggiorazioni che delle trattenute che la semplice verifica dell’importo accreditato non evidenzia: il 15 settembre è stata infatti l’ultima data utile per l’invio dei redditi 2017 e 2018 richiesti, pena una trattenuta di 14 euro o il 10% della pensione; gli interessati, comunque, si sono già visti recapitare una comunicazione che paventa la revoca definitiva delle prestazioni per gli anni di riferimento e il recupero dell’indebito calcolato. Vi sono poi delle maggiorazioni per gli Assegni al Nucleo Familiare. Per i Dipendenti Pubblici c’è in pagamento l’assegno sostitutivo dell’accompagnatore militare, sono presenti le trattenute sulle imposte locali e quelle personali IRPEF, e altre operazioni fiscali qualora si sia scelto l’INPS quale sostituto d’imposta. Anche su questi aspetti, il CAF e il Patronato Acli sono a completa disposizione per eventuali vostri dubbi.

“Sanità Km zero”: attenzione alla scadenza

Ricordiamo a tutti i nostri lettori che le credenziali per entrare nell’app Sanità Km zero, usata da molti pazienti per la richiesta ai medici curanti di prescrizione dei farmaci e per il ritiro di medicinali in farmacia, scadranno a fine settembre. Dal 1° di ottobre 2021 sarà possibile entrare solo con SPiD o con la Carta d’Identità Elettronica. Si ricorda altresì che per richieste di informazioni e assistenza sui servizi Sanità km zero è attivo un canale regionale veneto dedicato, raggiungibile all’indirizzo email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Prende dunque sempre più piede la “sanità elettronica” chiamata anche “telemedicina” di cui se ne sta parlando molto anche a seguito dell'avvio della fase di attuazione degli obiettivi previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Anche per questi motivi, e per aiutare i propri associati a utilizzare al meglio gli strumenti digitali ed informatici, la Fap Acli di Vicenza ha attivato dei corsi gratuiti di alfabetizzazione informatica, una vera “ Palestra Digitale”. Chi fosse interessato può avere altre informazioni scrivendo all'indirizzo email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

 

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Il contributo viene concesso alle famiglie per la copertura totale o parziale della spesa per l'acquisto dei libri di testo, adottati dalle scuole nell'ambito dei programmi di studio.

A chi è rivolto
Il contributo è rivolto agli studenti residenti nella Regione del Veneto che frequentano, nell'anno scolastico-formativo 2021/2022, le istituzioni:

  • scolastiche statali secondarie 1° e 2° grado;
  • scolastiche paritarie (private e degli enti locali) secondarie di 1° e 2° grado;
  • scolastiche non paritarie incluse nell'Albo regionale "Scuole non paritarie" (D.M. 28/11/2007, n 263) secondarie di 1° e 2° grado;
  • formative accreditate dalla Regione del Veneto che erogano percorsi triennali o i percorsi quadriennali di istruzione e formazione professionale di cui al D.Lgs. n. 226/2005, compresi i percorsi del sistema duale attivati in attuazione dell'Accordo in Conferenza Stato-Regioni del 24/09/2015.

Ulteriore requisito necessario è che la famiglia dello studente abbia un Isee che rientra in una delle fasce sotto indicate:

  • fascia 1: da € 0 a € 10.632,94 contributo massimo concedibile € 200,00;
  • fascia 2: da € 10.632,95 a € 18.000,00 contributo massimo concedibile € 150,00.

Come prendere appuntamento per elaborare il modello isee?

Clicca qui per verificare i 4 modi per prendere appuntamento e scarica da qui i documenti che occorrono per l'ISEE 2021

Approfondimenti sul sito della Regione del Veneto per leggere il bando integrale.

 

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Quali sono le prestazioni di invalidità erogate dall’INPS? Che requisiti bisogna avere per fare le domande? Le prestazioni previdenziali INPS per l’invalidità a favore dei lavoratori sono due: l’assegno di invalidità e la pensione di inabilità.

Per presentare le domande, è necessario richiedere al proprio medico il certificato telematico Mod. SS3. Con la copia del certificato medico e l’ultima dichiarazione dei redditi personale e del coniuge, puoi rivolgerti alla sede del Patronato ACLI più vicina che trasmetterà la domanda all’INPS e ti assisterà per tutti gli adempimenti successivi sempre gratuitamente.

I requisiti

Requisito sanitario: può richiedere l’assegno chi, a causa di infermità o difetto fisico o mentale, abbia la capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo.

Requisito contributivo: per presentare la domanda bisogna avere maturato almeno 260 contributi settimanali (cinque anni di contribuzione e assicurazione) di cui 156 (tre anni di contribuzione e assicurazione, anche non consecutivi) nel quinquennio precedente la data di presentazione della domanda.

L’assegno ordinario di invalidità

  • È compatibile con l’attività lavorativa e non è necessario cessarla per richiederlo.
  • Il diritto alla prestazione può essere perfezionato anche con contribuzione estera maturata in Paesi dell’Unione europea o in Paesi extracomunitari convenzionati con l’Italia. In tal caso, l’accertamento del diritto a pensione può essere effettuato con la totalizzazione internazionale dei periodi assicurativi italiani ed esteri. In questo caso però, l’importo dell’assegno verrà calcolato in proporzione ai contributi accreditati nell’assicurazione italiana ed alle retribuzioni corrispondenti.
  • L’assegno di invalidità ha validità triennale. Il titolare dell’assegno può chiedere il rinnovo prima della data di scadenza e, dopo tre riconoscimenti consecutivi, l’assegno di invalidità è confermato automaticamente, salvo le facoltà di revisione da parte dell’INPS.
  • Al compimento dell’età pensionabile, ed in presenza di tutti i requisiti, l’assegno ordinario di invalidità viene trasformato in pensione di vecchiaia.

Decorrenza

L’assegno ordinario di invalidità decorre dal 1° giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda se risultano soddisfatti tutti i requisiti sia sanitari che amministrativi.

Importo

L’importo mensile viene determinato con il sistema di calcolo misto, una quota calcolata con il sistema retributivo ed una quota con il sistema contributivo oppure, se il lavoratore ha iniziato l’attività lavorativa dopo il 31 dicembre 1995, con il sistema contributivo.

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Raffaele De Leo

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Ingenti risorse per qualificare tutto il sistema sanitario, in una logica di investimento in gran parte sostenuto da un prestito che va restituito

 Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), approvato dalla Commissione europea, rappresenta una occasione per dare un nuovo volto al Servizio Sanitario Nazionale in particolare per quanto riguarda la medicina territoriale che anche con la pandemia da Covid 19 ha messo in evidenza tanti ritardi e carenze.

ll PNRR  è entrato ora  nella fase di  gestione delle ingenti risorse da utilizzare per la ripartenza del Paese. La disponibilità complessiva del Piano è di circa 235 miliardi di euro per le “Sei Missioni” previste, dei quali 20,23 miliardi per la Missione 6, quella relativa alla Salute, inclusi i finanziamenti del Fondo Complementare che si aggiungono al PNRR e quelli che vengono  finanziati da risorse nazionali, nel quadro dell'iniziativa di assistenza alla “ripresa per la coesione e i territori d'Europa” (REACT-EU).

Non si deve dimenticare però che più del 60% delle risorse complessive è rappresentato da prestiti che saranno le generazioni future a dover restituire.

 Questo sottolinea la enorme responsabilità della classe politica e dirigente, nella definizione delle priorità e delle logiche di spesa e di investimento. Le risorse arrivate dall'Europa e impiegate nel nostro Paese dovranno garantire un effettivo sviluppo di lungo periodo, generando crescita economica e sociale in modo da sostenere e ripagare il debito contratto.

E, per quanto riguarda l’ambito Salute, c’è la necessità di iniziare a considerare il termine investimento nel senso più ampio, considerando non solo gli aspetti infrastrutturali (edilizia, tecnologie mediche,  dell'informazione e della comunicazione, etc.), ma anche e soprattutto l’aspetto della formazione  delle “professionalità coinvolte” e prestando anche particolare attenzione alle attuali carenze nella organizzazione e nelle caratteristiche dei servizi, dei processi e nello sviluppo di competenze tecnico-specialistiche necessarie, oggi insufficienti nel SSN (ad esempio in campo manageriale, in ambito di gestione delle strutture intermedie e territoriali, nell’area digitale, etc.). Su questi temi si sta aprendo giustamente il dibattito sulle opportunità offerte dal PNRR e, soprattutto, su come sviluppare il complesso di governance che dovrà gestire le ingenti risorse messe in campo.

 La Missione Salute nel PNRR

La Missione 6, come detto, è dedicata alla Sanità dove gli investimenti previsti dovrebbero servire a risolvere quelle criticità del nostro sistema sanitario che secondo le analisi degli studiosi del settore, rappresentano i veri punti deboli del sistema sanitario italiano e che possono essere sintetizzate come segue:

-significative disparità territoriali (interregionali e intraregionali) nell’erogazione dei servizi, in particolare in termini di prevenzione e assistenza sul territorio;

-mancata o insufficiente integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi sociali;

-tempi di attesa elevati per l’erogazione di prestazioni sanitarie diagnostiche e terapeutiche.

 Macro obiettivi

 Sulla base di queste criticità sono stati individuati due macro-obiettivi principali:

-il potenziamento dell’assistenza territoriale, compresa una maggiore integrazione tra servizi sanitari e sociali, attraverso anche la creazione di nuove strutture (come Ospedali di Comunità e Case della Comunità); il rafforzamento dell’assistenza domiciliare; lo sviluppo della telemedicina;

-la digitalizzazione e il rafforzamento del capitale umano del Sistema Sanitario Nazionale attraverso un forte impulso alla ricerca e alla formazione.

 

Il modello di “governance” per l’attuazione della Missione  ,  deve fare i conti con altri due fattori cruciali:  il forte decentramento  nella progettazione, programmazione e gestione di attività e servizi, che vede  le Regioni protagoniste e principali responsabili, con il sistema delle aziende sanitarie,  dell'attuazione degli obiettivi.

Il secondo fattore è legato al fatto che i finanziamenti europei devono essere utilizzati entro 5 anni. Questo richiede da un lato capacità di elaborare innovazioni e cambiamenti da finanziare che siano convincenti agli occhi della Commissione europea, ma anche che siano supportati da una progettazione esecutiva efficace per ogni singolo intervento, così da essere attuati nelle singole aziende sanitarie locali, anche nei contesti regionali più problematici.

 Le Case della Comunità: un punto di forza del cambiamento

Nell'ambito del macro-obiettivo che prevede il potenziamento della assistenza territoriale, un obiettivo sicuramente ambizioso ma altrettanto importante è la realizzazione delle Case della Comunità.  

Secondo quanto previsto dal PNRR, le Case della Comunità sono strutture sanitarie in grado di erogare servizi e interventi con una modalità multidisciplinare, di carattere sanitario e sociale e di integrazione sociosanitaria.  In queste strutture, il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta lavorano in équipe, in collaborazione con gli infermieri di famiglia, gli specialisti ambulatoriali e gli altri professionisti sanitari quali logopedisti, fisioterapisti, dietologi, tecnici della riabilitazione e altri. La presenza degli assistenti sociali nelle Case della Comunità rafforzerà inoltre il ruolo dei servizi sociali territoriali nonché una loro maggiore integrazione con la componente sanitaria assistenziale.

Le Case della Comunità (una ogni ventimila abitanti) dovranno occuparsi della prevenzione e della promozione della salute in particolare delle persone fragili, degli anziani e dei malati cronici e della presa in carico attraverso i programmi di assistenza domiciliare anche di malati complessi e critici come, ad esempio, i neoplastici in trattamento palliativo, gli insufficienti respiratori in ventilazione meccanica, i nefropatici in trattamento dialitico. Gestiranno anche i servizi dedicati alla tutela della donna, del bambino e dei nuclei familiari, secondo un approccio di medicina di genere. Potranno inoltre essere ospitati servizi sociali e assistenziali rivolti prioritariamente alle persone anziani e fragili.

 Il Veneto, prima regione in Italia, già con l'approvazione del Piano Socio-Sanitario Regionale 2012-2016, aveva rilanciato la funzione dei medici di medicina generale, con l'adozione del modello aggregativo: le Medicine di Gruppo integrate e le Utap. Queste associazioni avevano rappresentato il primo abbozzo delle istituende Case della Comunità con risultati clinici, di risparmio economico e di soddisfazione degli utenti, lusinghieri. Si erano diffuse a macchia di leopardo nelle Unità Locali Socio Sanitarie del territorio regionale ma il loro sviluppo era stato fermato dalla stessa Regione per gli “alti costi di realizzazione” pur in presenza appunto dei significativi risultati raggiunti.

Con quali soldi?

Dopo la fase di avviamento si dovranno reperire ulteriori risorse soprattutto per il personale

 L’investimento tramite i fondi europei prevede l’attivazione in tutto il territorio nazionale di 1.288 Case della Comunità (105 per il Veneto) entro la metà del 2026.

Ogni Casa della comunità costerà a livello strutturale e tecnologico circa 1,6 milioni di euro.  Il costo complessivo dell’investimento è stimato in 2 miliardi di euro.

Tenuto conto che all’interno della Casa della Comunità vi saranno 5 unità di personale amministrativo, 10 medici di medicina generale e 8 infermieri, nel complesso serviranno 6.440 amministrativi e 10.091 infermieri in più. Queste figure professionali saranno implementate quando le Case della Comunità saranno diventate operative a pieno titolo, e quindi nel 2027 per cui il PNRR non prevede risorse per il loro finanziamento, dato che il suo effetto si esaurisce nel 2026. Inoltre, le risorse che dovranno finanziare l’assunzione di 16.531 persone dal 2027 sono molto incerte. Viene indicata la fonte di finanziamento solo di 2.363 infermieri (D.L. 34/2020 art.1 c.5) per 94,5 milioni di euro. Per il resto del personale (14.168) il cui costo stimato è di 567 milioni di euro non c’è finanziamento perché le risorse necessarie dovranno essere reperite attraverso una riorganizzazione dell’assistenza sanitaria che dovrebbe produrre i risparmi necessari. Ma le riorganizzazioni che dovranno essere messe in cantiere (riduzione dei ricoveri inappropriati, riduzione del consumo dei farmaci, riduzione degli accessi inappropriati al pronto soccorso, ecc.) molto difficilmente renderanno disponibili gli stanziamenti necessari per questo intervento.

Queste, allo stato attuale, sono le criticità che potrebbero rendere molto problematica la realizzazione di un progetto di riorganizzazione socio-sanitaria territoriale, per il nostro Paese, molto qualificante e atteso.

 

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Martedì, 31 Agosto 2021 12:37

Concorso “Terra SOStenibile”

L’Associazione Culturale Life In Progress, con il patrocinio della Regione del Veneto e della Provincia di Vicenza, il patrocinio e il contributo dei comuni di Bolzano Vicentino, Monticello Conte Otto, Quinto Vicentino, Camisano Vicentino e dell’ACLI della provincia di Vicenza presenta il Concorso Terra SOStenibile del Progetto Giovani Talentosi 4.0.

Il concorso è rivolto ai giovani dai 18 ai 26 anni della provincia di Vicenza.

Con il progetto Terra SOStenibile si vuole verificare la sensibilità e l’interesse dei giovani alle tematiche ambientali, invitandoli a presentare idee e proposte per un futuro sostenibile nel loro territorio e, partendo dall’analisi della realtà, ricercare esperienze virtuose da valorizzare.

Si chiede quindi di sviluppare un progetto che attraverso azioni concrete sensibilizzi la comunità sui temi ambientali quali: agricoltura consapevole, biodiversità, sostenibilità degli spazi urbani, mobilità, qualità dell’aria, consumo del suolo e dell’acqua.

I partecipanti sono altresì invitati ad attingere alla saggezza del passato e alle tradizioni della regione Veneto per recuperare quei valori che sono stati tralasciati col passare del tempo e che ancora oggi possono offrire opportunità di cambiamento e sviluppo.

Sono accettate tutte le forme di comunicazione ed espressione: scrittura, fotografia, video, audio, pittura, fumetto, o un insieme di tutto questo.

Il concorso è rivolto a tutti i giovani residenti in Vicenza e provincia senza distinzione di nazionalità, sesso e religione, con un’età compresa tra 18 e 26 anni compiuti entro il 30/06/2021.

Gli elaborati possono essere individuali o di gruppo.

Il termine utile per inviare i lavori è il 16 ottobre 2021 e la partecipazione è gratuita.

Verranno premiati in denaro i primi tre progetti classificati.

PER PARTECIPARE
Scaricate il bando e gli allegati che trovate al link https://www.lifeinprogressaps.it/terrasostenibile-2021/
Raccomandiamo di leggere tutto con attenzione prima di procedere.
Se avete dubbi, perplessità o bisogno di ulteriori informazioni contattateci subito tramite:
➤ L'email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
➤ Messaggio WhatsApp o SMS al 3287359080.

La pagina del Progetto Giovani Talentosi
https://www.facebook.com/Giovani.Talentosi

Lo spot del concorso con il link alla pagina dedicata del sito
https://fb.watch/7JCqoFLcaJ/

Il nostro account Istagram
https://www.instagram.com/lifeinprogress.aps/

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La pensione supplementare spetta ai lavoratori già titolari di pensione quando i contributi ulteriormente versati non sono sufficienti per raggiungere il diritto ad un’altra autonoma prestazione pensionistica. Sempre più spesso ormai i lavoratori svolgono nel corso della loro vita lavorativa differenti attività, le quali danno luogo a posizioni assicurative differenti, presso fondi pensionistici diversi.

Per questo motivo, oltre alle possibilità di esercitare la ricongiunzione, la totalizzazione o il cumulo contributivo, viene concessa la facoltà di chiedere la liquidazione di una pensione supplementare ai lavoratori dipendenti o autonomi del settore privato cui sia stata già liquidata una prestazione previdenziale principale.

 

Come viene concessa la pensione supplementare

Questa prestazione viene concessa in base ai contributi versati o accreditati nella gestione AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria), a condizione che tali contributi non siano sufficienti per il riconoscimento di un autonomo diritto a pensione.

Si tratta però di un’opportunità che non può essere concessa ai titolari di pensione principale derivanti dalla gestione separata o dalle casse dei liberi professionistiLa pensione di vecchiaia supplementare può essere erogata al compimento dell’età pensionabile di vecchiaia a decorrere dal mese successivo alla presentazione della domanda. 

La misura del trattamento supplementare è determinata secondo le normali regole di calcolo della pensione, non è una pensione integrabile al trattamento minimoLa domanda di pensione non prevede il pagamento degli arretrati qualora il diritto fosse stato raggiunto prima dell’invio della richiesta. 

 La domanda 

La pensione supplementare è un trattamento liquidato dall’Inps su esplicita domanda da parte del lavoratore che ha contributi maturati nell’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, vecchiaia e superstiti ma non sufficienti a perfezionare il diritto per un’altra prestazione pensionistica, come la pensione di vecchiaia per esempio.  

 Prenota un appuntamento

Gli operatori del Patronato Acli sono a tua disposizione in tutte le fasi di presentazione della domanda di pensione supplementare: Prenota il tuo appuntamento oppure trova la sede a te più vicina, ti aspettiamo!

 

Katia Marazzina 

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Lunedì, 23 Agosto 2021 08:24

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